Rossignolo vìnce, il piano a settembre di Ugo Bertone

Rossignolo vìnce, il piano a settembre Assemblea Telecom. Piazza Affari plaude. Il Financial Times: «Una commedia all'italiana» Rossignolo vìnce, il piano a settembre Dubbi sul vertice, l'azienda: è stabile. Di Pietro isolato TORINO. Nemmeno sette ore dopo la conclusione della maratona del Lingotto (che si è chiusa ieri matina alle sei, dopo 19 ore, un Guinness dei primati per una assemblea) tornano ad agitarsi le acque di Telecom. «La nomina di Massimo Sarmi alla direzione generale - commenta il sottosegretario alle Comunicazioni Vincenzo Vita - è una soluzione transitoria. Il vertice di Telecom Italia non è ancora stabilizzato...». Ma in tarda serata corregge il tiro: «Non auguro certo a Telecom un periodo di instabilità». E prima ancora della sortita di Vita, il ministro delle Poste Antonio Maccanico usa l'arma dell'ironia: «Ha vinto Rossignolo? - replica ai cronisti in agguato a Montecitorio -. E' il presidente della Telecom... Perché, doveva perdere?». Non è bastato, insomma, che l'assemblea, a maggioranza, abbia approvato le proposte di Rossignolo e gli abbia confermato i pieni poteri. Né sono bastate le spiegazioni del presidente sul fronte delle strategie e dei futuri piani industriali, tra cui lo stop al piano Socrate. «Mi ha sconcertato - ha commentato Vita - l'annuncio sul piano di cablatura del territorio. Ogni Paese evoluto oggi ha il cavo, l'Italia è buona ultima. L'abbandono del piano di cablatura fa tanto pensare all'errore compiuto, tanti anni fa, sull'elettronica di consumo». «Rossignolo - commenta Giorgio Panattoni, oggi parlamentare di Ds, già ammini- stratore di Olivetti Technology ha solo ingessato la situazione...». La risposta alle critiche sull'assetto arriva poche ore dopo dai piani alti di Telecom. «L'assetto istituzionale - recita una nota del portavoce di Rossignolo - uscito ieri dal consiglio di amministrazione della società è stabile, a dispetto di ogni altra interpretazione che rischia di produrre effetti emotivi destabilizzanti». E al proposito si aggiunge che in una prossima riunione del consiglio, forse già quella del prossimo 10 luglio, sarà formalizzata l'istituzione del comitato esecutivo, secondo i programmi di Rossignolo. Per la cablatura, è sufficiente rifarsi alle repliche nella notte di Rossignolo. «Se le istituzioni - ha detto - intendono riproporre il piano Socrate in tutto il Paese saranno necessari finanziamenti pubblici». Ma le cose, per la verità, non sembrano così lineari. Anzi, assomigliano proprio a quella «telecommedia» di cui parla il «Financial Times» sottolineando che solo l'ottimo stato di salute di Piazza Affari nel corso del '98 ha impedito che «quella di Telecom diventasse una tragedia, invece che una commedia». «Le litigate al vertice - aggiunge il giornale della City - hanno trasformato il portabandiera delle privatizzazioni in una comica» con «faide degne dei Borgia». E il «Financial Times» azzarda il nome del manager che potrebbe risolvere la situazione, assumendo quel ruolo di amministratore forte che non è previsto nei piani di Rossignolo. Potrebbe essere Dick Brown, il numero uno di «Cable and Wireless». «Qualcuno a Roma - rivela il giornale britannico - sta parlando di ingaggiarlo per risolvere questo caos. E Brown potrebbe non essere preoccupato se questa mossa, chissà, portasse alla fusione tra le due società...». Chi non solleva grandi consensi è il senatore Di Pietro, nelle vesti di superdifensore dei piccoli azionisti. No grazie, risponde Luigi Ferrando, presidente dell'associazione dipendenti-azionisti di Telecom. «Escluderei - dice - che il senatore Di Pietro possa essere l'alfiere di una prospettiva federativa tra le varie associazioni di dipendenti-azionisti, che rappresentano una realtà complessa ed articolata». Al proposito, infine, va rilevato che l'Assorispannio ha reso noto che non intende partecipare alla federazione delle associazioni di tutela dei piccoli risparmiatori promossa dall'ex pm. «I piccoli azionisti - commenta il vicepresidente Marco Luongo devono chiedere dividendi più alti, non posti in consiglio...». Al di là delle polemiche, comunque, la maratona assembleare di Telecom, 19 ore, ha lasciato il segno. L'Assorispannio ha chie¬ sto alla Consob e all'Assonime un progetto per regolamentare le assemblee, per evitare «l'abuso da parte degli azionisti piccoli piccoli» capaci di monopolizzare l'assemblea «con interventi inutili e spesso noiosi». Se non si interviene subito, avverte l'Assorisparmio, si rischia di trasformare il palcoscenico di una public company in una sorta di teatrino, a causa dell'enorme audience che deriva dalla comparsa di milioni di piccoli azionisti. Il caso Telecom, insomma, continua a tener banco, anche se l'assemblea fiume non ha provocato danni in Borsa. Il titolo, anzi, ha messo a segno un buon rialzo, su prezzi attorno alle 13.150-200 lire (oltre l'I,70% di rialzo). Ma il rinvio a settembre del piano industriale agli analisti non va proprio giù. Ugo Bertone

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