Dopo il volo governa il caos

Dopo il volo governa il caos DALLA PRIMA PAG.NA Dopo il volo governa il caos Smentite tutte le profezie della vigilia A fatto un richiamo alla coerenza anche quel Mauro Masi, pattista, seguace di Segni, eletto con i voti dell'Ulivo e ora alleato del Polo. E pensare che, nelle ultime settimane, proprio il sistema elettorale friulano (proporzionale con soglia di sbarramento) era diventato, grazie a Silvio Berlusconi, la nuova religione del Palazzo. Dopo il voto di domenica - alla faccia della governabilità - il governo della Regione è diventato un rebus. Nessuno ha la ricetta in tasca, o meglio, ce ne sono troppe: c'è l'ipotesi di un accordo Polo-Lega, quella di un intesa Centro-PoloListe locali, ed ancora la proposta di un governo Costituente. Insomma, davvero una prova da pubblicizzare per il Cavaliere e gli «ultimi giapponesi» del proporzionale. Una, due e tre... La lista delle indicazioni venute dalle ultime tornate amministrative, contraddette dal voto di domenica, scorsa è davvero lunga. I diessini avevano perso tre settimane fa e il responsabile dell'organizzazione Marco Minniti era stato quasi condotto al patibolo. Le urne friulane, invece, lo hanno fatto diventare, si fa per dire, un santo. Ed ancora: a sentire Berlusconi e i suoi strateghi prestati alla politica dalle Università, la rottura in Bicamerale aveva fatto da detonatore al successo di Forza Italia. In Friuli i candidati del Cavaliere sono rimasti al palo (hanno perso uno 0,5 per cento rispetto alle politiche). Non basta: a guardare i sondaggi di Renato Mannheimer sul Corriere, il 56,9 per cento degli italiani una settimana fa non era ancora al corrente che la Commissione era morta. Un dato che sprizza ottimismo rispetto a quello di uno studio del Pds, da cui si ricava che il 70 per cento degli abitanti nel nostro Paese non sapeva neppure che la Bicamerale fosse nata. Allora, davvero, tutto sbagliato, tutto da rifare? La verità forse è peggiore: si è parlato molto del niente. Il Centro non è nato ieri come non è morto oggi, Minniti non sarà tonto ma nemmeno un genio e, anche, la zampata del Cavaliere sulla Bicamerale non ha mai pesato sulle urne. L'unico dato vero è che questo Paese sta tornando piano piano nel caos, guidato da una classe politica che si ubriaca o si tormenta per qualunque tipo di elezione, a cominciare da quelle circoscrizionali. Illusioni si susseguono ad illusioni, e ogni volta si ricomincia da capo. Spesso i dati che più vengono contraddetti dalle decisioni di questo o quel politico sono proprio quelli elettorali. Così proprio mentre tutti i voti di questa primavera dimostrano che la Lega perde consensi, Bossi ha centrato il suo obiettivo principale: quello di far saltare le riforme istituzionali, compresa la bozza sul federalismo. Lo stesso si può dire di Francesco Cossiga che, nella sua genialità, è riuscito ad imporre la sua linea al Cavaliere prima ancora di dimostrare che il suo partito esiste davvero. Forse l'ex presidente non dovrà mai sostenere l'onere della prova. Tanto che importa? Un 70 per cento della politica italiana è virtuale. Buona parte del restante 30 per cento dura lo spazio di un mattino: dieci giorni fa Berlusconi toccava il cielo con un dito per l'ingresso nel Ppe dei suoi parlamentari europei; ieri è stato Prodi a raggiungere le stelle, felice di aver cacciato dalla tavola degli uomini del Ppe che contano il Cavaliere, relegato per il momento nella tavolata dei comprimari. Per il momento gli unici che hanno guadagnato qualcosa in questa vicenda sono proprio Kohl e Aznar: si sono presi quella ventina di parlamentari di Forza Italia che gli servivano per aumentare il peso dei popolari nel Parlamento di Strasburgo e hanno evitato la defezione di uno dei pochi premier targati Ppe. Qualcuno griderà che è una contraddizione, ma si tratta di una goccia nel mare di contraddizioni che convivono nel nostro Paese. Una condizione che, in fin dei conti, non dispiace a buona parte della nostra classe dirigente. Tra una decina di giorni il governo, che non ha maggioranza in politica estera, riuscirà in un modo o nell'altro a ratificare il trattato per l'allargamento della Nato ad alcuni Paesi ex comunisti. Non è detto che, invece di lasciare, non raddoppi, superando anche l'opposizione di Bertinotti al possibile coinvolgimento del nostro Paese in un'iniziativa nel Kosovo. Non succederà niente, magari Prodi userà quella che lui stesso definisce «la dottrina albanese»: cioè, come perla spedizione dei nostri militari a Tirana, farà fronte a questi impegni contando sul voto favorevole di Cossiga e del Polo. Certo Berlusconi sbraiterà, ma tutto rimarrà com'è, poiché mancano le regole del gioco. E pensare che nella tanto bistrattata bozza della Bicamerale la politica estera e della difesa erano in mano ad un Presidente della Repubbbca eletto dal popolo che aveva tutti i poteri per richiamare alla coerenza Governo e Parlamento su questi temi. Non se ne è fatto niente perché, in fondo in fondo, in questo Paese la confusione piace al Cavabere come a tanti altri. Augusto Minzolini Intanto il Carroccio ha centrato il suo obiettivo: far saltare le riforme Incombono i voti su Nato e Kossovo ma Prodi sa che riuscirà a farcela E il pattista Masi eletto nell'Ulivo ora alleato del Polo invita il Ppi a «essere coerente» ricacciare An nell'i «Tutti gli eletti sono uindi Buttiglione e anno portato acqua di Marini, che ha già che non avanzi ipotesi secessioniste». Tanto potè l'avversione per i cossighiani. «Bisogna aprire anche alla Lega», concorda Pierferdinando Pari soddisfazione a sinistra da parte di Marco Minniti, numero due della Quercia, che vede tramontare «l'idea di un grande centro sgancia¬ o governa il caos e le profezie della vigilia Il pattista Mauro Masi

Luoghi citati: Friuli, Kosovo, Strasburgo, Tirana