Quel Bel Paese di A. P.

Quel Bel Paese " SERE FA Quel Bel Paese ERA il 21 gennaio 1948 quando in una tipografia di Roma nacque (/ Paese, quattro pagine, venti lire, sedici giornalisti, uno stenografo, amministratore Amerigo Terenzi, già dell'Unito, vulcanico e sparagnino, direttore Tomaso Smith, vecchia firma antifascista e anticlericale. Circa due anni dopo, il 6 dicembre 1949, veniva fondato Paese Sera, senza quattrini ma con un prezioso capitale: una redazione di cui facevano parte Gianni Rodari, Ruggero Zangrandi, Augusto Livi, Felice Chilanti, per citare solo qualche nome. Cominciava cosi una straordinaria avventura del giornalismo italiano, rievocata cinquantanni dopo in un piccolo libro degli Editori Riuniti, pieno di aneddoti: C'era una volta «Paese Sera», di Edo Parpaglioni, che ci lavorò dal I960 al 1986. Quotidiano del pei che doveva però apparire fiancheggiatore, un ponte fra i comunisti e i compagni di strada, graficamente e stilisticamente all'avanguardia rispetto alla stampa di partito, Paese Sera, all'epoca diretto da Fausto Coen, ha vissuto la sua grande stagione fra la Ricostruzione e il Sessantotto, conoscendo in seguito un graduale declino, interrotto soltanto nel 1975-76 dalla direzione di Arrigo Benedetti, il fondatore dell'Europeo e dell'Espresso. Abbandonata dal partito, nonostante il contributo di direttori come Cingoli, Coppola, Fiori, Pratesi, Barbato, Fracassi, la testata chiuse dapprima nel 1983 e definitivamente nel 1994. La ricostruzione di Pagllarani non indaga le cause di questo declino, la sua non è una storia ma un com'eravamo. L'immagine che ne esce è quella di una effervescente fucina di giornalisti: ne fecero parte Guido Quaranta, Giorgio Forattini, Miriam Mafai, Giorgio Manzini. Ma un punto di forza di Paese Sera era la collaborazione di scrittori come Morante, Bilenchi, Pasolini, Zavattini, ben prima che Piero Ottone mettesse gli scrittori in prima pagina. A Vasco Pratolini capitò di seguire un Giro d'Italia. Con un'ombra di nostalgia, il libro dà conto di tutto, compresa la candida treccia di Berenice che illustrava i corsivi della rubrica «Settevolante». • v[a. p.]

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