La mini ripicca di Eltsin di Anna Zafesova
La mini ripicca di Eltsin La mini ripicca di Eltsin Richiama il rappresentante presso l'Alleanza MOSCA NOSTRO SERVIZIO Mentre gli aerei della Nato hanno cominciato a solcare minacciosamente il cielo nei pressi del Kosovo, il Cremlino tenta l'ultima carta per risolvere pacificamente il nuovo conflitto nei Balcani. Oggi Boris Eltsin cercherà di persuadere il leader serbo Slobodan Milosevic a fare delle concessioni. Milosevic è arrivato a Mosca ieri sera per quella che il segretario generale della Nato Javier Solana ha definito come «l'ultima occasione» per una soluzione pacifica. Alla vigilia dell'incontro Eltsin ha telefonato a Bill Clinton per un ultimo chiarimento delle posizioni. Secondo fonti del ministero degli Esteri russo, il padrone del Cremlino spera di strappare oggi a Milosevic la promessa di ritirare dal Kosovo le forze speciali serbe, ipotesi fino a oggi categoricamente rifiutata da Belgrado. Un appuntamento, quello con il leader serbo, nel quale la Russia ripone parecchie speranze. Mosca, alleata storica di Belgrado, ha già tentato in passato con scarso successo - di mediare tra i partner occidentali e i serbi, fratelli di sangue e fede. Un sentimento sul quale contano anche nei Balcani, sperando di ottenere dalla Russia, in cambio di qualche concessione, la promessa di bloccare con il proprio veto un'eventuale decisione di intervento militare da parte del Consiglio di Sicurezza dell'Orni. Per il Cremlino il successo dei negoziati con Milosevic significa guadagnarsi un pezzetto dell'influenza perduta negli affari internazionali e anche consensi sul piano interno. La solidarietà con i «fratelli slavi» è un cavallo di battaglia dell'opposizione nazional-comunista, sostenuta in questo anche dalla maggioranza dell'opinione pubblica. Di conseguenza, la Russia ha reagito molto duramente all'inizio delle manovre aeree della Nato nell'ex Jugoslavia. Ieri, appena saputo dell'inizio delle esercitazioni, Mosca ha richiamato il proprio rappresentante militare presso il quartier generale dell'Alleanza atlantica a Bruxelles. La partenza improvvisa del generale Viktor Zavarzin ha fatto nascere anche un piccolo giallo. Mentre dalla capitale russa il ministero della Difesa faceva capire senza mezzi termini che Zavarzin era stato richiamato in segno di protesta, da Bruxelles fonti della Nato annunciavano che in realtà il generale aveva previsto di tornare in patria da parecchio tempo peiché gli scadeva il visto belga. La reazione più violenta alle manovre della Nato è venuta proprio dai militari russi. Il ministro della Difesa Igor Sergheev, durante un incontro con il suo collega americano Henry Shelton, ha usato ieri espressioni al limite della cortesia diplomatica, accusando praticamente la Nato di aver ingannato i russi riguardo alle manovre nel cielo della ex Jugoslavia. «Per me è stata una tale sorpresa», ha detto indignato, «che non so proprio cosa pensare. Sono un soldato abituato all'onestà tra colleghi, non capisco perché mi hanno trattato così». Una dichiarazione che ha lasciato sconcertati i diplomatici e i militari della delegazione americana: soltanto venerdì scorso, durante una riunione del consiglio Russia-Nato, il ministro della Difesa russo era stato informato dei piani dell'Alleanza e in seguito gli era stata anche comunicata la data precisa dell'inizio delle manovre. Forse addirittura si è trattato di un'operazione concordata, come ha fatto capire Shelton: «Abbiamo pensato a queste manovre per appoggiare gli sforzi del presidente Eltsin. Siamo favorevoli a una soluzione pacifica, ma vogliamo mostrare ai serbi che esistono anche altre possibilità». Anna Zafesova
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