Top model e cicciona? No grazie di Antonella Amapane
Top model e cicciona? No grazie «In Italia non esistono, soltanto in America e a Parigi sono richiestissime» Top model e cicciona? No grazie Nessuno risponde all'appello di un'azienda di intimo S.o.s, cercasi «trop model». A lanciare l'appello è una nota azienda di maglieria intima che sbatte la porta in faccia alle indossatrici filiformi, al limite dell'anoressia. E si converte al genere ubertoso. Le ragazze che la ditta vorrebbe arruolare per la sua campagna pubblicitaria, oltre a un bel sorriso, dovrebbero possedere le seguenti carattesiistiche: volto fotogenico, caratteri mediterranei e - fondamentale - una stazza di 60 e più cliilogrammi. Insomma, H tipo mora dal fisico prorompente. Risultato? Il deserto dei tartari. Il direttore marketing della dell'azienda è disperato. Durante la prima selezione di mannequin si sono presentate soltanto le solite girl "grissino". «In Italia le ragazze troppo in carne non vanno. Nel nostro cast non ne abbiamo nemmeno una», conferma Piero Piazzi, responsabile dell'agenzia milanese Stage di Riccardio Gay - per cui lavorano Naomi, Valeria Mazza, Nadege... «In America, invéce sono richiestissime. Ci sono decine di agenzie che si occupano di loro. Si chiamano Model Plus - continua Piazzi -, dispongono di top dai 55 ai 120 chili. E' c'è pure una super-star, l'opulenta Cinthya Carver che guadagna come Creso e sfila spesso anche a Parigi per Gaultier». Da noi l'unica famosa, che da anni incarna questo tipo, è la trentenne romana Simonetta Gianfelice (60-65 chili). Valentino, due anni fa, era indeciso fra lei e un'abbondante Cindy Crawford (reduce da una vacanza culi¬ naria) per scattare le foto della collezione lingerie. Lo stilista voleva montare un letto a baldacchino in Piazza di Spagna. Sopra, una delle due si sarebbe dovuta sdraiare mollemente mostrando slip e reggiseno finalmente riempiti da curve morbide e leggiadre. Poi, alla fine, non se ne è fatto più niente. Le regine della passerella cicciottslle, ma a volte anche giunoniche, eleganti e spiritose, non abitano solo a New York. Anche Parigi offre una discreta scelta. Tre anni fa fece scalpore il défilé della linea «Ronde de Nuit», disegnata da Edmond Boublil. Lo stilista presentò alla discoteca Queen un campionario di creature boteriane. Nomi d'arte? Claudiona, Lindona e maxi-Naomi, cioè alter ego «pesanti» di Claudia Schiffer, Linda Evangelista e Naomi Campbell. Queste, si muovevano in pedana a tempo di flamenco, avvolte in veli eterei, poggiando i piedoni su eloquenti carte di cioccolatino. La più applaudita? Fenda, ragazza delle pulizie all'ospedale di Orléans e modella part-time (120 chili, una Kate Moss al cubo). In quell'occasione trovò un mare di ingaggi. Alla cronista del Daily Telegraph, che dedicò mezza pagina all'evento, disse: «Al lavoro mi trattano tutti male, mi vedono come una palla di lardo. Non sanno che ho una seconda vita e, quando vengo a Parigi, mi trasformo in star della pedana». Altro che Karl Lagerfeld e le sue donne insetto, prontamente cacciate non appena lievitano di un chilo. Proprio come accadde alla Schiffer, un paio di stagioni fa, rea di essere diventata troppo "morbida" per sfilare. In Italia il 25 per cento della popolazione femminile indossa il conformato. Secondo il gruppo Max Mara che produce la linea comoda Marina Rinaldi il 40 per cento delle italiane supera abbondantemente la 46. E le donne robuste rappresentano un mercato in crescita. Ma se le top nostrane persistono nei digiuni, continueremo a rivolgersi alle bellezze d'importazione? Donne mediterranee dalle curve generose fatevi sotto. Antonella Amapane Il titolare di un'agenzia «Le ragazze troppo in carne non vanno. Negli Usa esistono top model anche di 120 chili» Monica Bellucci: un'attrice che risponderebbe al modello di bellezza formosa richiesta dall'azienda di magherà intima
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