Rivoluzione al mercato delle idee

Rivoluzione al mercato delle idee Saggistica superstar: la sfida per il primato tra II Mulino e Laterza Rivoluzione al mercato delle idee EA grande corsa editoriale per l'estate, nella saggistica di taglio più esplicitamente politico culturale, è stata fatta su un libro di Giuliano Amato, uscito prima in Inghilterra (dall'editore Hart), e che n Mulino annuncia per fine mese: Il potere e l'Antitrust. C'è stata una gara serrata con Rizzoli e Laterza, alla fine l'ha spuntata la casa editrice bolognese, mentre Laterza accelerava i tempi per pubblicare (cosa puntualmente avvenuta) sempre di Amato, Il gusto della libertà. L'Italia e l'Antitrust, opera direttamente commissionata da Giuseppe Laterza. Una normale sfida editoriale? Certo, ma forse anche il segno di una rivoluzione sul mercato delle idee. La posta in gioco comincia a delinearsi: occupare quella posizione di centralità nella formazione dell'opinione dominante all'interno dell'elite «colta» e della classe dirigente che, per lungo tempo, negli anni del confronto tra De e Pei, è stata saldamente tenuta dall'Einaudi in veste di «capofila». Il «mercato delle idee», per necessità e per tradizione elitario, è molto cambiato dagli Anni 80. Ora, dopo una lunga stasi, sembra manifestare una lenta e costante accelerazione, lasciando in campo come protagonisti due editori che, a differenza degli altri, hanno storicamente concentrato sulla saggistica tutte le loro energie. Lo strumento della sfida sono diventate le collane di dimènsioniè prezzi molto contentiti. Laterza ha lanciato tempo fa con buon successo i libri del «Nocciolo», presentazioni ad alto livelo di temi di grande attualità, e più recentemente su un versante appena prossimo «l'Alfabeto letterario»; e mentre il concorrente barese insiste e raddoppia con l'ultima collana, la «Biblioteca essenziale», Il Mulino dopo i buoni risultati dei suoi «Paperback» gioca la carta dell'«Identità italiana», anche qui con lo scopo di fornire a prezzo accessibile e in uno stile semplice «gli uomini, le donne, i luoghi, le idee, le cose che ci hanno fatto quel che siamo», con saggi come quello di Anna Foa su Giordano Bruno o quello di Ernesto Galli della Loggia su L'identità italiana, o ancora quello di Piero Dorfles su Carosello. Sono libri che fanno discutere e suscitano (anche) polemiche. Tutte a sinistra. Col risultato che, a due anni da un confronto piuttosto «caldo» nato da un intervento di Sergio Romano, Il Mulino torna a dividere. Allora lo spunto era stato un libro di Edgardo Sogno, stampato con una nota dell'editore che si dissociava dalla prefazione. Romano, criticando quella operazione, l'aveva inserita in un disegno più generale, dove vedeva le case editrici di cultura italiane prigioniere di una logica dell'appartenenza: per cui i libri non dovevano essere buoni libri e basta, ma anche «nella linea» dell'editore. E segnalava questo fattq come un'anomalia italiana, lanciando uno slogan: Il Mulino, nato nella Bologna di Prodi, con Prodi era «andato al governo». Rendendo macroscopica proprio questa «anomalia italiana». La tesi era stata contestata e «respinta» dall'editore. Ma oggi, non ci si può allo stesso titolo chiedere se H Mulino sia sempre «al governo»? Da un certo punto vista, sembrerebbe di sì. Pochi giorni fa, ad esempio, si è svolto a Bologna un seminario a porte chiuse sull'occupazione dove erano presenti un «liberista di sinistra» come Michele Salvati, l'economista Paolo Onofri (entrambi autori del Mulino), Cesare Annibaldi come ospite, un altro liberista come Andrea Ichino e due «osservatori» dello staff di Romano Prodi. Ma se mai II Mulino è andato «al governo», certo si è anche allargato negli spazi di opposizione, o di aperta critica: libri come La trappola del Welfare di Maurizio Ferrara, o i Guerrieri democratici di Angelo Panebianco, le stesse periodiche ristampe delle opere di Matteucci hanno ben poco di «ulivista», come le personalità di Domenico Fisichella, Giorgio Rebuffa o Giuliano Urbani, che non di rado hanno incrociato il cenacolo bolognese e di «ulivista» invero non hanno nulla di nulla. Tanto che militano nel Polo. E' saltata la «logica dell'appartenenza» o solo quella del «politicamente corretto»? L'economista Michele Salvati, deputato Ds e <anulinista» convinto (il suo ultimo libro è La sinistra, il governo, l'Europa, niente affatto tenero con i cori di esultanza che hanno accompagnato il nostro «ingresso» nella moneta unica) propone un'altra spiegazione: «In realtà dice - l'associazione che controlla la casa editrice, in origine formata da esponenti cattolici democratici, si è arricchita nel tempo con apporti del "lib-lab" cattolico e laico fino a coprire l'intera sfera di quella che potremmo chiamare "l'intellettualità ragionevole". E' stata ed è la "casa" di Romano Prodi, ma non credo che il presidente del Consiglio ne sia molto contento, visto che proprio nell'associazione ci sono i suoi avversari più duri, come Galli della Loggia e Panebianco. Non è solo un'editrice, ma un punto d'incontro». Però lei la ritiene «riconducibile» alla sinistra, nel suo complesso? «Ebbene, per la maggior parte sì, è riconducibile alla sinistra democratica, con forte presenza cattolica fin dalle origini». E con l'opposizione interna: come dire che è riconducibile all'intero Parlamento italiano. «Sì, ma solo se tagliamo le "punte" estreme». Ed è questo che secondo lei, per usare una frase di Sergio Romano, la salva dalla «logica dell'appartenenza»? «Io direi che spesso nell'interpretare le cose italiane la categoria della casualità è più importante di quella della logica...». Sia logica, sia casualità, nel laboratorio delle idee che sta girando di questi tempi a pieno ritmo, gli editori più concentrati sulla saggistica politico-culturale sventolano bandiere ben riconoscibili, dagli ultraliberisti di «Liberi Libri» agli antiutilitaristi di Bollati-Boringhieri, dai «liberali» di Rubbettino (che proprio in questi giorni pubblica un pamphlet di Dario Antiseri, dal provocatorio titolo: Liberali, quelli veri e quelli falsi) ai piccoli editori di destra, territorio dove comunque nessuno sembra poter aspirare a diniensioni paragonabili a quelle del versante opposto. Palla al centro, ma il confronto per il ruolo guida resta a sinistra. Un buon esempio di questa situazione potrebbe essere rappresentato da una delle più serrate analisi sullo scontro politica-magistratura degli ultimi anni, Il potere dei giudici, Stato democratico e controllo della mrtù, di Alessandro Pizzorno. Dove ciò che colpisce è la postfazione. Il libro, appena uscito da Laterza nella collana dei «Noccioli», è un breve saggio che studia senza timidezze il fenomeno «Mani Pulite» per giungere a conclusioni sotto molti aspetti controcorrente rispetto all'agiografia del pool di Milano, da una parte, e alla sua demonizzazione dall'altra. Il «controllo della virtù» esercitato dai magistrati indica, sostiene Pizzorno, una radicale trasformazione in atto del sistema, per cui la magistratura non fa il suo mestiere classico ma esercita un controllo che nello Stato liberale - in crisi - spettava all'opposizione parlamentare. Proprio dopo la biografia, Pizzorno aggiunge alcune pagme di poscritto dove, in sostanza, sembra rivendicare a un'area di sinistra e di sostegno a Mani PuliU. 'm'analisi che, formalmente, potrebbe essere sottoscritta anche dagli avversari del pool. Pare una dichiarazione di «appartenenza», un'appendice «virtuosa», forse non necessaria. Come se un problema di «correttezza politica», se non di schieramento, fosse difficilmente eludibile. Ma al di là della singola scelta d'uno studioso, esiste davvero una preoccupazione di questo tipo? Insomma, nella corsa alla «centralità» sul mercato delle idee, la logica dell'appartenenza fa ancora da padrona? Lo chiediamo a Giuseppe Laterza, che nega decisamente. «Io credo che analisi come quella proposta da Sergio Romano fossero valide fino a 15 anni fa, ora non più. C'era un mercato "piramidale", nel senso che non si potevano non leggere o almeno fingere di aver letto - certi libri. Ora ci può essere una lotta per avere un ruolo guida, ma la sfida è del tutto nuova. Se guardo al Mulino, ad esempio, vedo che una casa editrice prima molto legata all'Università ha cercato di essere sempre più presente nella "varia", nei libri destinati ai normali lettori da libreria. Mentre noi, che occupavamo di preferenza quest'ultimo segmento, stiamo cercando di intensificare la nostra produzione per l'Università. La vera "anomalia" italiana, ma in senso buono, per me è questa: che a differenza degli anglosassoni, pratichiamo da qualche anno la commistione tra cultura alta, di ricerca, e cultura "bassa", di ottnna divulgazione, con libri costruiti in maniera anche narrativa, con un linguaggio diverso». Questa novità riguarda anche gli altri editori, dall'Einaudi, che ha ripreso il suo ruolo di protagonista pur allargando molto la gamma delle proposte, a piccole compagini come le edizioni di Liberal che pubblicano i loro «libri Liberal», senza dimenticare Donzelli o gli Editori Riuniti. Prezzi contenuti, volumi che si possano leggere in due ore. E un mercato sempre più «plurale». Basta a sconfiggere la logica di appartenenza? ((Almeno per quel che ci riguarda. Tant'è vero che, per citare due storici del fascismo, noi pubblichiamo sia Tranfaglia sia De Febee (L'intervista sul fascismo, mentre com'è noto la monumentale biografia di Mussolini è edita da Einaudi. N.d.r.). Non credo alle bandiere, anche se un editore può identificarsi con alcuni titoli. E non nego che se riterremo interessanti alcuni problemi legati al liberismo più estremo, cercheremo fra quegli autori un libro che li possa affrontare e chiarire. Ma se devo guardare all'oggi, posso dire ad esempio, senza problemi di schieramento, che mtanto sono fiero di aver pubblicato il libro di Giuliano Amato». Mario Baudino Collane agili, prezzi contenuti, abbandono della «logica d'appartenenza»: gli schieramenti ideologici sono meno netti d'una volta e la concorrenza è senza esclusione di colpi Ma tra nuovi anticonformismi e ritorni di «politicamente corretto» lo scontro resta a sinistra con sconfinamenti nell'opposizione Così Prodi trova anche i «nemici» a Bologna perstar: la sfida i, abbandono schieramenti ti d'una volta sione di colpi per il prim Un disegno di Vannini Sopra Sergio Romano che ha aperto la polemica sulla «logica di appartenenza» delle case editrici di cultura italiane. Qui accanto Giuliano Amato pubblicato in contemporanea sia da Laterza sia dal Mulino

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