STRAPAESANO E' IL GOLEADOR di Gabriele Romagnoli

STRAPAESANO E' IL GOLEADOR STRAPAESANO E' IL GOLEADOR LAVERÀ STORIA DEL MITICO UNDICI Alessandro Benvenuti Marco Ferrari Ponte alle Grazie pp. 110. L 15.000 NDAMMO a giocarcela e, oggi posso dirlo, non vincemmo». E' così che Gabriele Romagnoli in uno dei suoi racconti dell'ultimo libro pubblicato da Garzanti, Passeggeri (pp. 190, L. 23.000), racconta la partita della vita che alla fine del liceo allinea al Dall'Ara di Bologna i giocatori più improbabili per una sconfitta che diventa la metafora di un vivere sbandato e senza obiettivo. Ma perché tutto è metafora di tutto, il dolore può annunciarsi anche così. A voler vivere invece in diretta la partita più scombiccherata basteranno gli umorazzi di Alessandro Benvenuti, già «giancattivo» e poi registattore, e Marco Ferrari, giornalista e romanziere, che hanno narrato per le edizioni di Ponte alle Grazie La vera storia del mitico undici: il puro folle di un fumetto intrepido, di una favola jacovittiana, di una grottesca cavalcata da strapaese. Ambientata negli anni della guerra più fredda e delle strategie appena post-frontali, delle Case del Popolo e dei cinemini della Parrocchia (ogni decennio è bello a mamma sua), l'immane partita del «mitico Undici» è vista con gli occhi di un reduce che celebra con epos comico e surreale la più gagliarda disfida di una finale da bar sport. Eroi scalcagnati, azioni nefande, carognate immani, fantasie psichedeliche, anacronismi assortiti, commistioni multiple, ammucchiate paranormali, che comprendono apparizioni di comete, metamorfosi strambe e il più incruschevole parlar locale: «La fece talmente bene che sveni». In un fuoco di fila di trovate la partita più imprevedibile della storia calcistica universale si dipana con estro d'assalto a cui può solo capitare di chiedere - davvero - un poco di respiro. Tutti i nostri eroi meritano con i fatti il battesimo del no- me. Dal «cassintegrato cronico» Fernando Quacquarelli che gioca con 1'«Unità» in tasca a Bartolomeo Coglioni, che «nonostante il cognome ad handicap non era affatto un coglione»; da Becattini Salvatore detto «Portaci tante rose» ad Astio Giovanni detto «Companatico»; da Nardoni Ivan detto «Merdina» a Manolo Sensini detto «Americalatina», il più filosofo della squadra: «Nella vita e nel gioco l'importante resta l'omo». Per non dire di Osvaldo di' Baggiani detto «Caporetto», di Ermini Omero detto «Agitazione», di Jallud Sarnacchiano detto «Proboscide», di Sottili Sauro detto «Ipotenusa» e di Crocifisso Partanna detto «Uora uora arriva o ferribotte». La più forsennata delle partite che La Ghiacciaia abbia mai dovuto sostenere. Un bel modo per sciogliere con quattro risate (e qualche amarognolo risvolto) le eventuali delusioni dell'imminente spettacolo che si va ad aprire nella grande capitale. [g, t.] LAVERÀ STORIA DEL MITICO UNDICI Alessandro Benvenuti Marco Ferrari Ponte alle Grazie pp. 110. L 15.000

Luoghi citati: Bologna, Partanna