I coccodrilli fossili del Vicentino

I coccodrilli fossili del Vicentino MUSEI I coccodrilli fossili del Vicentino APPENA 35 milioni di anni fa la zona collinare attorno a Vicenza ospitava una foresta di tipo tropicale e con mangrovie costiere, testimoniata dalle Ugniti che antecedentemente la prima guerra mondiale venivano utilizzate come combustibile. L'ambiente fluviale e lacustre aveva una rigogliosa flora formata da Goniopteris, Sapindus, Pisonia, Ficus, Laurelia, Magnolia, Aralia e altre piante. Anche gli animali che vi abitavano erano caratteristici del clima tropicale: coralli coloniali, molluschi marini, anfibi, rettili e vari mammiferi. Nelle acque non mancavano i coccodrilli: in particolare una specie con individui adulti (Asiatosucrus monsvialensis) lunghi due o tre metri, di cui sono stati trovati venti esemplari, e una seconda specie di dimensioni maggiori, appartenente alla famiglia degli alligatori. Quest'ultima porta il nome di Diplocynodon dalpiazi dal famoso geologo Dal Piaz per anni direttore dell'Istituto di geologia e palentologia dell'Università di Padova, recentemente scomparso. Entrambe vivevano nello stesso ambiente, nello stesso periodo, ed erano presenti in tutta la regione mediterranea. I coccodrilli attuali hanno dimensioni diverse, a volte gigantesche, e sono, fra i rettili, certamente i più aggressivi. Le loro caratteristiche sono la coda che serve come organo propulsore, gli arti anteriori più corti di quelli posteriori, occhi e narici sporgenti dall'acqua quando l'animale è sommerso, fortemente corazzati e con una potente dentatura con il quinto dente visibile esternamente anche a bocca serrata. Trascorrono la loro vita rimanendo di giorno pigramente immobili e mimetizzati nel loro ambiente, per scattare contro ie prede che si avventurano in prossimità della coda e della bocca, verso l'imbrunire. Possono così divorare cani, maiali, asini, bufali, cammelli che incautamente si avvicinano alle acque per bere. Solo le specie più piccole si nutrono di pesci o di uccelli, che colpiscono con una frustata della loro coda. Ma non è infrequente vedere anche uccelli portati dolcemente a spasso sul dorso e che, lungo il tragitto, li ripuliscono dei parassiti o altri, come il guardiano dei coccodrilli, che li avvertono con le loro grida se vi è qualche pericolo imminente. Milioni di anni fa questi rettili colonizzavano la Terra con molte specie, mentre gli attuali discendenti appartengono a poche specie e sono di dimensioni ridotte. Vivono solo nelle acque dei fiumi, dei laghi e degli stagni tropicali dell'Africa, delle isole australo-asiatiche e delle Americhe. Nelle zone costiere dell'India e nel Nord dell'Australia vi è il coccodrillo marino che, dall'interno delle acque dei fiumi, si spinge in mare aperto anche per chilometri. Da tempo si sa che nel Vicentino esistono resti di coccodrilli fossili, un tempo fantasiosamente mterpretati dall'immaginario popolare come mostri o draghi. I coccodrilli del Vicentino, secondo studi recenti del professor Piccoli e dei suoi collaboratori dell'Università di Padova, appartengono a due specie. Essi sono più simili a quelli americani che agli asiatici. La loro migrazione è giustificata dall'ipotesi che, nell'Oligocene, siano passati dalle coste dell'America, fino all'Europa attraverso la Groenlandia, l'Islanda e la Gran Bretagna. Diversi crani di questi coccodrilli sono oggi raccolti nel Museo di Paleontologia dell'Università di Padova, curato da Luca Altichieri. Franca Fabris g iversi crani di questi coccodrilli sono oggi raccolti nel Museo di Paleontologia dell'Università di Padova, curato da Luca Altichieri. Franca Fabris

Persone citate: Dal Piaz, Fabris, Franca Fabris, Luca Altichieri, Magnolia