Clinton fa volare le Borse

Clinton fa volare le Borse Da Singapore a Wall Street l'euforia contagia tutti i listini. Piazza Mari guadagna il 2,6 per cento Clinton fa volare le Borse Chiama Hashimoto e lo yen riparte MILANO. Quando si dice una telefonata. D'accordo, non una telefonata qualsiasi ma tra Bill Clinton e Ryutaro Hashimoto che sono i Presidenti della prima e della seconda potenza economica. Pace fatta via cavo: Usa e Giappone collaboreranno per rallentare la caduta dello yen e dare una mano consistente al recupero dell'economia giapponese in crisi. Respiro di sollievo immediato dei mercati, Borse tutte in rialzo, Wall Street alla grande (+1% al via e +2,4% a metà giornata), colpo di reni delle Borse asiatiche, 6,3% Hong Kong, 8,5% Seul, euforica persino Mosca (+7,68%) che fino a ieri era al crack, Europa sugli scudi: +2,1% Francoforte, + 1,8% Londra, +1,9% Parigi e +2,6% a Piazza Affari. Troppo presto, forse, per dire se il ciclone che viene dall'Oriente ha perso la sua pericolosità ma, insomma, già questa alleanza Usa-Giappone è qualcosa visto che fino a un paio di giorni fa il sottosegretario al Tesoro Usa Bob Robin aveva fatto capire che di interventi concordati per salvare lo yen dall'avanzata di re dollaro (che gli analisti vendevano già vicino ai 150 yen) «non se ne parlava nemmeno». Parole. Poi il precipitare della crisi, le reazioni preoccupate di Wall Street e delle Borse europee, il timore che il virus Japan contagiasse il resto delle economie, hanno rapidamente fatto cambiar parere. E, infatti, ieri ecco la telefonata della Casa Bianca. Toni cordiali, hanno subito fatto sapere i portavoce presidenziali, convergenza di idee sulla necessità di fare ogni sforzo congiunto per raffreddare al più presto la crisi e invio, da parte Usa, del vicesegretario al Tesoro Lawrence Summers e del presidente della Fed newyorkese William McDonough. Saranno loro, la prossima settimana, a discutere con le autorità economiche e monetarie giapponesi cosa fare per dar respiro allo yen e all'economia del Sol Levante. Ma, quel che più conta, insieme al messaggio di pace telefonico è arrivato l'aiuto forte della Federai Reserve che per tutto ieri si è mossa comprando yen e vendendo dollari: un'azione di sostegno (seguita da analoghi comportamenti da parte della Banca d'Inghilterra e della Bundesbank tedesca) che ha fermato la corsa del biglietto verde riportando il cambio con lo yen a valori vicini ai 138 dai 142 del giorno prima. Quanto basta per riportare il sereno sui mercati e il segno più (abbondante) nelle Borse. Tutto in poche ore. Quando ormai sui mercati la telefonata (notturna) era di dominio pubblico e dagli operatori venivano conferme sulle azioni di sostegno allo yen da parte della Fed di New York, è arrivata anche la retromarcia del sottosegretario Rubin, l'uomo del «non se ne parla nemmeno»: «E' giunto il momento per Summers di andare a Tokyo», ammette confermando l'azione congiunta anticrisi. Soddisfatto, il primo ministro Hashimoto si affida a un comunicato ufficiale: «Clinton e io siamo molto felici di constatare che Usa e Giappone hanno collaborato sui mercati valutari per sostenere uno yen stabile e forte». Ma è sul resto della ricetta anti-crisi che si concentrano subito le attenzioni degli analisti. E' urgente e necessaria la ripresa dell'economia giapponese, fa sapere Hashimoto, e per farlo, spiega, bisognerà affrontare ogni sforzo per ristrutturare il sistema bancario, per raggiungere sufficienti livelli di do- manda interna e per aprire e liberalizzare il nostro mercato, un particolare quest'ultimo di vitale importanza per il Giappone, per la ripresa dei Paesi asiatici colpiti dalla crisi e per l'intera economia mondiale. Attenzione alle promesse: 1) ristrutturare le banche per disinnescare una delle mine più temute sui mercati, 2) aumentare la domanda interna sempre sacrificata in Giappone a favore della locomotiva export, 3) liberalizzare un mercato chiuso alla concorrenza straniera. Promesse impegnative nelle quali, forse, c'è la chiave del braccio di ferro intercorso tra Usa e Giappone, la durezza di Rubin prima e la disponibilità di Clinton ieri: j insomma, il pedaggio chiesto perché la Fed intervenisse a sostegno dello yen è preciso: aprire di più il sistema Giappone. Prospettiva, questa, che se dalle promesse si passerà ai fatti, è qualcosa di più di una ricetta anticrisi. Forse una rivoluzione, [a. z.] UN GIORNO DI FOLLIE IZS liÌpCco LE CHIUSURE DEI PRINCIPALI * ^ " im: MERCATI, VARIAZIONI IN %] j IliONESIA +5,00 Malaysia +*m FioiiNE ipo SINGAPORE +5,60 THAILAND!/ : v +«,00 HOISIOIC +0,3* seul immmm:mm TOKYO (NIKKEI) -0f03 "MlLANO (HI&TEL) +2,#1 PARIGI (CAC40) +1,00: francoforte p() +2,11 LONDRAplOO) +1*0 ; new york (DOW JONES) +2,20