Yen a picco, trema anche Wall Street

Yen a picco, trema anche Wall Street La divisa giapponese vicina a 150 sul dollaro. New York cede il 2,36%. Banche centrali in allarme Yen a picco, trema anche Wall Street Panico in Asia, l'Europa tiene. Tokyo chiede aiuto al GÌ MILANO. L'ultimo a tentare di sdrammatizzare una crisi che viene dall'Oriente è Hans Tietmeyer, presidente della Bundesbank. Il Giappone, dice, ha un potenziale così forte da poter superare la crisi attuale e ricreare fiducia sui mercati. Sarà, ma da Tokyo, nelle stesse ore, arrivano solo conferme di mezze sciagure: il nuovo tonfo dello yen, quotato ieri sopra i 146 per un dollaro, che si avvicina in modo preoccupante a quota 150 che è una specie di linea Maginot sfondata la quale nessuno sa immaginare cosa potrebbe succedere. E forse proprio per questo, per evitare di drammatizzare una situazione che ora dopo ora è già drammatica di suo, per evitare una spirale di emozioni e di contagiare i mercati, forse proprio per questo Tietmeyer, uomo sempre prudente, ha voluto mettere l'accento sulle potenzialità del Giappone, seconda economia al mondo. Colosso in crisi, però. Perché, proprio mentre il presidente della Bundesbank si mostrava ottimista, da Tokyo, dall'Oriente tutto, persino da una Borsa di Mosca sull'orlo del baratro (4,07%, dopo aver sfiorato l'8%) e sempre più incerta sulla tenuta del mercato finanziario russo, sono arrivati, a raffica, dati che definire negativi è poco. La caduta dello yen che non si ferma, per cominciare. E poi le Borse, termometri impazziti di una febre gialla che ormai ha contagiato tutti?Tokyo- dove l'indice Nikkei (-1,31%) continua la sua corsa sotto quota 15 mila punti e poi Manila (-4,49%), 'Singapore (3,2%), Seul f-'4,8%) che è arrivata ai livelli più bassi dall'87, Hong Kong dove se non è panico (con il -5,72% di ieri) poco ci manca. Brutto tonfo, quest'ultimo, che ha subito messo in allarme le autorità cinesi sensibilissime, da quando l'ex colonia inglese è passata sotto la bandiera rossa a stelle gialle, alla stabilità di Hong Kong: ieri è addirittura intervenuto il presidente del Parlamento Li Peng che ha invitato il governo giapponese a «prendere misure efficaci per rimettere in sesto l'economia». La risposta, indiretta ma chiara, è arrivata dal primo ministro del Sol Levante Ryutaro Hashimoto che ha addirittura ventilato l'ipotesi di una possibile richiesta di aiuto agli altri Paesi del G7 per un'azione concertata di sostegno dello yen. Richiesta reiterata che viene dopo un no pesante dato la scorsa settimana dalle autorità monetarie Usa: «Il dollaro va bene così», aveva detto, innescando ulteriori ribassi dello yen, il sottosegretario al Tesoro Usa Bob Rubin, negando così interventi per frenare la corsa del biglietto verde. Ma adesso, di fronte a una crisi che giorno dopo giorno si fa più dura - ieri, per esempio, si è saputo che la riduzione della produzione industriale giapponese ad aprile è stata dell' 1,6% contro le previsioni di -1,1% - nessuno sembra più tanto sicuro su cosa è meglio fare. Tanto più che, nel frattempo, cominciano a circolare previsioni sugli scenari prossimi venturi. Mark Mobius, guru dei mercati emergenti dei fondi Templeton, dà per certa una svalutazione dello yen fino a 170 per un dollaro, mossa questa, spiega, che renderà molto più competitive le esportazioni delle società giapponesi. Non solo. Dice Mobius: entro la fine dell'anno svaluterà anche la Cina. Scenari preoccupanti, insomma, per l'Occidente. Tanto che tra molti analisti si comincia a quantificare il costo per le economie Usa ed europee della svalutazione dello yen: potrebbe costare, è la previsione, un punto percentuale in meno del Pil in America e un mezzo punto in meno per l'Europa. Preoccupazioni che non a caso hanno trovato eco, ieri al vertice europeo di Cardiff, nelle parole del primo ministro inglese Tony Blair: il mondo, ha detto Blair, si trova davanti al più grosso rischio di crisi economica generalizzata da quasi due decenni a questa parte e l'Euro deve reagire. Così, mentre il ciclone Japan si abbatte sulla fragile economia russa facendo vivere una delle peggiori giornate da due anni in qua alla Borsa di Mosca, il resto dei mercati non è da meno. Lunedì nero per tutti, insomma. Per Wall Street che non ferma la sua caduta, parte male, continua malissimo, tocca i meno 100 punti, poi 150 (per chiudere a 8.626 punti, una perdita secca del 2,36%, il peggior deprezzamento» da otto anni) e trascina con sé le Borse europee partite, da parte loro, Jutte col freno a mano innestato'e finite tutte in ribasso: 2,5% Francoforte, -1,12% Parigi, -1,01% Zurigo, -0,9% Londra e 1,50% Piazza Affari dove, a complicare le cose, ci si è messa pure l'incertezza attorno ai vertici di uno dei titoli principe del listino, quella Telecom che ha lasciato sul terreno il 2,09%. [a. z.] Ma Tietmeyer frena «Resta ancora forte e la crisi passerà» LE CHBUSURE NELLE PRO UN LUNEDI' DI PAURA NELLE BORSE MONDIALI ì CVftRBKT HA KG SBNG. *K '* tifi \ \ Operatori allarmati alla Borsa di Hong Kong. Il listino continua ad essere debole

Persone citate: Hans Tietmeyer, Mark Mobius, Mobius, Ryutaro Hashimoto, Templeton, Tietmeyer, Tony Blair