Martens: Kohl vuole rifare lo de in Italia di Fabio Martini

Martens: Kohl vuole rifare lo de in Italia RETROSCENA LE APERTURE A FORZA ITALIA Martens: Kohl vuole rifare lo de in Italia CARDIFF DAL NOSTRO INVIATO Soltanto per una questione di bon ton Romano Prodi si è tenuto lontano dalle telecamere. Mai come stavolta avrebbe voluto gridare al mondo il suo intenso piacere per la decisione - per nulla scontata - presa dai leader popolari di tener Berlusconi fuori della porta, di non farlo partecipare ai loro summit. Da ieri pomeriggio Prodi partecipa al vertice europeo e soltanto il rispetto dovuto ai suoi 14 «colleghi» ha trattenuto il Professore dall'esporsi su una questione di «partito». Il premier ha incaricato il suo portavoce Ricardo Franco Levi di comunicare ai giornalisti la «soddisfazione molto grande» per la decisione, presa due notti fa, dai capi del partito popolare europeo: via libera agli europarlamentari di Forza Italia, ma porta chiusa al suo leader. Al di là della procedura scelta dal Professore (che tra l'altro ha affidato al portavoce di Palazzo Chigi un commento del Prodi-uomo di partito), l'entusiasmo del presidente del Consiglio si spiega con una ragione molto semplice: due notti fa, in un albergone della campagna gallese, Prodi si giocava una parte del suo futuro politico. Due notti fa, se Kohl, Aznar e gli altri leader europopolari avessero diito via libera a Silvio Berlusconi, «i popolari italiani e Prodi avrebbero dovuto accelerare alcune scelte», per dirla con le parole soft di Enrico Letta, vice-segretario del Ppi e molto vicino al Professore. Detto più chiaramente: con Berlusconi accolto a braccia aperte nella famiglia europea, Prodi e il Ppi sarebbero stati costretti ad uscire - da soli e nel giro di qualche settimana - dal Partito popolare europeo, con effetti a catena sulla politica italiana facilmente prevedibili. Uno, sicuramente: il legale rappresentante della «famiglia popolare» sarebbe rimasto Berlusconi. Romano Prodi ha ragione di essere «molto soddisfatto» anche perché, per effetto della sua impuntatura, due sere fa è venuto a galla un retroscena sorprendente. Per giustificare il proprio comportamento, il presidente del Ppe Wilfried Martens ha rivelato di avere ricevuto, tre mesi fa, un mandato molto preciso dai suoi «capi» Kohl e Aznar: quello di «incoraggiare la formazione in Italia di un forte partito di centro, in grado di riallacciare i legami con gli elettori democratici». Parole che svelano il disegno se- greto coltivato in questi mesi a Bonn e a Madrid: l'ingresso di Berlusconi in area-Ppe serviva, certo, a rimpolpare le truppe europopolari rispetto a quelle guidate dai gollisti, ma era anche finalizzato ad incoraggiare la formazione in Italia di una «nuova de», una formazione moderata che attorno a Berlusconi riaggre- gasse tutti i cattolici. Tutti, compresi i popolari. Un disegno avvolgente che i popolari e Prodi hanno vissuto come un'ingerenza e che ora sono riusciti a rintuzzare. Tanto più che la «sirena» eurosocialista ha già cominciato ad ammaliare: proprio ieri, qui a Cardiff, il sottosegretario agli Esteri del pds Piero Fassino ha ripetuto l'offerta già avanzata qualche giorno fa in un'intervista: «Visto che i popolari europei hanno deciso di rompere l'unità politica dei cattolici e lavorano ad una aggregazione di tipo conservatore, visto che il bipolarismo si consolida anche in Europa, a forze come i popolari italiani si profilano due strade: o una battaglia interna o altri approdi». Fassino non propone l'ingresso nel partito socialista europeo, ma immagina un distacco del Ppi dal Ppe: un'offerta argomentata, che recepisce ragionamenti che cominciano a fare anche personaggi non politici. Come Ralf Dahrendorf che proprio ieri su La Repubblica si chiedeva se dopo le elezioni europee del 1999 «il posto giusto per Prodi» sia nel Ppe o piuttosto in un nuovo centro-sinistra europeo. Ma la sirena socialista dovrà aspettare: dopo lo stop di Kohl e Aznar a Berlusconi, l'ala sinistra dei popolari europei riprende fiato. «L'altra notte a Cardiff è stato dimostrato che la presunta anomalia dei popolari italiani non esiste - spiega ancora Letta - e dunque qualsiasi scelta faccia il Ppi, la farà assieme ad altri partiti, a cominciare da quelli guidati da capi di governo - come il belga Dehaene e il lussemburghese Juncker - che governano assieme ai socialisti». E infatti, nel breve briefing di ieri pomeriggio, a Fas sino che rilanciava la sua propo sta, Ricardo Franco Levi ricorda va: «L'iniziativa assunta da Prodi nei confronti della presidenza Ppe è la prova provata della sua volontà di opporsi alla trasformazione del Ppe in forza conservatrice» e di continuare ad «appartenere al campo popolare». Fabio Martini

Luoghi citati: Bonn, Cardiff, Europa, Italia, Madrid