«Craxi sapeva, ma non è un reato» di Paolo Colonnello

«Craxi sapeva, ma non è un reato» Le motivazioni della Cassazione che ha annullato la condanna a 8 anni per l'ex leader Psi «Craxi sapeva, ma non è un reato» Bocciato il «teorema» dell'accusa. Il processo è da rifare MILANO. Aver conosciuto, coperto, alimentato e aderito al sistema di finanziamento illecito dei partiti, per la Cassazione non prova alcuna responsabilità penale. Nemmeno per l'ex segretario del psi Bettino Craxi, che pure di Tangentopoli ha incarnato l'anima. Così è scritto nelle motivazioni della sentenza con la quale i giudici della sesta sezione penale della Cassazione il 16 aprile scorso hanno annullato (con rinvio ad altra sezione della corte d'appello di Milano) la condanna a 8 anni e 3 mesi di reclusione inflitta nel giugno del '97 all'ex leader del garofano per le tangenti legate agli appalti della Metropolitana. Il fatto che Craxi abbia gestito il partito «con forte accentramento e personalizzazione» e conoscesse «bene e da sempre» il sistema illegale di finanziamento al psi, scrive la Cassazione, «non è di per sé sufficiente a provare il concorso personale nei singoli illeciti, anche perché deve comunque darsi una valenza alla divisione dei ruoli gestionali in seno all'organizzazione di un partito, che disponeva di una struttura amministrativa (competente per il settore finanziamenti) e di una struttura politica (affidata a Craxi): l'eventuale confusione o intercambiabilità dei ruoli deve essere oggetto di specifica dimostrazione e non può essere presunta in base al fatto che Craxi era un accentratore». Un brutto colpo per i pm di Mani pulite che ieri non hanno voluto commentare in alcun modo la vicenda. Ma è chiaro che questa sentenza provocherà aspre polemiche. Anche perché i giudici della Suprema corte bocciano senza mezzi termini quello che definiscono «il teorema accusatorio» dei pm recepito nella condanna della corte d'appello e sul quale si sono basate gran parte delle inchieste su Tangentopoli. Esultano invece i legali dell'esule di Hammamet. Per l'avvocato Enzo Lo Giudice «la Cassazione finalmente fa piazza pulita dei teoremi, dei pregiudizi ideologici con i quali la procura e i colleghi giudicanti di Milano hanno riempito il vuoto della prova di colpevolezza». L'avvocato Giannino Guiso parla invece dell'esistenza di «un giudice a Berlino», riferen¬ dosi all'ormai famosa leggenda del mugnaio tedesco che ai tempi di Federico V ottenne giustizia direttamente dall'imperatore. «Siamo contenti - ha detto ieri il legale - perché queste motivazioni della Cassazione ristabiliscono le ragioni del diritto. Da tutti gli atti acquisiti da Mani pulite non è mai venuta fuori una sola testimonianza d'imprenditori che abbiano detto di aver consegnato dei soldi nelle mani di Craxi». L'accusa infatti sosteneva che l'ex segretario socialista si era avvalso dei cosiddetti «collettori», uomini di fiducia incaricati di riscuotere le tangenti tra gli imprenditori, in questo caso il vecchio amico architetto Silvano Larini che con le sue dichiarazioni determinò la condanna di Craxi. Per la Cassazione però le chiamate in correità di Larini non ba- stano: l'architetto miliardario, è scritto, «potrebbe essere stato indotto a rendere le dichiarazioni che ha reso per minimizzare il suo ruolo». «La credibilità del Larini - prosegue la Cassazione - è stata risolta dai giudici di merito esclusivamente in base alle circostanze che egli era vincolato da un forte legame di amicizia con l'imputato e che era stato direttamente coinvolto nel 1987 quale collettore per conto del Psi nel sistema degli appalti della Mm spa». La corte suprema rileva inoltre che Larini sosteneva di aver consegnato a Craxi 7-8 miliardi, mentre secondo i pm ne avrebbe versati almeno 18: una circostanza che per la Cassazione basterebbe a dimostrare l'incoerenza delle accuse dell'architetto e che invece nella sentenza di pri¬ mo e secondo grado non sarebbe stata minimamente recepita. In definitiva, conclude la Cassazione assestando un'altra bacchettata al pool sulla conduzione delle indagini, per accertare la responsabilità oggettiva di Craxi nella vicenda occorre procedere «ad un'analisi approfondita e rigorosa dei singoli episodi delittuosi succedutisi nell'arco di circa un decennio». Paolo Colonnello Per la Corte «manca un'analisi rigorosa dei singoli episodi» A Milano il pool di Mani pulite «No comment» L'ex presidente del Consiglio Bettino Craxi

Luoghi citati: Berlino, Milano