Friuli, alchimie da Prima Repubblica

Friuli, alchimie da Prima Repubblica Dopo le elezioni difficile trovare una maggioranza, nel mirino anche il sistema proporzionale Friuli, alchimie da Prima Repubblica Polo e Ulivo uniti contro l'alleanza cossighiana ROMA. La Lega di Bossi è la grande sconfitta delle elezioni del Friuli-Venezia Giulia (assieme al progetto centrista cossighiano), ma ha ancora un forte potere contrattuale. Perché sia una parte del Polo, sia una parte dell'Ulivo se ne contendono la mano per tentare di formare la giunta regionale. Col comune proposito di dare il colpo di grazia alle velleità cossighiane di far nascere un centro autonomo dalla destra e dalla sinistra. Pesante sconfitta, anche per il sistema elettorale proporzionale (e per i suoi nostalgici) che ha riproposto il caos, ridando alle alchimie delle segreterie dei partiti il potere di decidere quale governo dare alla Regione. E non è neanche detto che ci riescano. Queste elezioni regionali erano attese per avere il verdetto sulle potenzialità di sviluppo del progetto cossighiano di creare un centro autonomo da tutti. Ma la lista formata da popolari, dimani, cossighiani delì'Udr, Pri e minoranza slovena ha fatto eleggere sette consiglieri, tutti del partito popolare. Il guadagno è stato di appena due punti (11 per cento) rispetto all'8,9 preso dai soli popolari alle elezioni politiche del 1996. «In Friuli non siamo decollati», ha ammesso realisticamente il senatore Cossiga. Al contrario di Clemente Mastella che, solitario, vede un «centro che decolla». Tutti gli altri, con un sospiro di sollievo, fanno rilevare che il centro attira voti, ma solo se è schierato con chiarezza con un polo o con l'altro. Gli italiani sembrano sempre più affezionati al sistema bipolare. «Il centro, senza Forza Italia, non ha futuro all'interno di uno schema bipolare. Il voto dei moderati è saldamente imperniato su Forza Italia», spiega febee Silvio Berlusconi. Ancor più felice Gianfranco Fini che vede rapidamente tramontare lo spauracchio che minacciava di ricacciare An nell'isolamento: «Tutti gli eletti sono del ppi, quindi Buttiglione e Mastella hanno portato acqua al mulino di Marini, che ha già detto che non intende fare alleanze se non quella con la sinistra». Conclusione, dopo tanti anatemi: «Bisognerà parlare anche con la Lega, a condizione che non avanzi ipotesi secessioniste». Tanto potè l'avversione per i cossighiani. «Bisogna aprire anche alla Lega», concorda Pierferdinando Casini, segretario del Ccd, che oggi sarà affiancato dal nuovo presidente del partito, Sandro Fontana, in sostituzione dello scissionista Mastella. Pari soddisfazione a sinistra da parte di Marco Minniti, numero due della Quercia, che vede tramontare «l'idea di un grande centro sgancia¬ to dai due poli, visto che non è compresa dagli elettori». Chiaro, quindi, il messaggio politico degli elettori a favore del sistema bipolare. Lo stesso Dini, che era molto interessato all'esperimento cossighiano, ora fa dire al portavoce di Rinnovamento itabano, Stajano, che «l'obiettivo oggi è rafforzare il centro del centro-sinistra». E, facendo autocritica, annuncia che si possano fare liste di centro solo se sono omogenee. Cosa che non è avvenuta in Friuli. Si rafforza il sistema di due poli contrapposti, ma questo non vale in Friuli-Venezia Giulia a causa del sistema elettorale. Così il Polo vorrebbe tentar di formare la maggioranza con la Lega (Fini, Casini, Pisanu) o con i centristi (La Loggia). I popolari (col consenso dei democratici di sinistra) vorrebbero una giunta unitaria «costituente» (con Fi, Ds, Lega, An) col programma di cambiare il sistema elettorale. E la Lega, divisa e anche critica verso i dannosi eccessi di Bossi (Bernardelli), attende offerte sperando di ottenere la presidenza della giunta. Divisa perché il segretario regionale, Visentin, dice no a qualsiasi tipo di alleanza, mentre Roberto Maroni («il risultato non è stato soddisfacente») è disposto a discutere con Forza Italia e Ccd, a patto che loro facciano un'offerta per primi. Da Roma i dirigenti popolari (D'Andrea) rendono ufficiale l'apertura anche alla Lega per il «governo delle larghe intese», correggendo Lusetti che aveva escluso la Lega. Ai cossighiani (Buttiglione, Masi, Sanza) non resta che chiedere in modo accorato ai popolari eletti di «rispettare i patti» per un governo di centro, e non uno di emergenza. Mentre Massimo D'Alema apprezza il «buon» risultato del suo partito e fa rilevare a Bertinotti che c'è «uno spostamento complessivo» dell'elettorato a sinistra. Contrariamente a quanto lui teme a causa del governo dell'Ulivo. «Forza Italia perde il 6 per cento e An quasi il 2», sottolinea il segretario dei democratici di sinistra. Alberto Rapisarda UNI «Tutti gli eletti sono Ppi; Mastella e Buttiglione hanno portato acqua solo a quel mulino» BERLUSCONI «Senza Forza Italia il centro non può avere un futuro all'interno dello schema bipolare» MARINI I popolari aprono al Carroccio «Sì al dialogo per un governo di larghe intese» COSSIGA Il senatore avita ammette il flop «Sì, è vero a queste regionali non siamo decollati»

Luoghi citati: Friuli, La Loggia, Roma, Venezia Giulia