Gozzano, cuore di cineasta di Gianni Rondolino

Gozzano, cuore di cineasta Sceneggiò un «San Francesco» Gozzano, cuore di cineasta 7*1CRIVEVA Guido Gozzano L1 al fratello Renato il 17 apri% le 1916 : «Carissimo Renato, Il si deve decidere in settimasLl na il film su San Francesco ed in tal caso sarei impegnato a presenziare per una ventina di giorni l'esecuzione, quasi tutta in Assisi. Non so se sarà commercialmente fortunata, ma come opera d'arte incomincia ad affezionarmi. Vedrai che il libretto non è male; gli artisti, fra i quali forse Ruggeri come protagonista, saranno degni dell'opera». Meno di quattro mesi dopo, il 9 agosto, il poeta moriva a Torino. Del suo San Francesco non se ne fece nulla: il «libretto» rimase fra le sue carte ed ora è conservato presso il Centro Guido Gozzano dell'Università di Torino. Di Gozzano «cineasta» si sapeva quasi tutto, la sua assidua frequentazione degli studi cinematografici dell'Ambrosio, la collaborazione col cugino Roberto Omegna per il film sulla Vita delle farfalle, la stesura di qualche soggetto. E si sapeva anche di questo San Francesco, più volte pubblicato, frutto di un lungo studio, di un desiderio sincero di utilizzare il nuovo mezzo per rappresentare in immagini suggestive la spiritualità francescana attraverso la vita e le opere. Ma ora questo «libretto», che in realtà è una vera e propria sceneggiatura in cinque parti, estremamente minuziosa nella descrizione, scena per scena, dei fatti e dei luoghi, vede la luce in una splendida edizione critica a cura di Mariarosa Masoero (G. Gozzano, San Francesco d'Assisi, Edizioni dell'Orso), che restituisce il testo con tutte le varianti e lo introduce con una ricca messe di informazioni storiche. Ed è una lettura wuminante, non soltanto per la migliore conoscenza del Gozzano «mistico», del versante religioso della sua produzione poetica, ma anche dell'idea che egli si era fatto delle possibilità estetiche del cinema. Come fin dal 1910 aveva dichiarato: «H cinematografo è giunto in buon punto per semplificare e realizzare il mio sogno: non più prolissità di dialogo e di scena, non più difficoltà di accertamento, ma la proiezione muta ch'è eloquente ad un tempo; il nastro prodigioso che rivela e com- menta». La sceneggiatura del San Francesco suggerisce a ogni pagina quella «proiezione muta ch'è eloquente ad un tempo», mostra le immagini attraverso le parole, indica, con linguaggio appropriato, le soluzioni tecniche da adottare. E' insomma un testo che Pasolini avrebbe chiamato «scenotesto», cioè una «struttura che tende ad essere un'altra struttura», in cui la letteratura si fa cinema in un processo di mutazione linguistica estremamente suggestivo. Già la prima inquadratura è indicativa del suo stile: «Paesaggio Assisiano. Molto panoramico. La Porziuncola, piccola, al centro. L'anima del Serafico si disegna tra terra e cielo; Egli appare in piedi, rigido, diafano come nelle vetrate, le mani incrociate e i piedi congiunti. S'alza a poco a poco in uno sfondo celeste dove turbina dapprima una grande corona di spine che si cambiano in rose, poi una corona di rondini che si cambiano in serafini. La visione dapprima concreta, si fa sempre più diafana e luminosa fino a semplice schermo abbagliante dove si disegnano le parole di Lui: Pax et bonum!». E' una visione che tenta di catturare la spiritualità attraverso la trasformazione dell'immagine; ma è anche l'introduzione al racconto della vita del santo, che si svolge dalla nascita alla morte; ed è soprattutto un'inquadratura che si ripete tal quale alla fine del film, come un cerchio che si chiude. Questa circolarità, all'interno della quale si collocano i vari episodi storici, introdotti da didascalie che si rifanno ai Fioretti o imitano la lingua del tempo, sorregge l'intera struttura, che si articola narrativamente secondo un percorso tradizionale. Ma sono gli accenni alla pittura, all'iconografia sacra, al paesaggio umbro, che fanno del San Francesco di Gozzano un film (un progetto di film) per molti versi nuovo rispetto alla prassi di allora Un tentativo, da un lato, di superare la rappresentazione esteriore della spiritualità, spettacolarmente suggestiva ma banale; dall'altro, di introdurre nel linguaggio filmico elementi poetici genuini, non pre stati dalla letteratura. Gianni Rondolino

Persone citate: Di Gozzano, Guido Gozzano, Mariarosa Masoero, Pasolini, Roberto Omegna, Ruggeri

Luoghi citati: Assisi, Torino