In tv il caldo è sempre esagerato. Einaudi e la disoccupazione

In tv il caldo è sempre esagerato. Einaudi e la disoccupazione AL GIORNALE In tv il caldo è sempre esagerato. Einaudi e la disoccupazione Gli accaldati in tv boccheggiano sempre «L'Italia ostaggio dell'afa». «La città assediata dal caldo». «La penisola boccheggia per la gran calura». Siccome la recente ondata di caldo, descritta come sopra dalla televisione, è stata così terribile da durare soltanto qualche ora in più di un week-end, non sarà - più semplicemente - che sta per arrivare l'estate? Lele Bonariba, Tortona Centinaia di poliziotti per le «grandi» al Curi Vorrei che qualcuno si chiedesse: se l'aggressione di Perugia fosse avvenuta ai danni di una squadra titolata di serie A (ad esempio, l'Inter, o il Milan, o la Juventus stessa) cosa si sarebbe concluso? Se il Perugia vince sul campo dello spareggio, come andranno queste «grandi» a giocare al Curi nel prossimo campionato? Protette da centinaia di poliziotti? Protette dall'occhio vigile del Palazzo, che sembra distratto in questo momento, ma che all'occasione dimostra una vista da falco? 0, foiose, anche le «grandi» di serie A hanno qualche scheletro nell'armadio, ed una tifoseria becera, facinorosa e delinquente può sempre fare al caso.... o no? Giovanni Bariona bariona@ibm.net In stazione aspettando il Presidente Norberto Bobbio (Società e Cultura di sabato 6 maggio) ha tracciato un encomiabile profilo di Luigi Einaudi primo Presidente della Repubblica Italiana (1948-1955). La lettura della bellissima pagina di Bobbio mi ha ricordato con spirito nostalgico il giorno in cui, con la macchina fotografica a tracolla, aspettavo l'arrivo di Luigi Einaudi alla stazione ferroviaria di Pont-Saint-Martin, dove il Presidente arrivava con un treno speciale per poi proseguire in auto fino a Gressoney-SaintJean dove era solito trascorrere un periodo di vacanza. Era una giornata estiva del 1951 e vedere Luigi Einaudi costituiva per me una grossa soddisfazione e nel contempo un altrettanto grosso interesse come corrispondente di un giornale che mi aveva chiesto di inviargli una foto del Presidente di passaggio nella mia zona di lavoro, con didascalia piuttosto nutrita. Di quel giorno conservo ancor'oggi il ricordo di aver conosciuto personalmente il Presidente, nonché la foto che fa tuttora parte del mio vecchio archivio. L'articolo di Bobbio mi ha così portato indietro nel tempo quand'ero giovane e di Luigi Einaudi avevo già letto alcuni articoli scritti nel 1948. «Chi vuole la disoccupazione?» è un titolo che ricordo di aver letto con molto interesse. Einaudi sosteneva, giustamente, che nessuno voleva la disoccupazione. «Ma nel combatterla scriveva il Presidente liberale - si è tratti a percorrere la via più facile, quella che si vede subito, che appare la più plausibile, ad effetto immediato e certo. L'industriale licenzia operai? Obblighiamolo - scriveva Einaudi il 12 dicembre del 1947 - per legge ad astenersi, ed ecco creato il blocco dei licenziamenti, questo scriveva allora Luigi Einaudi. Erano norme umanitarie, sosteneva inoltre Einaudi, che si raccomandavano per l'immediatezza dei loro effetti. Certo, erano altri tempi. Pasquale Grillo, Aosta Le incursioni armate della Nato nel Kosovo Il preannunciato intervento della Nato contro la Serbia per riportare la «pace» nel Kosovo non può non vederci fortemente contrari. Le incursioni armate portano con sé un carico di vitti- me civili incalcolabile: un costo troppo caro da pagare e che nessuna «buona intenzione» può giustificare. Una iniziativa armata, oltretutto, inasprisce una situazione già drammatica e rischia di distruggere ogni possibilità di dialogo e diplomazia. Riteniamo più che mai urgente il rafforzamento della presen¬ za e dell'iniziativa di mediazione dell'Onu nella Regione ed una Conferenza internazionale sulla questione del Kosovo. La stessa Italia, piuttosto che far da portaerei alle incursioni armate per mezzo delie basi Nato dislocate sul proprio territorio, deve farsi promotrice di una tale iniziativa e confermare in tut¬ te le sedi internazionali e bilaterali il rispetto dei diritti umani e il ripristino delle garanzie de mocratiche come questioni cen trali e dirimenti nelle relazioni tra il nostro paese e la Jugoslavia. No all'intervento armato del la Nato, sì ad una iniziativa po litica dell'Onu fondata sul dialo go e sulla diplomazia di pace; no all'uso del territorio italiano per spedizioni di morte. Il 27 giugno saremo davanti alle basi Nato in tutta Italia per chiedere l'indisponibilità del territorio italiano per qualsiasi tipo di azione militare contro altri popoli e per la riconversione delle basi in strutture civili e di pubblica utilità. Occorre essere in tanti con un obiettivo in più: evitare sui Balcani una nuova Bosnia. Luisa Morgantini, Roma Associazione per la pace ics.apax.lun@agora.stm.it Quale giustizia per Tangentopoli Giustizia è fatta! I colpevoli del furto di 150 miliardi Enimont sono stati condannati a severissime pene: da 8 mesi a 3 anni! Ben gli sta, che questi responsabili del dissesto delle finanze pubbliche vadano a marcire in carcere e soffrano! Cosa? Non faranno neppure un giorno di prigione? Magnifico, ma allora perché non la piantiamo con questa forza di «Mani pulite»? C'è tutto da guadagnare: i politici malavitosi tireranno un sospiro di sollievo, i giudici, estenuati da anni di processi potranno andare a riposarsi e gli archivi dei tribunali potranno mandare al macero i famosi «faldoni» carichi di milioni di pagine, ormai divenute carta straccia. Resta il particolare insignificante degli oltre due milioni di miliardi di debito pubblico ma non c'è da preoccuparsi: gii italiani, brava gente, provvederanno a ripianare i conti; non avranno il sorriso sul le labbra, magari mugugneranno un po' ma poi, grazie a un qua! che campionato di calcio, torneranno a sorridere: la vita è bella, specialmente per i furbi che hanno l'accortezza di rubare miliardi e perciò non subiscono neppu re la condanna di un ladro di poi li! Gino Cosci Nebbiuno (No) Alitalia, niente azioni ai dipendenti all'estero Vorrei precisare, a nome delle maestranze, che su un servizio del 6 giugno, dove sotto la dicitura «Alitalia, decolla l'aumento e i dipendenti diventano azionisti», non c'è nessun accenno che noi impiegati Alitalia all'estero siamo esclusi dalla corsa per l'acquisto di queste azioni. Il perché di questo trattamento disuguale non è dato sapere. Quando la compagnia in tempi di carestia ci ha chiesto dei sacrifici, noi all'estero non ci siamo mai tirati indietro. E' proprio per questo comportamento leale nei confronti della ditta che non capiamo un trattamento diverso nei nostri confronti. Giovanni Barocca Langen (Germania) Che cosa ha ispirato il film di Ponzi Nell'articolo del 12 giugno sul film da noi prodotto Besame mucho sembra che il film si ispiri soprattutto al libro di Enrico Deaglio, edito da Feltrinelli La banalità del bene (di cui non deteniamo i diritti), piuttosto che ai libri Besame macho (di Enrico Deaglio, edito da Feltrinelli) e Bèlla ciao (Enrico Deaglio, Feltrinelli), dai quali è stato realmente tratto. Roberto Sbarigia, Roma Il regista Ponzi spiegava che il libro di Deaglio La banalità del bene lo aveva ispirato per il «tono» complessivo. Se c'è stato un equivoco mi dispiace. [si. ro.l