«No al Centro mobile» di Fabio Martini

 «No al Centro mobile» «No al Centro mobile» Prodi: l'Italia dev'essere bipolare ^ IL DOPO CARDIFF OXFORD DAL NOSTRO INVIATO Nella anziana biblioteca di Oxford - gonfia di libri antichi e di altissimi scaffali - c'è un gran silenzio, si sente soltanto il cigolio di una vecchia porta. E la voce di Romano Prodi che, in inglese, sta tenendo una «lezione» agli studenti di Oxford, le future «teste d'uovo» del Continente. Con quei dipinti preraffaelliti, il cartello «si7ence» e le lampade fioche, l'ambiente è severo, ma in compenso il clima è informale e così il «Professor» Prodi - decisamente a suo agio - snocciola battute, fa sorridere gli studenti, cammina su e giù per la biblioteca, quasi alla maniera di uno showman. Gli studenti della «Oxford Union» fanno domande, il Professore risponde e alla fine presenta la sua «filosofia politica dell'alternanza»: «La vera sfida dell'Italia è quella di avere una vera alternanza tra centro-destra e centro-sinistra. L'Italia è stato l'unico Paese ad avere il Muro di Berlino in casa» ed è «un Paese nel quale i governi duravano poco, ma c'erano sempre le stesse persone...». E poi, uscendo dalla biblioteca, Prodi ha tirato le somme di quel ragionamento: «L'Italia ha bisogno del bipolarismo e questo centro mobile io non lo voglio, lo ripeto: serve un'alternanza nella chiarezza». Un messaggio alla vigilia di una stagione nella quale il «centro mobile» del suo grande amico Cossiga potrebbe giocare un ruolo da jolly. Ma da Oxford, Prodi lancia un messaggio in più direzioni: a D'Alema (non mi presto a doppi giochi che ti scoprano a sinistra), ma anche a Bertinotti (la maggioranza che è uscita dalle elezioni è con Rifondazione, non con il centro mobile). Il messaggio che parte da Oxford è forte, ma casuale, stimolato dalla domanda di uno studente. Perché Romano Prodi è fatto così: in Italia lo attende per oggi un vertice difficile, pieno di insidie e lui, finito il summit di Cardiff, invece di precipitarsi a Roma a preparare il «clima giusto», cosa fa? Mantiene la promessa e si mischia agli studenti di Oxford. E viene da chiedersi: con quell'agenda asfissiante che fa impazzire la sua segreteria, Prodi perché è venuto proprio qui? Brutalmente: quale convenienza ha? «E' venuto a Oxford perché gli piace...», racconta uno che lo conosce bene. E Prodi, prima di ripartire per l'Italia conferma: «Sì, queste sono cose che mi piaccono, mi divertono e penso anche che siano utili». Ma a Roma lo attende qualcosa di meno divertente, il vertice dei segretari, con Bertinotti che ogni giorno apre un nuovo fronte. Del vertice di oggi, Prodi si è occupato pochissimo in questi ultimi due giorni trascorsi a cavallo tra il Galles e Oxford. Ma se la preparazione è stata abbastanza sommaria, Prodi ha già in testa una strategia, la solita, per disinnescare l'ennesima mina: la strategia del ralenti. Un problema alla volta, con soluzioni «razionali e non emotive», come spiega lui stesso. E che questa sia la sua strategia, Prodi lo certifica nella conferenza stampa finale del vertice di Cardiff, quando a domanda risponde: «Avremo una prima riunione del vertice di maggioranza». Prima? «Sì, prima perché non sarà conclusiva. Siamo entrati in una fase nella quale è iniziata una messa a punto: sul versante politico e sociale la politica del governo continuerà in modo intensificato». Prodi è sicuramente preoccupato dalla estate calda che lo attende e dunque anche dal vertice di questo pomeriggio, ma se la faccia di un politico vuol dire qualcosa, il Professore non sembra un premier sull'orlo di un precipizio. Sarà la bocciatura di Berlusconi al Ppe («L'incidente è chiuso», dice Prodi), sarà per il buonumore che gli danno gli studenti, ma ieri pomeriggio, il Presidente del Consiglio era in vena di battute, sfottò, scherzi. Prodi era stato invitato già da alcuni mesi dalla «Oxford Union», un'associazione di studenti che opera all'interno di uno dei luoghi sacri della cultura mondiale, l'Università di Oxford che ha formato la classe dirigente di tantissime generazioni. Dopo una prima mezzora, dedicata ad una «lezione» sulla politica europea, nella biblioteca della «Union» partono le domande. La prima è frizzante: «Professor Prodi, cosa ne pensa del presidente della Commissione europea Santer e chi pensa sarà il suo successore?». E a questo punto, a riprova del suo buonumore, Prodi stupisce anche chi lo conosce: si mette a ridere e solleva platealmente il braccio destro in alto, come si può fare allo stadio, quando il proprio beniamino ha sbagliato un gol. Ride Prodi e ridono gli studenti. Alla fine grandi applausi e gli studenti italiani si avvicinano e chiedono: «Professore, se la fa una foto assieme a noi?». Fabio Martini «Eravamo gli unici ad avere in casa il muro di Berlino Lo scontro col Ppe? Incidente chiuso»