IN PORTA O ALL'ATTACCO GLI SCRITTORI IN CAMPO

IN PORTA O ALL'ATTACCO GLI SCRITTORI IN CAMPO IN PORTA O ALL'ATTACCO GLI SCRITTORI IN CAMPO Un'attrazione fatale, da Saba e Sereni ai nostri giorni L calcio è uno sport che ben si addice alle ragazzine rudi, ma non ai giovani delicati», così decretava Oscar Wilde, narratore piuttosto severo nei confronti del football. Ma la scarsa approvazione dello scrittore irlandese al gioco più amato in Gran Bretagna è veramente un'eccezione. Letteratura e sudore, rime e cannonate, racconto e dribblate vanno più che d'accordo. «A fine luglio quando/ da sotto le pergole di un bar di San Siro/ tra cancellate e fornici si intravede/ un qualche spicchio dello stadio assolato»: in versi splendidi Vittorio Sereni descriveva la malinconica di quel «gran catino vuoto», senza i protagonisti in calzoncini, senza le masse tumultuanti. La calcio-mania, che non ha mai lasciato immuni dal suo contagio poeti e narratori - da Umberto Saba a Pier Paolo Pasolini, da Giovanni Arpino a Giovanni Raboni -, oggi avanza a ritmo crescente e conquista il cuore delle folle e degli intellettuali. Una delle tante ragioni della sua suggestione è l d gggnel fatto di «riuscire a generare stati d'animo primitivi», osserva lo scrittore Sandro Veronesi nell'introduzione al numero recente della rivista «Panta», interamente dedicato al football. E sul bimestrale «Micromega», che raccoglie interventi sul gioco del pallone a cura di Gianni Mina, il calcio viene descritto come la religione del nostro tempo. Lo scrittore Manuel Vazquez Montalbàn, che pubblica in questi giorni Calcio, individua nei calciatori delle vere divinità «prèt-à-porter», dei sacerdoti «usa e getta», che volendo si possono cambiare dopo un semestre. Ma quali altre corde ideologiche e culturali tocca il gioco del pallone? E in particolare cosa spinge uno scrittore e un poeta a scendere in campo con la penna in mano per raccontare il fuorigioco e il calcio d'angolo? «In una partita m'ha sempre attirato molto - commenta il poeta Valerio Magrelli - l'emozione fisica, il trasporto, lo slancio. Ma anche il fatto che il calcio è dominato da regole precise, da un rigore di rapporti spaziali a cui non ci si può sottrarre. Grazie alla televisione la percezione di una partita, oggi, è molto cambiata. Mio padre aveva con questo gioco un incontro mediato dalla radio, s?ìvo le rare volte in cui andava allo stadio. Adesso sul piccolo schermo il campo diventa una pagina verde su cui leggere le mosse. Sotto gli occhi abbiamo qualcosa che è un incrocio tra una specialissima partita di scacchi, un rigoroso sistema di controllo dello spazio e una zuffa tra ragazzini. Che cosa c'è di meglio?». Sulle molle segrete che spingono masse vocianti ad accalcarsi negli stadi, lo scrittore napoletano Raffaele La Capria (che confessa di non essere un appassionato di pallone, ma che ben conosce i palpiti che animano la tifoseria della sua città) osserva: «L'amore per il calcio è un sostituto dell'amore di patria. Oggi, venuto meno il trasporto per l'idea di nazione, c'è quello per la Coppa delle Coppe o per la Coppa del Mondo. Questo discorso vale per le partite internazionali. Nel campionato che si svolge tutto l'anno si manifesta invece l'interesse per la regione, per il campanile. E' un modo per la gente di affermare anche la propria diversità». Il business che attualmente regola la vita dei garretti d'oro non riesce, però, a raffreddare gli animi e a limitare il trasporto emotivo per il calcio mercato? «La presenza di una gran quantità di quattrini in circolazione rende tutto più banale e prevedibile - dice il poeta Maurizio Cucchi -. Ma il gioco praticato da Ronaldo o da Del Piero continua a mantenere un potere travolgente. Gli antropologi hanno discusso a lungo se il carisma di una partita non derivi dal fatto di essere una rappresentazione simbolica della guerra e della violenza. Io non condivido questa interpretazione. Un incontro di pallone è un evento irripetibile, in cui il caso, le coincidenze svolgono un ruolo dominante. Tra i numerosi guasti portati dal calcio miliardario c'è la perdita del fascino del calciatore. In tempi passati i giocatori erano più liberi, più estrosi e originali. Adesso sono molto cauti e calibrati: se intervistati misurano le parole e si esprimono come vecchi parrucconi democristiani». Il mondo del calcio italiano nonostante tutti i suoi eccessi e cantori, aspetta ancora la sua grande epica. Come lo si può raccontare? «La presenza della televisione costituisce un ostacolo. E' molto difficile descrivere in maniera originale quello che tutto il giorno abbiamo sotto gli occhi», spiega la quarantenne scrittrice Valeria Vigano, per anni calciatrice e adesso una tra le poche firme femminili che si dedica al mondo sportivo. «Si può partire solo dai dettagli, per esempio, a me non interessa tanto raccontare i risvolti sociologici né quelli psicologici del mondo del pallone. Invece per me non c'è niente di più appassionante di un dettaglio tecnico, della creatività che vi è dietro un mirabile smarcamento o un'abile parata». Mirella Serri Veronesi: «Quella capacitò, di generare stati d'animo primitivi» Raffaele La Capria: «Un amore che sostituisce l'amor di patria» PANTAn. 16 Bompiani pp. 520. L. 29.500 MICROMEGA n. 3 Il calcio nel pallone pp. 270. L. 20.000 ma di a zufc'è di spinccale naapria re un a che anicittà) lcio è di pal trae, c'è Coppe Queartite onato i maper la Umberto Saba: è sua una delle più celebri poesie ispirate al gioco del pallone. Sotto, a sinistra il calciatore Roberto Baggio

Luoghi citati: Gran Bretagna