Bossi: nessun accordo con Berlusconi

Bossi: nessun accordo con Berlusconi Il leader del Carroccio dopo la sconfìtta nel Nord-Est: non ci alleiamo con mafiosi, fascisti, vescovi Bossi: nessun accordo con Berlusconi «Siamo padani, non italiani» MILANO. «Vietato stringere alleanze», è il diktat di Umberto Bossi, dopo la batosta venuta dal Friuli ma che, alchimie della politica, rimette la Lega in gioco, come ago della bilancia. Bilancia? Umberto Bossi, rompe ogni sogno: «Nessuna intesa col partito del mafioso, con i fascisti e con i vescovi». Che tradotto vuol dire una cosa sola: niente accordi con Silvio Berlusconi, con Gianfranco Fini e con gli eredi della De che guardano al centrodestra. «La decisione l'abbiamo presa in consiglio federale, chi non ci sta è fuori», tuona lui al pomeriggio, via telefonino, mentre sulla Croma verde va da Gemonio a via Bellerio, dove lo aspettano gli altri leader del Carroccio, dove ripete il concetto, senza possibilità di ripensamenti. «Noi non sventoliamo il tricolore, noi non siamo italiani. Siamo padani», taglia corto Umberto Bossi. Che di quello che sta succedendo in Friuli adesso che si sono contati i voti, ha un'idea ben chiara: «Saranno il nostro punching-ball. Sarà un giochetto da ragazzi, riempirli di pugni ogni giorno». In attesa della boxe, dell'opposizione strenua a qualsiasi ipotesi di governo, dalle aperture al Carroccio a questo punto impensabili alla Costituente aperta alla Lega come vorrebbero i Popolari, c'è tempo per contare i voti che se ne sono andati. E' vero che l'astensionismo è stato alto, è vero che una miriade di liste autonomiste locali hanno creato un po' di confusione, è vero che la Lega ha giocato in casa negli ultimi mesi. Ma è vero, che c'è anche altro all'orizzonte del Carroccio. «La Lega ha tenuto, cinque anni fa non c'era il partito di Berlusconi, il partito del mafioso», esordisce lui. Ma poi ammette: «La Lega ha dovuto fare i conti con una classe dirigente locale ancora troppo lenta e ingessata, c'è stata pure qualche sacca di resistenza a sostenere la secessione...». «E poi ci sono state le infiltrazioni dei servizi segreti, ne abbiamo dovuti sbattere fuori tanti...», giura Umberto Bossi. Che prima di fare i conti all'interno della Lega, vuole dare un segnale forte. E alla riunione in via Bellerio, pone quella domanda retorica capace di convincere anche il più titubante possibilista, a non tentare nuove avventure in Friuli. «Ma va là... Ma come possiamo governare con Mastella e gli altri ladri del Sud? Come possiamo, noi che siamo padani, metterci con gli italiani?», si chiede e sa già la risposta, Umberto Bossi. Tutti d'accordo, eppure c'è chi - nel gioco delle parti - non vuole innalzare steccati invalicabili. Come Roberto Maroni, che a urne appena chiuse aveva capito che la Lega sarebbe stata l'ago della bilancia, e adesso incassa i corteggiamenti che vengono da metà del mondo politico: «Tocca a chi ha vinto, tocca a Fi e Ccd avanzare una proposta. Noi valuteremo e decideremo», la butta lì l'ex ministro dell'Interno. «Comunque aspettiamo la proposta politica dai rappresentanti del Friuli, visto che è una Regione a statuto speciale. Le altre dichiarazioni, quelle di Berlusconi, Fini e La Loggia, sono segatura romana che non prendiamo nemmeno in considerazione», tronca ogni discorso Roberto Maroni. Più o meno in linea, anche se le differenze hanno una certa importanza, si pone anche Marco Formentini, l'ex sindaco di Milano e oggi presidente del Parlamento padano. «Non abbiamo né porte chiuse né porte aperte, tanto noi siamo equidistanti da Polo e Ulivo», spiega Formentini. «Comunque tocca ai nostri amici friulani decidere», è la prima puntualizzazione. Accompagnata da una risposta durissima al capogruppo alla Camera di Forza Italia, Enrico La Loggia, che aveva chiesto che fosse la Lega a fare il primo passo. «Non sono al corrente delle usanze siciliane, qui siamo in Padania», tronca i salamelecchi il «Violante» del Nord. La domanda sui possibili accordi è sempre quella: se venisse chiesto pregiudizialmente, la Lega rinuncerebbe alla secessione? Marco Formentini risponde senza dubbi: «Noi parliamo di secessione ma anche di devolution. E gli altri? Mica possono sempre dire no e basta...». Fabio Potetti Maroni: «Tocca a chi ha vinto, Fi e Ccd, avanzare proposte. Noi valuteremo» Formentini: il primo passo lo devono fare i nostri amici friulani LA CADUTA DELLA LEGA NEL NORD-EST AMMINISTRATIVE '93 199*3 PROVINCIALI '95 COMUNALI '94 I I POLITICHE'96 ' I AMMINISTRATIVE '98 COSI1 IL NUOVO CONSIGLIO REGIONALE L,STE von% SEGGI Forza Italia-Ccd-Fed. centra 20,6 14 LegaNord 17,3 12 Democratici di sinistra 16*3 10 Alleanza Nazionale 13,3 9 Centra popolare riformatore HfO T Rifondazione Comunista 6,7 4 Federazione dei Verdi 4,0 3 Unione Friuli 3,6* 1 * Il quorum è stato raggiunto nella circoscrizione di Udine rm p m la oiunia ' : (M^oranza 31 seggi) Giunta Centrodestra {Forza Italia + An +Cpr) 39 Giunta Centrodestra + Lega 42 Giunta Centrosinistra (Ds + Rifondazione + Verdi} 17 Giunta «Costituente» (Forza Italia + Cpr + Ds) 31 Vf Il segretario della Lega Nord Umberto Bossi

Luoghi citati: Friuli, Gemonio, Milano, Udine