Sul torrente un conto di morte

Sul torrente un conto di morte Vicenza, il mistero di una ragazza di 18 anni: buona famiglia, ottimi voti e tanti sogni in nero Sul torrente un conto di morte Lascia il walkman a riva, poi si uccide SCHIO. Tutto quello che si è lasciata alle spalle, oltre al suo segreto e al corpo sbiancato da 58 ore di acqua ghiacciata, sono un paio di scarpe da ginnastica slacciate e un walkman: ogni cosa appoggiata per bene (in ordine, come la storia della sua vita) allineate sull'argine, accanto ai rovi che si ingarbugliano nell'ansa del torrente, a 400 metri da casa. L'ha vista galleggiare un passante, ore 7,30 del mattino, cielo molto azzurro, solo il rumore dell'acqua e poi la sirena dei carabinieri. E' arrivata un mucchio di gente che pure si è allineata sull'argine. Tutti a chiedersi se quel corpo appartenesse oppure no alla ragazza scomparsa da 58 ore, sabato sera, qui nel paesone, dove i ragazzi girano in turbo e si annoiano in piazza. Dice un meccanico: «Galleggiava a faccia in giù, i capelli neri che si muovevano...». Dice la panettiera: «Era vestita. Dondolava sull'acqua, ma era anche immobile. Faceva impressione». Dice una vecchia: «Dicono che sia un suicidio. Dicono che era una bella ragazza». Era bella e aveva 18 anni. Abitava al primo piano di una palazzina residenziale: siepi, cancello, niente traffico. Studiava al Uceo artistico di Valdagno. Andava bene a scuola. Disegnava. Girava in bicicletta. Stava molto da sola, allacciando i suoi pensieri al walkman e il walkman alla musica di Nick Cave. «Ascoltava solo lui, da mesi», dice una sua compagna di scuola. Solo lui, il «Re inchiostro», poeta di culto rock, che ha la faccia di un temporale e parole come pioggia. La sua musica - specialmente in un posto come questo, così uguale al niente di un qualunque niente americano - è un'onda di densità lentissima. Le sue canzoni creano pozzanghere nere, assorbono la luce della vita, restituiscono amori inconclusi, angeli moribondi, partenze, cattivi sogni, e deboli stelle: «Le stelle - canta Cave - hanno il loro momento, poi muoiono». Lei aveva una buona famiglia. Era arrivata dalla Bulgaria 6 anni fa con la madre, il padre, la sorella maggiore. La madre è pediatra. Il padre aveva un ufficio di import-export e lavorava bene (viaggiava, comprava, progettava) prima di inciampare nella malattia. La malattia se lo è portato via 15 mesi fa. C'erano stati due funerali. Uno piccolo, lì a Schio, tra le facce straniere degli italiani. E poi quello al paese bulgaro, mille chilometri a Est, indietro nel tempo e nelle nostalgie. La nostalgia del padre non le passava, intaccandole il futuroDice Anna, la sua amica del cuore: «Era diventata molto più malinconica, ma nessuna di noi cfaceva caso». Si soffia il naso«Ma forse io avrei dovuto accorgermi, ripensando a quei suoi disegni». Quali disegni? «In classe disegnavamo donne in copia davero. Usavamo il gesso e chi voleva, il colore. Ma lei, negli ultimi tempi, quando andava a casariprendeva i disegni e li riempiva tutti di nero. Solo nero, dal cen tro fino ai bordi». Si soffia: «Dovevo accorgermi...». E Francesca: «Ogni tanto piangeva. Ma era anche capace di tirarti su di morale. Sembrava forte, sapeva stare da sola». Anna: «E' che stare da sola le piaceva proprio». Lo faceva quasi ogni sera. Usciva dopo cena, ma non stava via molto, mezz'ora al massùno, il tempo di tagliare la strada, girare a destra, raggiungere l'argine del Leogra, accendere il walkman, camminare sulle rive del torrente. «Amava l'acqua», dice Anna. E Francesca: «L'acqua era una cosa che l'affascinava. Aveva visto Venezia, due anni fa, e si era subito innamorata di Venezia. Diceva che un giorno ci sa- rebbe andata ad abitare». Venezia. E intanto si accontentava dell'acqua del torrente. Risaliva l'argine, si lasciava alle spalle le luci del paese, si infilava nel buio: ragazzina in compagnia delle stelle. Ascoltava: «La figlia del dolore è seduta vicino al fiume. La figlia del dolore non sente l'acqua». E si sedeva davvero e continuava ad ascoltare: «Fa veleggiare le tue navi intorno a me e radi al suolo i tuoi ponti». Il suo ultimo sabato pomeriggio lo aveva passato al liceo artistico. C'erano i risultati in bacheca: 8 in italiano, 8 in Storia dell'arte, eccetera. Alle otto di sera, con la madre, era andata a festeggiare la promozione alla pizzeria Tris. E dopo il dolce, così all'improvviso, lei aveva chiesto alla madre di fare un brindisi, per ricordare il padre. Il padre che sarebbe stato contento della sua promozione. Così erano rientrate in casa e lei, come sempre, aveva detto che prima di andare a dormire sarebbe uscita per la solita passeggiata. Perché no? Sono appena le dieci e mezzo. La serata è limpida e tiepida. Diranno i carabinieri: «Le scarpe stavano sull'erba e c'era accanto il walkman». Nessun segno di estranei. Nessun segno di aggressioni. L'acqua in quel punto scorre veloce, ma è alta appena due dita. «Per arrivare dove l'acqua è profonda, bisogna proprio andarci, risalire una cascatella artificiale e una briglia, uno di quegli sbarramenti che servono a rallentare la corrente». Lei lo ha fatto. Senza nessuna spiegazione, senza segnali percepibili alle persone che le vivevano accanto. Senza lasciare addii, se non le donne disegnate in nero e tutte le parole addolorate del suo re inchiostro. Era bella, benestante, beneducata, sola. «La figlia del dolore entra nell'acqua. La figlia del dolore avanza dove è più profonda. La figlia del dolore si affligge non per ciò che è passato, ma per tutto il passato che deve ancora venire». E' il suo modo di colorarsi di nero, dal centro sino ai bordi, lasciando a noi l'allarme di cancellarla in fretta: «E tutti gli orologi del mondo, per una volta, potrebbero saltare un battito, ma probabilmente non lo faranno». Pino Corrias Amava un cantante che raccontava di angeli moribondi ! A sinistra Nick Cave, poeta culto rock. Sopra un'immagine di Schio

Persone citate: Nick Cave, Pino Corrias

Luoghi citati: Bulgaria, Schio, Valdagno, Venezia, Vicenza