L'eretico del Big Bang

L'eretico del Big Bang CONFERENZA DELL'ASTRONOMO L'eretico del Big Bang Arp accumula osservazioni «imbarazzanti» AVEVA promesso novità a sensazione, Halton Arp, per la sua attesissima conferenza pubblica del 18 maggio a Tradate, vicino a Milano, dove era stato invitato da una associazione di astrofili. Ed è stato di parola. Arp è uno degli scienziati più discussi di questo secolo. Il perché è chiaramente impresso nella sua carriera scientifica. Laureatosi con lode ad Harvard nel 1949 con un lavoro davvero fondamentale sulla frequenza di stelle «nove» (stelle che collassano/esplodono per l'esaurimento del combustibile nucleare) nella galassia di Andromeda, subito dopo si unì allo staff dell'Osservatorio di Monte Palomar, dove ha lavorato per 29 anni sulle galassie peculiari ed irregolari-. Da questi studi è nato il suo famoso «Atlas of peculiar galaxies», destinato a farlo diventare uno scienziato di prima grandezza in campo internazionale. A metà degli Anni 60, proprio mentre stava compilando il suo «Atlas», vennero scoperti i quasar: questi oggetti avrebbero letteralmente cambiato la sua vita, sia di uomo sia di scienziato. Come è noto, questi oggetti celesti dall'aspetto stellare, sono caratterizzati da un eccezionale spostamento verso il rosso delle loro linee spettrali (tecnicamente si usa la parola inglese «redshift», e lo si indica con la lettera z). Questo fatto viene normalmente interpretato come «effetto Doppler» e quindi implica per i quasar una grandissima velocità di allontanamento, ovvero (in base alla leg¬ ge di Hubble) una grandissima distanza da noi. Da questo punto di vista sembra proprio che nei quasar sia scritto il mistero dell'origine delle galassie e dell'universo in generale: essi infatti vengono normalmente interpretati come buchi neri nel nucleo di galassie primordiali e giovanissime. Questo indicherebbe l'impossibilità di un qualsiasi nesso tra i quasar stessi e quelle galassie vicine su cui Arp ha lavorato per quasi 30 anni, Ma appena Arp cominciò a interessarsi della distribuzione dei quasar nel cielo accumulò indizi sempre più forti di possibili collegamenti tra quasar e galassie irregolari. Secondo Arp, almeno nei casi in cui sembra certo un collegamento tra galassie e quasar, il redshift di questi ultimi non avrebbe nulla a che fare con l'espansione dell'universo, ma sarebbe legato a qualche fenomeno fisico del tutto diverso. E' chiaro che, in questo caso, ver¬ rebbe messa in dubbio l'idea stessa che l'universo sia in espansione, e quindi che sia nato da una grande esplosione primordiale 15 miliardrdi anni fa. Quasi subito queste idee crearono ad Arp non poche difficoltà nel pubblicare i suoi lavori. Più in generale trovò sempre più difficile ottenere tempo di osservazione ai telescopi di Palomar e Wilson. Addirittura, quando nel 1984 un'apposita commissione gli impose di tornare a ricerche più tradizionali, Arp decise di lasciare gli Stati Uniti e di emigrare in Europa dove si aggregò allo staff dell'Eso presso il Max Planck Institute di Garching, in Germania. Intanto accumulava «casi» di connessioni dirette tra quasar e galassie secondo lui sempre più convincenti. L'esempio più famoso è quello della galassia NGC 4319 e del quasar Markarian 205. In alcune immagini elettroniche riprese nel blu a Kitt Peak si intrave- de un leggero ponte di materia tra il quasar e la galassia. Addirittura sembra che questo ponte prosegua fino al nucleo della galassia e che, in posizione diametralmente opposte:1 ài quasar, ci sia una regione di alta luminosità ultravioletta: insomma, sembra quasi che il quasar sia stato eiettato dal nucleo della galassia in conseguenza di un'esplosione avvenuta nel nucleo stesso. Questo esempio è davvero ideale perché rappresenta bene la direzione delle ricerche di Arp in questi ultimi anni, tutte tese a rintracciare vere (o presunte) prove sperimentali del fatto che i quasar, lungi dall'essere situati ai limiti dell'universo osservabile, siano in realtà oggetti espulsi dai nuclei di certe galassie attive. Essi si evolverebbero prima in oggetti BL Lacertae e poi in galassie normali. Paradossalmente, dunque, anche secondo Arp i quasar sarebbero oggetti giovanissimi destinati a evolversi in galassie normali. Ma, secondo Arp, l'eccezionale valore di z non avrebbe nulla a che fare con la velocità di recessione ma sarebbe una caratteristica intrinseca dei quasar stessi. Questa visione è così contraria alle idee più radicate della cosmologia moderna, da lasciare esterrefatti. E Arp lo sa benissimo. Per questo, con il passare degli anni, il suo lavoro è consistito nella ricerca di esempi sperimentali sempre più emblematici. Da questo punto di vista, bisogna ammettere che Arp ha presentato a Tradate alcuni risultati a dir poco sorprendenti. L'esempio più impressionante riguarda la galassia Seyfert NGC 3516, piuttosto vicina e visibile■di'profilo. Attorno^ ^esta^forte sorgente X ha lavorata 'spettroscòpicamente per due anni con Arp il gruppo di Yaoquan Chu con il riflettore da 2,2 metri dell'Osservatorio di Beijing. Ebbene, entro 30' dal nucleo della galassia, sono stati scoperti ben 5 quasar con caratteristiche sia geometriche sia spettroscopiche davvero peculiari. Fatti sperimentali come questi è difficile controbatterli, anche se l'interpretazione che ne dà Arp, così contraria al senso comune, lascia molto perplessi Una cosa, comunque, è apparsa chiara durante la conferenza casi più emblematici devono essere approfonditi. Se si dimo strassero reali, potrebbero in fatti condurre a qualche scoperta fondamentale per tutta la ricerca cosmologica. Cesare Guaita Galassie e quasar mostrano velocità diverse pur essendo tra loro vicini Halton Arp (al centro). In alto, NGC 1097, galassia associata a quasar che risultano più lontani

Persone citate: Atlas, Cesare Guaita, Halton Arp, Hubble, Kitt Peak, Markarian, Max Planck

Luoghi citati: Arp, Europa, Germania, Milano, Stati Uniti, Tradate