«Votiamo sì alla Nolo se Prodi si dimetto»

«Votiamo sì alla Nolo se Prodi si dimetto» A cinque giorni dal voto l'Ulivo a caccia di consensi per l'allargamento dell'Alleanza «Votiamo sì alla Nolo se Prodi si dimetto» Ma il Ccd forse si dissocia dal Polo ROMA. Hanno parlato del problema del voto sull'allargamento della Nato ad alcuni paesi dell'Est per soli cinque minuti, con l'aria di quelli che ci provano per puro dovere. Di fatti, a Palazzo Chigi, ieri è fallito l'estremo tentativo di convincere Fausto Bertinotti a cambiare il suo «no», magari in una astensione. La sceneggiatura è ormai scritta e martedì 23, quando i deputati dovranno ratificare a Montecitorio la scelta già fatta dal governo per l'allargamento della Nato, la maggioranza di centro-sinistra non ci sarà. In cambio, ce ne sarà una provvidenziale con i voti dell'Udr cossighiana. Offerti senza chiedere, in apparenza, nulla in cambio. In realtà, spiega il senatore del Ccd, Francesco D'Onofrio, «Cossiga incasserà la presa d'atto che è finita la maggioranza con Pùfondazione comunista». Ieri i partiti della maggioranza hanno fatto e rifatto i conti, per vedere se i voti dei cossighiani sono sufficienti a tappare la falla che aprirà Rifondazione comunista. A giudicare dall'aria serena che gli addetti ai conti dimostravano, si deve dedurre che rischi numerici martedì non ce ne saranno. Non viene escluso che il ccd di Casini voti a favore senza porre condizioni particolarmente onerose. «Votere- mo a favore dell'allargamento della Nato. Abbiamo detto che avremmo espresso un voto atlantico, e atlantico sarà» annuncia il vicesegretario del ccd, Follini. Non sarebbe una notizia (il ccd lo aveva già detto nei giorni scorsi) se ieri Forza Italia e An non avessero deciso di complicare il più possibile al governo l'imbarazzante passaggio di martedì prossimo. Non certo con la speranza di far cadere Prodi, ma con l'obbiettivo di dare il maggior risalto possibile (in Italia e all'estero) al fatto che il governo dell'Ulivo non ha una sua maggioranza in politica estera. «In un Paese normale, un governo serio che perde la maggioranza in politica estera se ne va a casa. Su questo il Polo non è disposto a fare concessioni a nessuno» sostiene il presidente dei deputati di Forza Italia, Giuseppe Pisanu. «Noi, a Prodi, vogliamo complicargli la vita, Faremo di tutto per trovare lo strumento parlamentare adatto per distinguere la nostra posizione, favorevole alla Nato, dalla nostra posizione di radicale opposizione al governo». Come si vede, Forza Italia dovrebbe votare anche lei a favore della ratifica, così come farà An. Anche lei con precisazioni e chiarimenti. «Nessuno si illuda sull'atteg¬ giamento del Polo: non abbiamo nessuna intenzione di mettere un velo sull'assenza di una maggioranza in politica estera. Ci comporteremo di conseguenza, ma al tempo stesso con responsabilità», dice Gianfranco Fini. Insomma, come sta scritto nell'ordine del giorno che Mirko Tremaglia (responsabile esteri di An) si è affrettato a presentare alla Camera, il partito di Fini voterà a favore, pur chiedendo che Prodi vada a dimettersi subito dopo il voto. Ovviamente, tutti sanno che Prodi non si dimetterà affatto se otterrà la maggioranza dei voti necessari all'allargamento della Nato. Ma i partiti che lo sostengono, e anche lui, si rendono conto che la brutta figura che si rischia martedì prossimo si può far dimenticare solo rilanciando alla grande e in modo credibile l'immagine del governo. Con l'impegno per favorire la crescita dei posti di lavoro. E' questo l'argomento che hanno usato ieri Massimo D'Alema e Franco Marini e che ha trovato orecchie disponibili in Romano Prodi. Fausto Bertinotti è il solo a credere che il «no» di Rifondazione comunista all'allargamento della Nato ad Est «non è ragione di scandalo. Sarà un argomento di confronto come altri». Tutti gli altri sono scandalizzati e ansiosi di fare dimenticare rapidamente questo passaggio che non rafforza di sicuro il governo dell'Ulivo. [r. r.] D'Onofrio: Cossiga ci starà ma prima vorrà la presa d'atto che la maggioranza non c'è più Il leader dei neocomunisti «Il nostro no non dà scandalo E' argomento di confronto» Accanto il segretario di Rifondazione Fausto Bertinotti Sotto Prodi con DAIema A sinistra il segretario dei popolari Franco Marini

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