Fondi e sim, c'è da fidarsi?
Fondi e sim, c'è da fidarsi? LETTERE Fondi e sim, c'è da fidarsi? OREEI conoscere la differenza fra Sicav, fondo comune e Sim. Ci sono pericoli che il risparmiatore perda il suo capitale aderendo a una Sicav che eventualmente fallisse? Forse il pericolo è reale se il risparmiatore si rivolge a una Sim, perché ricordo articoli di giornale che riferivano di insolvenze di agenti di cambio, riunitisi in Sim. N. G. - Lungavilla Sicav e fondi sono due organismi collettivi di investimento: in pratica svolgono la stessa funzione di «casse» alle quali i risparmiatori conferiscono i loro capitali perché vengano gestiti. Hanno dato, fino a oggi, le massime garanzie d'affidabilità. La Sim è invece una società di intermediazione mobiliare, con lo scopo sociale di collocare fondi comuni o azioni delle Sicav (società di investimento a capitale variabile), o di offrire gestioni patrimoniali. E' vero che ci sono stati casi di Sim istituite da agenti di cambi (ma non solo da loro), è vero che alcune Sim sono state liquidate perché insolventi, come è vero che non si deve generalizzare e come è vero che in ogni scelta importante (e quella sul come investire lo è) occorre cautela. Senz'altro quella, basilare ma spesso trascurata, di affidarsi a qualcuno solo dopo aver controllato con la necessaria precisione che si tratti di società autorizzata, con una buona reputazione sul mercato, una storia rassicurante e ogni altro elemento di conoscenza utile a «capire» qualità e difetti del soggetto cui ci si rivolge. Per la verifica, esistono organismi di categoria, come l'Assoreti, l'Assosim, l'Anasf (promotori) e quelli di controllo, come la Consob (Sim, reti, promotori) o l'Isvap (assicurazioni). Il 12,50% si paga anche sull'aggio Cos'è l'aggio di emissione? Alla mia banca me l'hanno gentilmente spiegato ma non ho capito nien- te, pur avendoci rimesso 98.750 lire (e chissà quante altre nel passato, euforicamente non controllato!). Nel novembre '95 ho acquistato dei Btp a lire 99,23 (20 milioni). Nel '98 ho ricevuto il rimborso a lire 100, ma con trattenuta di lire 98.750, come ritenuta del 12,50% su aggio di emissione di lire 790.000 (526.667 + 263.333). La mia banca mi ha detto che il prezzo di emissione era stato di 96,05 lire e che qualcuno aveva anticipato quest'aggio che io ho dovuto rimborsare. Non sono stato certo io a guadagnare nella vendita dei titoli. Riterrei giusto pagare le tasse sulla differenza fra quanto da me pagato e quanto incassato, ma di più no! Ma ora mi sorge un'altra domanda. In sostituzione dei titoli scaduti ne ho comperati altri a lire 115,962. Alla scadenza, quando mi rimborseranno solo 100 lire, avrò indietro qualche aggio al contrario o simile? Giuseppe de Juliis - Torino L'aggio di emissione è il margine di guadagno che si ottiene sulla differenza tra il prezzo di emissione di un titolo, quando questo è inferiore alla pari, e il suo valore nominale, che è la somma che si incasserà a scadenza. Nell'86, quando fu introdotta la tassa del 12,50% sugli interessi dei titoli di Stato fu sottoposto a tassazione anche questo guadagno. Fino alla fine del '96 però l'unico a essere chiamato dal Fisco a regolare i conti in questo senso era colui che presentava il titolo all'incasso, che era perciò costretto a versare al Fisco l'intera imposta, anche se non aveva comperato il titolo al- l'emissione ma successivamente sul mercato, dunque a un prezzo diverso. Dall'inizio del '97, però, non è più cosi: le tasse, da allora, si pagano solo sul guadagno maturato nell'effettivo periodo di possesso. Così, a ogni compravendita, l'intermediario è tenuto a calcolare il valore dell'imposta, in modo che questa venga pagata via via dai vari possessori del titolo e non gravi tutta su chi lo presenta all'incasso. In ogni caso, per quel che riguarda l'aggio, il prezzo fiscale di riferimento è sempre il prezzo di emissione. Passaporto o certificato per i minori all'estero? Leggo su Tuttosoldi che per i minori all'estero (in particolare fuori Schengen, esempio Gran Bretagna) è necessario il passaporto. In Comune mi hanno invece dato una carta d'identità per il bambino, affermando che è valida per l'espatrio e rende superfluo il passaporto. Chi ha ragione? E. Colombini - Collebeato (BS) Dopo la pubblicazione della «Guida ai viaggi all'estero» sul numero della scorsa settimana, molti lettori hanno chiesto chiarimenti sulla questione dei documenti per i minori. Numerosi uffici comunali, infatti, rilasciano ai genitori un lasciapassare valido per tutti i Paesi nei quali è possibile viaggiare con la sola carta d'identità, ritenendo superfluo l'uso del passaporto, indicato invece nella guida come documento da preferire per i minori anche per i Paesi dell'area Schengen. La questione è complessa, perché il lasciapassare per i minori è un documento riconosciuto dalle autorità di frontiera dei Paesi che hanno firmato accordi bilaterali - l'indicazione completa è riportata nel timbro apposto sul retro - ma non ci sono ancora direttive comuni a livello europeo che obblighino le autorità di polizia operanti sul territorio a riconoscerlo come un vero e proprio documento di identità. Così, il problema è esploso, paradossalmente, proprio con l'entrata in vigore del trattato di Schengen che ha abolito i posti di frontiera, ma ha previsto un rafforzamento dei controlli a campione sugli stranieri. In particolare, nelle ultime settimane in Francia la Gendarmerie ha fermato più volte italiani che viaggiavano con bambini muniti del solo lasciapassare, avviando accertamenti per verificare la loro identità. Tutti i casi si sono risolti solo con una perdita di tempo, ma la questione è stata segnalata al Comitato italiano per Schengen, che vigila sull'applicazione del trattato. Proprio l'aumento del numero di casi simili ha spinto il Comitato a chiedere che venga trovata una soluzione in tempi brevi con l'approvazione di un unico protocollo con l'indicazione dei documenti validi per tutti i Paesi europei, non solo comunitari. Segnalazioni di italiani ai quali è stata contestata la validità del lasciapassare per i figli minori, infatti, sono arrivate al Comitato anche da alcuni Paesi dell'Est europeo, in particolare dall'Ungheria, e il fenomeno risulta in aumento. Proprio per questo motivo diverse questure, quella di Roma in particolare, per i viaggi all'estero dei bambini consigliano oggi l'iscrizione sul passaporto dei genitori o il rilascio di un proprio passaporto. Quanto ad altre due indicazioni riportate nell'articolo occorrono due precisazioni: per la Repubblica Ceca non basta la carta d'identità; al contrario, occorre ancora il passaporto - come peraltro risultava dalla tabella pubblicata a pagina I - mentre da alcuni mesi non è più necessaria la carta verde per chi si reca in Svizzera (lo chiede il lettore Luigi Foglio Para di Torino), grazie a un accordo bilaterale entrato in vigore quest'anno. Ha collaborato: ANTONELLA DONATI A CURA DI GLAUCO MAGGI
Persone citate: Luigi Foglio
Luoghi citati: Collebeato, Francia, Gran Bretagna, Roma, Svizzera, Torino, Ungheria
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