L'ACCADEMIA DI S. CECILIA di Leonardo Osella

L'ACCADEMIA DI S. CECILIA AL LINGOTTO L'ACCADEMIA DI S. CECILIA Wbun Cbung dirige Rossini Bernstein, Ravel e Stravinski LA parata di grandi orchestre che ha contrassegnato i Concerti del Lingotto si chiude giovedì 18 con l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Il complesso della gloriosa istituzione romana darà il via alle 20,30 nel grande Auditorium Giovanni Agnelli ad un concerto particolarmente piacevole, impostato com'è sul tema della danza. Sul podio ci sarà Myung-Whun Chung: il direttore coreano, 45 anni, dopo un brillante esordio al pianoforte (che comunque non ha mai abbandonato) ha optato per la bacchetta e prima di affermarsi alla grande in proprio è stato tra l'altro assistente di Carlo Maria Giulini. L'avvio della serata si fregia del venerando nome di Rossini, del quale si ascolterà l'Ouverture da «L'assedio di Corinto», accompagnata dalle danze che il compositore aggiunse nel rifacimento dell'opera. Ecco poi le «Danze sinfoniche» da «West Side Story» di Léonard Bernstein. La suite, che l'autore stesso assemblò traendola dalla partitura del musical poi sfociato in un film di grande successo, svaria fra il tenero neo-romanticismo di «Somewhere» e le sfrenatezze dionisiache dei ritmi afro-cu- bani, contrappuntando la tragica vicenda dei novelli Romeo e Giulietta nel sordido quartiere popolare di New York. Con «Ma mère l'oye» si tocca l'abilità che Ravel ebbe nel portare in partitura orchestrale pagine che egli stesso aveva creato per pianoforte. Si tratta in questo caso di un balletto per piano a quattro mani, diviso in cinque parti, scritto a beneficio di due giovanissimi e per questo definito «pièces enfantines». Dalla quieta pavana per la «bella addormentata» agli esotismi onirici dell'«imperatrice delle pagode», dai rauchi latrati del controfagotto in «La bella e la bestia» all'apoteosi gioiosa del «giardino fatato», la strumentazione raveliana si palesa in tutta la sua bellezza. Il brano finale, assecondando la tradizione che vuole vedere impegnato tutto il plotone dei percussionisti (in dialetto torinese sarebbero «coi ch'a fan ciadel»), sarà «L'uccello di fuoco» di Igor Stravinskij, la suite del balletto nella versione del 1919. Qui il colore la fa ancor più da padrone, con evidenti richiami a Nikolaj Rimskij-Korsakov (non a caso l'opera fu dedicata a suo figlio Andrej). Leonardo Osella A fianco il direttore coreano Myung-Whun Chung. Nella foto sotto a sinistra Franco Maggio Orfnezowski a destra GerdAlbrechl

Luoghi citati: New York