PER FARE UN BUON GIORNALE NON SERVE DARE SPETTACOLO di Paolo Murialdi

PER FARE UN BUON GIORNALE NON SERVE DARE SPETTACOLO PER FARE UN BUON GIORNALE NON SERVE DARE SPETTACOLO 77 «Manuale» di Paolo Murialdi: storia, deontologia, rischi OPRAWTVERA'? Con questo interrogativo Paolo Murialdi, redattore capo al Giorno nel 1956-73, leader sindacale della categoria, studioso e storico del giornalismo, direttore di Problemi dell'informazione, apre II giornale, manuale pubblicato dal Mulino nella collana «Farsi un'idea». La sopravvivenza in discussione è quella del quotidiano, il modello di giornale di cui il libro prevalentemente si occupa. Per rispondere all'interrogativo Murialdi compie un breve viaggio nel mondo dei quotidiani. Dopo aver fatto il punto sulla situazione attuale, mettendo in evidenza in particolare il successo delle pagine economiche e delle testate sportive, come fenomeni degli Anni Ottanta, e dopo aver disegnato la mappa degli assetti editoriali, tracciandone anche una rapida storia, dall'affare P2 alla privatizzazione del Giorno, il manuale spiega come si fabbricano i moderni quotidiani, grazie all'apporto delle tecnologie informatiche, e ne offre una esemplificazione al Corriere della Sera e al Telegrafo a Livorno Livorno. Il viaggio di Murialdi non è dunque metaforico, bensì reale. Partecipa infatti alla riunione di direzione sia del Corriere della Sera sia del quotidiano toscano, riferendo dal vivo, quasi in diretta, che cosa accada, come si selezionino le notizie, come si impostino le pagine. Completano il quadro un'analisi degli aspetti deontologici della professione e la denuncia di tre derive che minacciano il giornalismo d'oggi: la settimanalizzazione, la spettacolarizzazione e la teledipendenza. Conclude la ricognizione una lettura comparata, nell'ultima settimana dell'ottobre scorso, di quattro quotidiani: Corriere, la Repubblica, La Stampa e II Giornale, per confrontare il grado di omologazione delle notizie. La testata che tende a differenziarsi maggiormente è II Giornale di Feltri (a quel tempo ancora direttore), anche per accrescere il vigore polemico contro la maggioranza che sostiene il governo. Breve e agile, il manuale di Murialdi fa parte di una fioritura di testi sul giornalismo, legata anche all'introduzione di, questa materia nel corsi universitari. Fra gli ultimi titoli arrivati in lili breria, si possono ricordare Giornalisti grandi firme (Rai-Eri), un'antologia curata da Eugenio Marcucci, che raccoglie articoli di 54 giornalisti, da Luigi Albertini a Orio Vergarli, passando per Buzzati e Monelli, i Barzini e Gorresio, ed Estetica del telegiornale di Gianfranco Marrone, edito da Meltemi, che studia le forme della narrazione giornalistica sul piccolo schermo, per mettere a fuoco sia una specificità del giornalismo televisivo sia un'identità delle testate televisive. Tornando a Murialdi, il suo manuale si chiude sulla crisi che minaccia la stampa e sul calo di credibilità: la via d'uscita, a suo giudizio, non è l'attuale gigantismo ma un'informazione di servizio, per pubblici differenziati. Alberto Papuzzi Il successo negli Anni Ottanta delle pagine economiche e delle testate sportive, la sfida negli Anni Novanta delle tecnologie informatiche II. GIORNALE Paolo Murialdi // Mulino pp. 116 L. 12.000 Altre novità: un antologia di grandi firme e l'estetica del tg Paolo Murialdi studioso e storico del giornalismo, redattore capo al «Giorno» nel 1956-73 IMI

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