Ma la vera star è Mandela di Fabio Galvano

Ma la vera star è Mandela Ma la vera star è Mandela Bagno di folla per il vecchio presidente PERSONAGGIO IL COMMIATO DI UN LEADER CARDIFF DAL NOSTRO INVIATO Sembra barcollare; e qualcuno gli tende la mano per sorreggerlo. Ma Nelson Mandela, accolto sullo spiazzo davanti al castello di Cardiff da un coro gallese che improvvisamente ha intonato ima nenia tribale, sta in realtà accennando a un passo di danza. Deve desistere, con quelle gambe malferme che tradiscono i suoi 79 anni; ma l'applauso è sincero, e lui sorride, agitando la mano e facendo sventolare al vento di mare la floreale camicia marrone che gli fa da bandiera. Gli hanno appena consegnato le chiavi della città, 56° a ricevere quell'onore dopo personaggi come Churchill, Lloyd George, Papa Wojtyla e quella santa di Diana. Il leader laborista della città, Russell Goodway, gli ha detto che è «un faro, un'ispirazione, un esempio per l'umanità». E lui, sempre con quel sorriso con cui si difende dagli sproloqui agiografici, ha replicato avvicinandosi ai cantori. «Siamo onorati di accogliere in questi giorni i leader dell'Unione europea - dice il suo an "*rione ma siete voi quello che i abitanti di Cardiff volevano vedere». Mandela ha rubato la scena. Non è nuovo a queste imprese, che gli vengono con estrema facilità. Lunedì, al suo arrivo in Inghilterra, era stato accolto dalla regina Elisabetta, per un tè al castello di Windsor che aveva conquistato sui giornali di ieri più spazio fotografico dei potenti d'Europa. E ora, sotto le mura del castello, mentre poco lontano i Quindici discutono come creare un'Europa a dimensione umana, come portare alla gente i loro ideali politici, come individuare la formula del dialogo febee, lui tutto questo fa con la naturalezza di sempre: fendendo le guardie di sicurezza e tuffandosi fra la folla, stringendo mani e sorridendo. La lezione è efficace. Con lui in città, qualsiasi città, è sempre folklore. Ma non era solo quello, a Cardiff. In realtà Mandela ha cominciato qui la stagione dei grandi addii, il saluto al mondo politico da cui uscirà l'anno prossimo. Puntuali, i Quindici l'hanno accolto al Museo Nazionale del Galles per la colazione che doveva concludere il loro vertice; anche se in realtà un intoppo dell'ultimo minuto aveva richiesto un supplemento di lavoro. In altre circostanze avrebbero tardato a mettere le gambe sotto il tavolo; ma non si sono sentiti di fare attendere quel mitico ospite e al lavoro sono tornati dopo. Ieri sera il presidente sudafricano era già a Roma, dove oggi incontrerà il presidente Scalfaro, il ministro degli Esteri Dini, il sindaco Rutelli e, in serata, il pre¬ sidente del Consiglio Romano Prodi. Già, la stagione dei grandi addii. «La verità - replica Prodi - è che non ho mai avuto un lungo e approfondito incontro con Mandela. Ci sono molte cose da discutere, sono contento che venga adesso». Le «cose» sono probabilmente le stesse che, dietro le faville dell'entusiasmo popolare, lo avevano portato a Cardiff: l'accordo commerciale fra Unione europea e Sud Africa, che si è finora arenato sulla resistenza di Francia, Spagna e Portogallo alla libera importazione di frutta e verdura con il marchio di Pretoria. Non è un peccato, domandano a Tony Blair, che Mandela non possa tor¬ nare in patria con un'intesa? «E' ripartito con un bagaglio non solo di parole», risponde il padrone di casa: «In autunno ci sarà l'accordo e la colazione è servita anche a risolvere gli ultimi nodi. Non restano in sospeso che l'uno per cento delle questioni». Dietro le danze a passo malfermo con i cantori gallesi, dietro la salita al Quirinale e al Campidoglio, ecco la vera agenda dell'intramontabile Mandela: «L'unico uomo - come ha detto il ministro per il Galles Ron Davies - per la cui liberazione hanno marciato, senza eccezione, tutti gli attuali ministri del governo britannico» Fabio Galvano Per Prodi «l'atmosfera è cambiata, è finita la lunga fase europessimista» Nessuna iniziativa per i diciotto milioni di disoccupati dell'Unione Da sinistra il premier britannico Tony Blair, padrone di casa; Mandela, ospite d'onore, all'arrivo al summit, e con i leader dei Quindici