UNA SPLENDIDA LENOR
UNA SPLENDIDA LENOR UNA SPLENDIDA LENOR Si riscopre «Il resto di niente» di Enzo Striano: una donna portoghese, nobile e infelice, nella Napoli del 1799 L resto di niente»di Enzo Striano, il miglior romanzo storico del nostro più recente Novecento e uno dei maggiori del secolo, uscì quasi clandestinamente nel 1986, presso mi meritorio editore che poco però aveva a che fare con la narrativa; e se pure ebbe qualche lettore avveduto e attento che ne rivelò l'eccezionalità, tuttavia, anche per la morte dell'autore l'anno dopo, l'opera rimase un oggetto di culto noto a pochi, mentre nella letteratura nazionale si celebravano altri fasti romanzeschi, effimeri e vani. E' vero che, quando si tratta di letteratura, bisogna sempre avere fiducia nella giustizia che, prima o poi, il tempo rende alla verità dei valori; e così ecco una nuova occasione di conoscere il romanzò di Striano, offerta dall'editore Avagliano, sia pure senza una nota d'introduzione, senza adeguate notizie sull'opera e sull'autore. Il resto di niente è la sigla amara della vicenda, che Striano racconta, di Eleonora de Fonseca, di nobile quanto decaduta famiglia porto- ghese trapiantata a Roma, poi trasferita a Napoli, dall'infanzia fino alla morte per impiccagione, in piazza, nel 1799, insieme con gli altri intellettuali e politici dell'effimera Repubblica Partenopea, sorta con la conquista francese di Napoli nei 1798 e caduta l'anno dopo sotto l'urto delle masse popolari in rivolta in nome della religione e del re Ferdinando di Borbone. Striano segue l'itinerario di Lenòr nella grande, confusa, pittoresca capitale del Sud nel momento di maggior fulgore di vita culturale, favorita dalla stessa corte, fra letteratura e filosofia, economia e scienza, accanto a uomini come Pagano, Cirillo, Jeròcades, Galiani, Filangieri e altri ancora. E' ammessa all'accademia dei Filaleti, compone versi, ottiene qualche successo, anche come donna, si sposa con ma uomo che si rivela rozzo e violento, ha un figlio che muore in un inverno umido e freddo, rimane incinta un'altra volta, ma ha un aborto e rischia di morire, e nell'occasione il matrimonio si scioglie. Incomincia così una nuova vita. Riprende i contatti intellettuali, partecipa del fervore di idee illuministe che dalla Francia invadono Napoli, poi dei primi fermenti della rivoluzione e si trasforma in cospiratrice, diffonde fogli e manifesti giacobini, anche nelle occasioni delle feste in corte, approfittando della sua condizione di donna; infine, arrivati i Francesi, fuggito il re, fondata la repubblica, ne sostiene la propaganda, si impegna nell'azione, pur vedendo con lucidità l'estrema debolezza del governo, l'incapacità di far penetrare le idee egalitarie nelle regioni meridionali, la sohtudine del piccolo gruppo di intellettuali di fronte alle masse popolari fanaticamente legate alla Chiesa e alla mot. ardua, ma anche, a Napoli, disponibili, sì, ad appoggiare il nuovo regime, a patto però della concessione della più sfrenata licenza contro i nobili e i ricchi, non accettabile certamente dalla rigorosa onestà civile e morale degli uomini della Repubblica Partenopea. Lenòr è con gli ultimi che cercano di resistere fino in fondo alla controrivoluzione, con loro si arrende con la parola del cardinale Ruffo di avere salva la vita,.ma poi tutti sono condannati a morte perché il re non riconosce l'impegno. L'esecuzione dà luogo a una scena grandiosa di orrore, di bestiale scatenamento delle masse davanti alle esecuzioni capitali per decapitazione o per impiccagione: e questa le tocca, con estremo obbrobrio a siglare un'esistenza affannosa, nobile e sbandata, piena di eventi drammatici e dolorosi, di ambizioni intellettuali, di passioni e ambizioni, di speranze e di delusioni, di generosità e di umiliazioni, con il resto di niente in mano, alla fine, sul patibolo. Striano sa intrecciare la vicenda privata di Lenòr con la cronaca e la vita napoletana agitata dal sommovimento di idee e di eventi dell'Europa degli ultimi decenni del Settecento, nella confusione di alte conversazioni intellettuali e di popolaresca violenza e volgarità, che la donna sperimenta insieme, nella contraddizione fra sublimità letterarie e filosofiche e resa alle passioni amorose, nel vano tentativo di arrivare a essere, insieme, letterata pensatrice, donna capace di dimostrarsi alla pari con i grandi economisti, scrittori, filosofi con cui viene in contatto e a vivere pienamente la vita. Di tanto non rimane, alla fine, nel punto della morte, assolutamente nulla. La splendida rievocazione della Napoli del Settecento nelle sue abissali disparità, che sono quelle di ogni tempo, tanti personaggi e tanti fatti della cronaca e della storia così acutamente fatti rivivere, col tocco di un'invenzione che soccorre continuamente alle insufficienze e alle amnesie degli storici, tutto il dispiegarsi di classi sociali e di figure aristocratiche e popolari ugualmente fissate con icastica verità di esempi eterni dell'esistenza degli uomini e delle loro vane ambizioni o desideri o passioni o del semplice attaccamento al vivere, concludono alla verifica che tutto è vano: il trionfo labile della rivoluzione giacobina come la restaurazione borbonica, l'amore come le esperienze intellettuali più alte. Alla fine, sul punto della morte, non rimane nulla da portare con sé o da offrire come lezione. E' una lezione tragica, dimostrata lungo il romanzo in tutta la sua totale disperazione. La vita come la storia non danno nulla, né a chi ne è protagonista, né a chi le ode raccontare. Striano lo dice in una prosa lucida, grandiosa nelle scene di massa, epica nei momenti di massima elevazione morale (la morte degli uomini della Repubblica Partenopea), desolata nella descrizione della volgarità o della ferocia del popolo che sarcasticamente commenta le esecuzioni e ogni atto di violenza, acuta fino all'ironia nella rappresentazione interiore dei personaggi. Il resto di niente lascia, alla fine, la colma gioia dell'opera d'arte rara, esemplare. Giorgio Bàrberi Squarotti II miglior romanzo storico del più recente Novecento: la Repubblica partenopea colta nel momento di magghr fulgore (e poi decapitata) IL RESTO DI NIENTE Enzo Striano Avagliano pp. 414. L 22.000 Rizzoli pp. 372. L27.000
Persone citate: Enzo Striano, Ferdinando Di Borbone, Filangieri, Fonseca, Galiani, Giorgio Bàrberi Squarotti Ii, Pagano, Ruffo
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