ADOZIONI E COSCIENZA
ADOZIONI E COSCIENZA RIVOLI ADOZIONI E COSCIENZA Un convegno per discutere i dubbi di una scelta difficile E M, fra i possibili incontri, uno dei più intensi e teneri. Eppure, l'adozione rimane un campo minato, una palestra di polemiche e grida, demagogia e ideologia, banalità e strumentalizzazioni. Mentre si firmano carte dei diritti dei bambini, proprio su questo tema il dibattito dei tuttologi passa allegramente sulla testa del primo soggetto di diritti: i bambini. Giacché tutto ciò rende difficile far chiarezza (e i media per lo più lavorano a confondere anziché a chiarire), ben vengano quelle iniziative - incontri, dibattiti, testimonianze in prima persona - che riordinano, puntualizzano, spiegano, svelano. Così come accadrà alla Festa di Primavera organizzata per domenica 14 giugno al Collegio San Giuseppe di Rivoli (corso Francia 15) da Nova/ente mora- le che si occupa di adozione internazionale (tel. 011/2487656). «Adozione: una scelta di coscienza», dice il titolo. Parleranno parlamentari, magistrati, psicologi, assistenti sociali. Tra loro Annamaria Baldelli, giudice del Tribunale minorile di Torino, Frida Tonizzo, dell'Anfaa, Vito Leccese, vicepresidente della Commissione Esteri della Camera. Il dato di partenza, spesso dimenticato, è che l'adozione non nasce perché degli adulti non hanno figli. Nasce perché dei bambini hanno bisogno di genitori. E' un incontro fra due bisogni dei quali uno, quello dei piccoli, è primario. Eppure, intorno a questo principio, si alza con frequenza un polverone sorprendente: 50 mila minori in istituto, si grida. D'accordo, ma quanti sono adottabili? Quanti sono indesiderati perché grandi, malati fisici o psichici, «dotati» di fratelli dai quali non separarli? C'è una bella differenza tra volere un figlio e volere un certo tipo di figlio. La logica comune è: dove sono stanno male, quindi prendiamoli e diamoli in adozione. Ma si può star bene con una famiglia povera e affettuosa, meglio che in una ricca e violenta. Chi inneggia al principio «qui staranno senz'altro meglio» è chi vede se stesso come il bene migliore per l'altro. L'Italia pretende rigore, poi invoca a gran voce, in comitiva, una deroga dietro l'altra, soprattutto in questo campo. Il diritto del bambino a una famiglia adeguata passa in secondo piano rispetto a un diritto dell'adulto che fa rimpiangere il mammismo di Toto Cutugno. E dire che purtroppo esistono abbastanza miseria, abbastanza degrado, abbastanza violenza perché i minorenni bisognosi di adozione o affidamento siano tanti. E gli incontri ci possono essere purché dall'altra parte non ci siano chiusure estreme («è troppo scuro», «ha già tre anni, io lo volevo piccolo»). L'adozione deve essere coscienza, la quale non esclude il proprio legittimo desiderio. Ma l'adozione è gestita dagli adulti, nella legislazione, nelle domande, nelle decisioni di Tribunale. Proprio in questi giorni, nella ratifica della Convenzione dell'Aja, si è fatta una nuova stesura dell'articolo 37, a proposito dei diritti dei minori a conoscere la famiglia di prove¬ nienza. Visto così è un rispetto in più per i diritti dell'adottato a sapere il più possibile di sé. Ma ciò va a cozzare con la filosofia stessa dell'adozione, con il concetto di «famiglia a tutti gli effetti». Sono giovani uomini e donne oggi maggiorenni, adottati, a scrivere a La Stampa e ai parlamentari per dire che, se pure è naturale e tormentata la curiosità sulle origini, non hanno intenzione di ritrovarsi sospesi fra due famiglie, di sobbarcare la prima, quella biologica, di pesi che potrebbe non saper affrontare e, soprattutto, di ripiombare in un limbo dove di due famiglie non ne hanno più nemmeno una vera. Marco Neirotti «Adozione, una scelta di coscienza» è il titolo del conregno che si terrà a Rivoli il 14 giugno (ore 9:30-13) Foto in basso a destra: due opere di AdolfVallazza in mostra nella centrale idroelettrica di Ceresole (dal catalogo diPriuli & ferlucca)
Persone citate: Annamaria Baldelli, Frida Tonizzo, Marco Neirotti, Primavera, Toto Cutugno, Vito Leccese
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