lite nel governo sui detenuti in libertà

lite nel governo sui detenuti in libertà 1 Guardasigilli: contro il rischio delle fughe, pronti a utilizzare il bracciale elettronico lite nel governo sui detenuti in libertà Napolitano all'attacco, ma Flick difende la legge ROMA. La legge Simeone è in vigore da due giorni, il governo si divide e il Parlamento torna a discuterne. Prima ancora che i detenuti comincino a uscire grazie alle nuove norme che consentono di evitare il carcere a chi subisce condanne inferiori ai tre anni di galera, la polemica è esplosa. Col ministro dell'Interno che mette in guardia dalle «ulteriori incombenze» che graveranno sulle forze di polizia e quello della Giustizia che invece difende la legge. «Queste norme sono esattamente il contrario del colpo di spugna», ammonisce Giovanni Maria Flick, secondo il quale la legge serve solo «a mettere a disposizione di tutti un regime che ora, di fatto, è a disposizione di pochi privilegiati». Con un buon avvocato, infatti, già prima della Simeone si poteva evitare il carcere per pene inferiori ai tre anni. E per risolvere il problema dei controlli il Guardasigilli ipotizza l'uso del «braccialetto elettronico»: «Stiamo proseguendo lo studio di questo strumento, e non ne escludiamo la sperimentazione soprattutto per quanto riguarda la possibilità di un maggiore controllo in caso di detenzione domiciliare». Contemporaneamente, dal Viminale, Giorgio Napolitano fa sapere che lui era e resta contrario alla riforma. Con linguaggio burocratico il ministro ricorda che «risultano agli atti parlamentari le riserve e le preoccupazioni del ministero dell'Interno. Queste erano state d'altronde a più riprese prospettate, e solo parzialmente prese in considerazione, nei rapporti col ministero di Grazia e Giustizia e con la presidenza del Consiglio». a parte la polemica con chi non l'ha ascoltato a suo tempo, Napolitano aggiunge: «C'è di norma molta disattenzione per le discussioni che si svolgono in Parlamento su disegni di legge anche molto delicati; accade magari che solo quando sia giunto il voto finale, : e la. legge stia entrando in vigore, ci si accorga degli aspetti più controversi di quella norma». Durante il dibattito parlamentare, a nome del Viminale parlò il sottosegretario all'Interno Giannicola Smisi, il quale oggi rincara la dose: «E' irresponsabile fare finta che esistano i servizi sociali, che le misure alternative alla detenzione siano una difesa sociale. E finiamola di parlare di sciocchezze come i braccialetti elettronici». Il sottosegretario ricorda che a fronte di leggi come la Simeone ci sono poi le ronde dei cittadini che pensano di farsi giustizia da soli, e avverte: «Sono errori che mettono a rischio la democrazia». Governo diviso, dunque, e ai magistrati come Francesco Saverio Borrelli e Marcello Maddalena che criticano la riforma («Credo che sia un qualche cosa che non servirà a nuÙa, se non a ingenera re sempre più la convinzione che solo i fessi rispettano la legge», ha detto il procuratore aggiunto del tribunale di Torino), Flick risponde: «Mi auguro che i procuratori applichino le leggi che il Parlamento emana. Questa è una legge frutto di una piena coesione tra maggioranza e opposizione, ed è uno dei punti qualificanti del programma dell'Ulivo e della maggioranza». Quanto alla possibilità di attuarla con gli attuali organici, il Guardasigilli promette «un grosso sforzo organizzativo, già previsto nella legge, con l'assun zione degli assistenti sociali e del personale amministrativo». Co-firmatario della riforma insieme con il collega di An Alberto Simeone, il deputato della Sinistra democratica Luigi Saraceni attacca: «Chi in questi giorni ha espresso giudizi pieni di falsità sulle nuove norme, o non ha letto il testo, o non conosce le leggi già in vigore, o è in malafede». Dalla cosiddetta «società civile», il direttore della Caritas italiana don Elvio Damoli saluta con favore «una legge finalmente non repressiva», mentre il presidente di «Antigone» Mauro Palma ironizza sui «pesanti colpi di sole, nonostante il maltempo», che avrebbero colpito chi lancia l'allarme sicurezza dopo l'entrata in vigore della riforma. In Parlamento deputati e senatori tornano a discutere della legge appena approvata e Maurizio Gasparri, collega di partito di Simeone, parla dei possibili «effetti catastrofici» delle nuove norme. Per evitarli - anche se lui non pensa che ce ne saranno - Flick rispolvera la vecchia idea dei braccialetti elettronici. «Era una strada pensata da Michele Coirò», dice il ministro della Giustizia, ma da quando l'ex direttore delle carceri italiane morì, un anno fa, a via Arenula non se n'era più parlato. Nei cassetti del ministero ci sono solo degli studi sulla realizzabilità tecnica di questo sistema di controllo, ma il dibattito è già aperto e le opinioni, manco a dirlo, divergono. Pietro Polena, responsabile giustizia dei Ds, dice di essere «più che favorevole», mentre Marco Boato, dei Verdi, pensa che «sarebbe una violazione dei diritti della persona assai più grave del problema in sé». E l'ex presidente della Corte costituzionale Ettore Gallo chiosa: «Mi fa pensare al collare per i cani». Giovanni Bianconi IDENTIKIT DELLA E.E4MIE Chi la applica: Il Tribunale di sorveglianza Chi interessa: I detenuti condannati, con pena definitiva, fino a tre anni di carcere le misure alternative al «mera: Semilibertà; arresti domiciliari; affidamento in prava ai servizi sociali A chi spetta il controlla: Polizia e carabinieri Eventuali misure aggiuntive: Divieto di espatrio, firma in questura o caserma dei carabinieri Detenuti al 31 maggio: 51139 Idonei per misure alternative al carcere: 11-13 mila detenuti Dopo Borrelli anche il procuratore di Torino boccia la Simeone: «Non servirà a nulla» L'ingresso di un carcere italiano. Per effetto della legge Simeone potrebbero uscire migliaia di detenuti

Luoghi citati: Roma, Torino