Nasce il club dei festival di Sergio Trombetta

Nasce il club dei festival Nasce il club dei festival 5/ uniscono per produrre spettacoli L'appuntamento è per il 9 luglio ad Avignone. L'incontro sarà probabilmente in un angolo appartato nell'ombroso giardino dell'Hotel Europe, o forse nell'accogliente salotto di qualche «mas» appena fuori città. Quel che conta è che il 9 luglio ad Avignone si daranno convegno i direttori dei più importanti festival europei, quelli che hanno rinnovato la scena teatrale, hanno creduto in Bob Wilson e Philip Glass, Peter Sellars e Robert Lepage, sono riusciti a mettere insieme Pina Bausch e Pierre Boulez, Claudio Abbado e Peter Brook, Herbert Wernicke e Lorin Maazel, stanno lanciando Christoph Marthaler, Castellucci, Lloyd Newson e tutti quelli che saranno le stelle del teatro, della musica e della danza di domani. E' un club agguerrito, solidale e compatto, unito da idee comuni, deciso a rischiare e promuovere registi, coreografi, spettacoli in cui crede. Da Parigi arriveranno Alain Crombecque direttore del Festival d'Automne e Ariel Goldenberg della Maison de la Culture di Bobigny; Frye Leysen del Kunst Festival des Arts partirà da Bruxelles; Nele Herkling lascerà lo Hebbel Theatre di Berlino e Brian MacMaster il Festival di Edimburgo. Lo svizzero Lue Bondy arriverà da Vienna e le sue Wiener Festwochen, Stéphane Lisser da Aix-cn-Provence. Non mancheranno i direttori del Barbican Center di Londra e dell'Holland Festival di Amsterdam. Forse ci sarà pure la superstar del gruppo, Gerard Mortier, l'uomo che ha rifatto il vestito a Salisburgo. Per l'Italia sarà presente Monique Veaute direttrice di RomaEuropa. Ordine del giorno? «La programmazione dei prossimi anni - spiega Monique Veaute -, scambiamo idee, mettiamo in piedi coproduzioni. Perché è questa la nostra arma, darci una mano a fare girare gli spettacoli in cui crediamo. E a questo occorre pensare con anni di anticipo, non tre mesi prima, come succede spesso, purtroppo, in Italia e in Spagna. Collaborare è l'unico modo per ottere buoni risultati. Soltanto così riusciremo a portare per la prima volta uno spettacolo di Peter Sellars in Italia, "Peony Pavillion". Insistendo abbiamo convinto Lloyd Newson a rimontare "Enter Achilles", formidabile brano di teatro danza. Allo stesso modo abbiamo unito le forze per far girare "Monsters of Grace" il nuovissimo spettacolo di Bob Wilson e Philip Glass». E i rapporti con i teatri tradizionali? «Pochi o nessuno - conclude la Veaute -. I grandi teatri hanno l'obbligo di programmare secondo modelli culturali tradizionali e spesso museali. Così non sono più inventivi. Noi non abbiamno nessun obbligo se non quello di creare il nuovo». Sergio Trombetta