I diritti dei figli adottivi. Muti e Cura, grandi pucciniani

I diritti dei figli adottivi. Muti e Cura, grandi pucciniani LETTERE AL GIORNALE I diritti dei figli adottivi. Muti e Cura, grandi pucciniani Vorrei conoscere il volto di mia madre Leggo con profonda amarezza la lettera pubblicata il 10/6/98 sulle «gravi modifiche per la famiglia adottiva». Amo i miei genitori adottivi, ma è mio profondo desiderio conoscere le mie vere origini. Voglio vedere il viso di mia madre e di mio padre per scoprire a chi somiglio, voglio sapere, prima di avere dei figli, di eventuali malattie ereditarie, voglio sapere perché sono stata abbandonata, non per giudicare ma per capire. Cari genitori non pensate al vostro turbamento, ma al nostro, perché viviamo ima situazione diversa dagli altri; è sempre vivo nel profondo del nostro cuore il ricordo dell'abbandono. E' vero che è genitore chi ti cresce e ti ama, ma è altrettanto vero che i legami di sangue sono indistruttibili. Spero ardentemente che si stabilisca la regola che sia possibile mettere in contatto il figlio adottivo con la propria famiglia d'origine: la mia famiglia mi ha dato tutto, ma manca la mia vita precedente. Penso di parlare a nome di quasi tutti i figli adottivi. Lucia Bianco «Marion Lescaut» una visione maschile In questi giorni sta andando in scena alla Scala Manon Lescaut. E' un'opera della quale si è parlato molto perché è il primo Puccini di Muti, la prima Maìion del tenore José Cura, quindi un debutto d'anima per i due protagonisti maschili dell'opera (direttore ed interprete). Mi ha incuriosito il fatto che fosse una prima volta importante per due uomini e questo, per connessione di idee, mi ha ricordato che Puccini, in un'intervista presumibilmente del 1910 riportata nel programma di sala per l'attuale edizione di Manon Lesccut alla Scala, aveva individuato la principale differenza tra la sua Manon e quella di Massenet nella chiave d'interpretazione scelta. Una chiave maschile, incentrata sulla passionalità e il modo d'amare del cavalier Des Grieux per Puccini, «...io ho posto tutta la mia emozione nella voce dell'uomo ferito al cuore...», dice Puccini in quell'intervista. Ho avuto la fortuna di assistere alla prima di Manon Lescaut alla Scala. Avevo un buon posto e ho visto il legame d'ocelli, di sguardi tra M'iti e la sua orchestra, legati in 1 simbiosi fatta di forza e di libertà perché i professori non si annullavano ma si ritrovavano in questo rapporto. C'era una visione asciutta, maschile, senza fronzoli di una musica che raccontava, evocava, suscitava un rapporto d'amore. Calda ma essenziale tutta la cifra interpretativa, a volte rassegnata dietro una drammaticità sottile e di fondo. Mi ha particolarmente interessato il DesGrieux di Cura, per il modo di proporre «l'essere tenore». E' un modo tutto interiorizzato, con un profondo inscavare vocale e recitativo. Ne risulta un Des Grieux molto moderno, con una recitazione accattivante e continua che ti porta per mano alla scoperta del personaggio. C'è il fuoco sbarazzino del primo atto e dell'incontro col femminile; la difficoltà e la paura a cedere alla passione, a credere a Manon nel secondo atto; l'angoscia nella romanza «Pazzo son...» rassegnata, lacerante col punto alto, scenico del tenersi dentro il pianto dopo che il capitano gli ha concesso di seguire l'amata in America, il corpo ormai provato nel quarto atto.Un'interpretazione moderna, essenziale e giovane (nella voce e nella scena) quella di Cura, concertata con Muti, che mi sembra dia voce all'idea che Puccini aveva del personaggio, quella di un giovane «uomo ferito al cuore». Si parla sempre delle donne pucciniane, delle sue eroine, ma Puccini ha creato uomini altrettanto sfaccettati e complessi, forse sol tanto più difficili da afferrare. Muti e Cura lo hanno dimostrato. Serenella Gragnani Viareggio Il significato di Tangentopoli Vorrei mettere in evidenza che nel suo intervento sul libro Italianguillotine, il signor Fiandrotti (Torino) sostiene che «scientificamente» Tangentopoli si configura come un'operazione di polizia politica più che di polizia morale. Direi che egli scopre l'acqua calda; e tuttavia, trova modo di dimenticare, come capita a molti, che le motivazioni di Mani pulite erano e restano i reati contestati agli mqnisiti. Questo vuoto, molto poco scientifico, ha un certo parallelismo con le ricorrenti affermazioni di alcuni perseguiti di spicco, i quali continuano a ripetere la giaculatoria «tanto lo facevano tutti», evitando così la tagliola (la ghigliottina, appunto) dei reati. La conseguenza è che, giuridicamente, non può esistere una «soluzione politica» di Tangentopoli, che non sia anche una violazione del diritto dei danneggiati, che siamo noi tutti. La soluzione non può essere che giuridica, e la più benigna è patteggiare e risarcire. Se il problema viene impostato in questo modo, si vede che i veri ghigliottinandi sono i rittadini. Giuseppe Ricco, Torino Non pubblicate i risultati scolastici L'anno scolastico sta per finire e, come si discuteva di sera tra amici, immaginiamo che, anche questa volta, ci sia la corsa da parte degli organi di informazione, alla caccia di voti o meglio di risultati finali, da poter pubblicare. E' pur vero che le singole scuole espongono i tabelloni relativi, nell'atrio delle scuole stesse, ma essendo già questo un punto discutibile, ci sembra oltremodo discutibilissimo, che i risultati appaiano su un giornale. Dove va a finire la recente legge sulla privacy? A quale altra categoria è riservato questo «privilegio»? Per favore smettiamola. Mariella & Monella, Alba L'amministrazione fuori servizio Ma che brutta fine sta facendo la tradizionale pubblica amministrazione italiana, da quella centrale a quella periferica, ministeriale o locale. E' sufficiente un'occhiata ai giornali o alla televisione per rilevare come importanti funzioni amministrative di indirizzo e controllo sono ormai diventate appannaggio di nuovi organi dai nomi talvolta esotici e di cui non si capisce bene la natura. Ecco sorgere e moltiplicarsi authorities, garanti, tutori vari per l'energia, la privacy, le telecomunicazioni, la concorrenza, la borsa ecc., che sottraggono compiti e funzioni alla pubblica anuninistrazione già esistente, creando una nuova burocrazia parallela e privilegiata nella selezione e nelle retribuzioni. Ma anche su altri versanti la pubblica amministrazione sta perdendo il passo; per qualunque inchiesta di qualche importanza an¬ che di natura non penale, ministri ed autorità saltano a pie pari i propri uffici interni e si affidano ad or gani di natura militare istituzional mente destinati ad altri fini. Sorge il dubbio che ormai solo un'organizzazione di natura militare seria e disciplinata può garantire indagini rigorose e scrupolose al riparo da inefficienze o pericoli peggiori. Ma la responsabilità, da un lato di questo svuotamento di funzioni e dall'altro di supplenza di organismi militari (lamentata anche dal generale Romano alla festa dell'Arma) è da imputare alla stessa PA, o meglio a chi ha gradualmente strappato e consentito riforme di comodo in tema di orario esclusi vamente orientato alle esigenze dell'impiegato, di carriere aperte e generalizzate, di disciplina annacquata, che hanno eliminato ogni stimolo meritocratico ed imposto una calma piatta del più assoluto immobilismo. Mario Gole, Cuneo Pirandello visto da Loredano Il disegno di Pirandello uscito su La Stampa domenica 14 giugno a pa gina 19 non era di Levine ma di Lo redano. Uno scambio di persona Ieri sulla Stampa a pagina 7 è stata pubblicata la foto del dottor Mauro Masi, capo del Dipartimento per l'Informazione e l'Editoria della Presidenza del Consiglio, al posto della foto del deputato «pattista» Diego Masi. Ce ne scusiamo con gli interessati e con i lettori. Le lettere ^yanno inviate LA STAMPA 'Via Morenco 32,10126 TORINO^ fax OH -6568924 e-mail lettere@lcutampci.it

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