Uccidono un palestinese «per scherzo»

Uccidono un palestinese «per scherzo» Uccidono un palestinese «per scherzo» A sprangate, arrestati due adolescenti di Hebron TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO «E' stata una burla»: così due adolescenti che studiano in un centro di rieducazione nell'insediamento ebraico di Beit Haggai (Hebron) hanno giustificato agli mquirenti l'uccisione, avvenuta martedì notte, del palestinese Abdel Majid Khaled Abu Turici, 54 anni, padre di 14 figli. Il delitto - che è stato deprecato dal premier Benyamin Netanyahu, dal ministro della Difesa Yitzhak Mordechai e dal Movimento dei Coloni - rischia di riaccendere la miccia nella città di Hebron, dove 450 coloni ebrei vivono assediati da 120 mila palestinesi e la situazione è esplosiva. Nei giorni scorsi il governo palestinese aveva denunciato l'intenzione israeliana di inquadrare i coloni in una «guardia civile» armata. L'uccisione di Abu Turki - un tranquillo bracciante che rientrava a casa dopo una giornata di lavoro nei campi - ha fornito ai palestinesi la prova più convincente che la coesistenza con i coloni non è possibile. Secondo la ricostruzione della polizia israeliana, i due giovani tornavano in auto da Gerusalemme a Beit Haggai quando ai bordi della strada hanno scorto la figura di Abu Turki. Uno dei ragazzi ha estratto una spranga e, sporgendosi da un finestrino, ha colpito il palestinese alla base della nuca. La vettura ha poi accelerato, raggiungendo Beit Haggai. I dirigenti della colonia hanno ieri escluso che nel centro di rieducazione da loro diretto si pre- dichi il razzismo, e che ai loro difficili discepoli sia consentito aggredire i vicini palestinesi. Ma nel vicino villaggio di Kilkis - dove abitano gli Abu Turki esistono testimonianze di atti di prevaricazione da parte dei coloni. «In passato anch'io sono stata aggredita» ha detto Nur, figlia undicenne della vittima. Intanto il Movimento dei Coloni è in fermento dopo che ieri ufficiali della polizia hanno perquisito gli studi della sua radiopirata «Canale 7» nel sospetto che infranga la legge trasmettendo non soltanto da una nave fuori dalle acque territoriali, ma anche dallo stesso territorio israeliano. Per tre ore l'emittente - che ha iniziato le trasmissioni dieci anni fa e che è seguita dal 15 per cento degli ascoltatori israeliani - è stata messa a tacere, mentre Netanyahu si consultava freneticamente con i ministri delle Comunicazioni Limor Livnat e della Sicurezza Interna Avigdor Kahalany per capire chi avesse ordinato la perquisizione della radio più amica del suo governo. Secondo Yaakov Katz, un dirigente di Canale 7, la perquisizione è stata «un attacco alla libertà di espressione» e anche «un tentativo da parte della polizia e della magistratura di imbarazzare il governo». Katz ha assicurato che alle trasmissioni radio e a quelle via Internet si aggiungeranno presto programmi televisivi. In passato lo «Shin Bet», il servizio di sicurezza interno, aveva sconsigliato a Netanyahu di chiudere l'emittente nel timore di una reazione violenta dei coloni. [a. b.] Vìttima un bracciante padre di 11 figli Nella città si teme un'ondata di violenza La polizia perquisisce la sede della radio pirata dei coloni «Ci vendicheremo»

Persone citate: Abdel Majid Khaled, Avigdor, Benyamin Netanyahu, Katz, Limor Livnat, Netanyahu, Shin Bet, Yaakov Katz, Yitzhak Mordechai

Luoghi citati: Gerusalemme, Tel Aviv