A Cesure Romiti il «grazie» della gente Fiat

A Cesure Romiti il «grazie» della gente Fiat IMPRESE E MANAGER Tremila dipendenti salutano il presidente uscente. Cantarella: «Ci ha insegnato a capire il lavoro» A Cesure Romiti il «grazie» della gente Fiat Agnelli: «Decorazioni guadagnate nei difficili Anni Settanta» TORINO. Prima del saluto, sullo schermo della sala centrale del Lingotto si sono rincorse le immagini dei momenti più significativi dei venticinque anni di Cesare Romiti alla Fiat, spezzoni di telegiornale, titoli di quotidiani, scene di vita sul ponte di comando del più grande gruppo industriale privato italiano. Poi un lungo e caloroso applauso, e la «cerimonia in famiglia» è cominciata, con tremila invitati, la «gente Fiat», dirigenti, capi, quadri, ex allievi ed anziani giunti per il commiato del presidente che lunedì prossimo restituirà nelle mani dell' assemblea degù azionisti il mandato già destinato a Paolo Fresco. Alla presenza del presidente d'onore Giovanni Agnelli, hanno aperto la celebrazione proprio i rappresentanti dei dipendenti, che hanno parlato in una sala stipata ricordando la lunga marcia compiuta con Romiti: al suo arrivo, l'azienda fatturava 2800 miliardi, aveva un patrimonio netto di 340 miliardi e un utile di 36 milioni; oggi il fatturato è di 90 mila miliardi, il patrimonio netto di 30 mila e l'utile di 2400. Davanti a queste cifre, è stato quindi l'amministratore delegato Paolo Cantarella a sottolineare «il rigore, il senso della responsabilità, la capacità decisionale e il coraggio di sbagliare» del presidente uscente, precisando che «proprio da lui abbiamo mutuato la capacità di capire il lavoro». «Ci ha insegnato - ha aggiunto - che per pretendere il massimo dagli altri bisogna saper pretendere il massimo da se stessi, che non è grave sbagliare, ma non capire perché e dove si è sbagliato». «Per quello che ha fatto in questi anni, dentro e fuori l'azienda - ha poi affermato Giovanni Agnelli credo che tutti noi della Fiat gli dobbiamo riconoscenza e gratitudine». L'Avvocato ha fissato le tappe salienti della carriera di Romiti e quelle che ha definito le sue «decorazioni» guadagnate tra il 1975 e il 1980, «anni molto difficili per il Paese e per la Fiat», colpita duramente dal terrorismo e dalla contestazione sindacale. «Fu proprio allora - ha rilevato il presidente d'o¬ nore del gruppo torinese - che Romiti realizzò quella che resterà una delle sue operazioni più importanti, e cioè la svolta del 1980. Svolta che non solo rimise in sesto la Fiat, ma avviò in tutto il Paese un grande cambiamento verso relazioni sociali più moderne e costruttive, verso una più positiva considerazione dell'impresa e del suo ruolo». Un manager, ma non solo, un leader che ha guidato la più grande azienda italiana rivelando «una delle sue più marcate caratteristiche, quella di non sottrarsi mai alle sfide, alle scelte impegnative, alle pesanti responsabilità, e di sostenere battaglie durissime, incassando i colpi senza mai tirarsi indietro». In nome di tutto ciò, e «per la sua capacità di far crescere e gestire le persone - ha concluso Agnelli -, si è ampiamente meritato di guidare la Fiat, prima come amministratore delegato e poi come presidente». Alla fine il microfono è passato a Romiti che, con la voce spesso rotta dall'emozione, ha ripercorso rapidamente il quarto di secolo trascorso nel gruppo torinese, ricordando i successi, i momenti difficili e le «esperienze di vita». «Non si può vincere nulla - ha affermato se non si hanno intorno persone affidabili, leali, capaci di ragionare con la propria testa, che condividono gli stessi valori. Se non ci foste stati voi, non saremmo mai riusciti a superare gli anni bui». Ed ha chiuso: «Ricorderò i vostri volti, le vostre parole, le vostre azioni. Spero che anche voi mi ricordiate mentre raccoglierete i successi che meritate, come avete meritato quelli che insieme abbiamo condiviso». Salutato da un applauso, Romiti è sceso tra la «gente Fiat», ha stretto mani e scambiato saluti, gli ultimi addii. Poi ha lasciato il Lingotto con due regali: quello dei quadri, un meccanismo capace di trasformare il movimento; e quello consegnatogli da Cantarella, una scultura a forma di onda fatta con il legno, l'acciaio e la muratura di cui è costruita una fabbrica. Ancora un ricordo della lunga marcia, un ricordo del lavoro, un ricordo della Fiat. Ir. e. s.) Cesare Romiti, Giovanni Agnelli e Paolo Cantarella alla cerimonia svoltasi ieri a Torino per il saluto al presidente uscente della Fiat

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