«Così i popolari hanno vinto»

«Così i popolari hanno vinto» «Così i popolari hanno vinto» Franceschini: ma il centro da solo perde ROMA. Dario Franceschini, vicesegretario del partito popolare, commenta i risultati elettorali del Friuli Venezia Giuba che, a suo avviso, rappresentano un'ulteriore conferma della scelta del ppi di stare nel centro sinistra. Allora, Franceschini, il centro non ha sfondato in queste elezioni... «Veramente, il dato elettorale è soddisfacente perché dimostra che vi è stata una crescita rispetto all'altra volta. Certo, tutto ciò ha un senso solo in un sistema proporzionale quale è quello delle consultazioni del Friuli Venezia Giuba». Ciò significa che nel maggioritario un centro che si presentasse solo non avrebbe senso a suo parere? «Già, nelle elezioni politiche, o in quelle per il sindaco, vince chi arriva primo. Questo significa che un centro riaggregato non avreb- be possibilità di vincere da solo. E' la conferma, alla faccia dei nostalgici, che il centro è più forte quando decide della vittoria della destra o della sinistra. Al contrario, se il centro va da solo può anche prendere una percentuale importante, ma, non conseguendo un successo, si riduce a una presenza di testimonianza e lascia la contesa alla destra e alla sinistra. E i nostri elettori vogliono contare e non avere un ruolo di mera testimonianza». Se il centro da solo non ha senso perché avete voluto fare questo esperimento? «Guardi che noi in quella regione non abbiamo fatto nessun esperimento, perché non avevamo bi¬ sogno di sperimentare niente. La bsta di centro è nata perché nelle elezioni del Friuli Venezia Giulia vige un sistema proporzionale, e con un sistema di questo tipo tutti tendono a presentarsi da soli. E' una tendenza che si registrerà pure nelle europee, dove noi contiamo di prendere il dieci per cento. Comunque il ppi sulla sua collocazione pobtica ha fatto una scelta chiara». Se si eccettua lo «strappo» friulano... «Io non vorrei essere ingeneroso, non è mia intenzione, ma anche in questo caso si è visto che da una parte c'era il ppi, dall'altra, una frammentazione di sigle: Udr, Cdr, Cdu, Ri... Insomma, non vogbo offendere nessuno, ma la gran parte dei voti è la nostra come è dimostrato anche dalla provenienza dei consiglieri eletti». Lei sostiene di non voler arrecare offesa a nessuno, ma i suoi alleati in Friuli Venezia Giuba se ne hanno a male quando il ppi si attribuisce quasi tutto il merito del risultato ottenuto domenica. «Diciamo la verità: l'elettorato non segue i gruppi dirigenti dovunque essi vadano. C'è una parte del centro che ha una prospettiva nel Polo: questo è il bipolarismo e, ripeto, ormai questo sistema è forte e consobdato». Insomma, vi siete presentati tutti insieme, al centro, e adesso già vi dividete. «Non c'è dubbio: le forze che si sono presentate in una stessa lista in Friuli Venezia Giuba non hanno molto in comune. Le opzioni pobtiche di fondo restano diverse». E' questo il motivo per cui litigate su quale dovrà essere il governo della regione? «Veramente la polemica che è sorta in queste ore è ben strana. Le possibibtà sono limitate: il Polo non può governare da solo, e lo stesso dicasi per l'Ubvo». Per questa ragione il ppi propone un governo costituente: ma è un appello rivolto anche alla Lega ? «Mi sembra chiaro che se si parla di governo costituente l'invito sia rivolto a tutti i partiti». Quale insegnamento, su scala nazionale, si può trarre da queste elezioni? «Innanzitutto queste consultazioni sono state una grande lezione impartita ai nostalgici del proporzionalismo, perché hanno dimostrato che con il vecchio sistema in Itaba non si avrebbero la stabihtà e la governabuità. E un insegnamento lo hanno tratto anche coloro che sostengono che il maggioritario favorisce l'assenteismo: si è visto che non è vero perché pure in Friub l'affluenza è stata bassa». Maria Teresa Meli «Il Polo non ce la fa e l'Ulivo nemmeno: l'unica soluzione è aprire a Bossi» Il vice segretario dei popolari Enrico Franceschini

Persone citate: Dario Franceschini, Enrico Franceschini, Franceschini, Maria Teresa Meli