«Il segreto del successo? Le manette»

«Il segreto del successo? Le manette» «Il segreto del successo? Le manette» //primo procuratore della Corte Onu per l'ex Jugoslavia ROMA. Il sudafricano Richard J. Goldstone, primo procuratore dal 1994 al 1996 dei tribunali dell'Onu sui crimini contro l'umanità commessi in ex Jugoslavia e in Ruanda, è in Italia ospite del Partito radicale per portare il suo contributo alla conferenza sul Tribunale penale internazionale. Giudice Goldstone, che cosa Ìmò garantire il successo del'iniziativa del Tribunale? «A mio modo di vedere la questione degli arresti è quella centrale. I due tribunali delle Nazioni Unite sull'ex Jugoslavia e sul Ruanda, pur avendo il massimo dei poteri grazie al voto del Consiglio di Sicurezza, si sono scontrati con il problema degli arresti. Le manette servono non solo per prendere i colpevoli di azioni efferate ma anche per far capire agli altri che non c'è la possibilità di restare impuniti per l'eternità». Come potrà il Tpi riuscire dove i due tribunali ad hoc dell'Orni hanno fallito? «Deve assicurarsi la piena collaborazione degli Stati. Se i serbo-bosniaci ce la fornissero tutti i ricercati per crimini contro l'umanità sarebbero dietro le sbarre. Non c'è altra strada possibile: gli Stati devono aiutare l'opera del procuratore». Anche gli Stati che non dovessero aderire al Tpi? «Gli Stati che non aderiranno formalmente non saranno soggetti allo statuto del Tpi». Come evitare allora che le non adesioni vanifichino l'intento di punire i responsabili di genocidio e crimini? «Una strada c'è. Una volta istituito il Tribunale penale internazionale come corte indipendente do¬ vrebbe seguire un voto formale del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. In tal caso tutti gli Stati appartenenti alle Nazioni Unite sarebbero vincolati allo statuto del Tribunale. E il procuratore potrebbe agire senza limiti territoriali». Dunque è favorevole a un coinvolgimento diretto del Consiglio di Sicurezza? «Senza alcun dubbio. Serve il suo imprimatur se si vuole rendere efficiente l'azione penale del Tpi. Ma bisognerà trovare un modo per evitare il meccanismo dei veti in seno al Consiglio di Sicurezza, che metterebbero al riparo da ogni inchiesta i membri permanenti ed i loro Paesi amici. Mi pare evidente che nessuno può accettare questa limitazione». Quali limiti dovrebbe avere il procuratore del Tpi? «Nessuno vuole avere un procuratore-sceriffo a piede libero per il mondo. Il procuratore dovrà essere indipendente solo da un punto di vista politico. Ma dovrà rispondere del suo operato davanti ai giudici del Tpi che, a loro volta, saranno nominati dagli Stati aderenti. E potranno essere revocati se il loro lavoro risulterà insufficiente». E' stato arrestato un ricercato serbo-bosniaco, ma ancora una volta si tratta di un pesce piccolo. Non crede che questi ritardi siano uno dei motivi della forte sfiducia per un sistema di giustizia internazionale? «L'arrestato è Milorad Krnojelac e non è poi un pesce così piccolo. Il campo di Foca, dove commise gli atti che gli vengono contestati, è l'unico luogo dove abbiamo prove evidenti di abusi e violenze sessuali. Comunque su un punto sono d'accordo: bisogna arrestare Mladic e Karadzic. Ed è, credetemi, solo una questione di tempo. E, come già detto, di disponibilità degli Stati a collaborare con il procuratore», [m. m.l «E' indispensabile un assenso formale del Consiglio di sicurezza per vincolare gli Stati» Sopra, Kofi Annan con il presidente Scalfaro. A sinistra, Goldstone

Persone citate: Foca, Giudice Goldstone, Goldstone, Karadzic, Kofi Annan, Milorad Krnojelac, Mladic, Richard J. Goldstone, Scalfaro

Luoghi citati: Italia, Jugoslavia, Roma, Ruanda