Un padre disGuido e una madre disGrazia di Stefano Bartezzaghi

Un padre disGuido e una madre disGrazia F LA POSTA IN GI0€O =1 Un padre disGuido e una madre disGrazia r»\E la passata L ' settimana ci % siamo concesi ] si alcuni bamhij noleggiamenti, fra ripetizioni e filastrocche, in questa tornerei ancora sul linguaggio infantile, che aveva già dato vita a qualche nostra collezione. Ogni tanto arrivano lettere come quelle del signor Sergio Putzu (sul cognome non scommetto, e il luogo non l'ho proprio decifrato). Nella sua lettera il signor Sergio mi parla di una «anguilla linguistica» trovata da sua figlia Caterina (anni 5). Un giorno Caterina ha chiesto al babbo informazioni su un certo «Stradello cartale», e a me queste sono cose che piacciono sempre tanto, e me ne consolo. Ma qualche mquietudine l'ho provata negli ultimi giorni in merito a una chiacchierata, a una telefonata e a una lettera. La chiacchierata è avvenuta con Andrea Tognazzo (Milano), classe 1988, autore del palindromo arìbbirà. Cosa significa? Boh. Da come lo pronunciava pareva un saluto gergale, quasi un augurio. Va bene anche al telefono, come congedo «Sì ho capito, ci sentiamo, ciao, arìbbirà...». Ricordo che otto lettere sono una misura maledetta per le parole palindromiche. La telefonata è avvenuta con un amico, Paul River (Chicago, Illinois), che non mi. ha salutato con un bell'«aribbirà», ma mi ha raccontato del figlio dei suoi amici Guido e Graziai A questo bambino (l'età non l'ho capita, magari vi riferirò meglio in futuro) hanno chiesto cos'hanno in comune i genitori e lui ha detto qualcosa come: beh, mio padre può diventare un dis-Guido e mia madre una dis-Grazia. Cosa ne pensate? Io ho mandato in soffitta i volumi di Freud, perché mi pare che di complesso di Edipo non si dovrà più parlare, se un figlio diventa tanto bravo nel mettere i genitori a testa in giù (gap generazionale: a me da bambino mi hanno subito detto che l'anagramma di Stefano era nefasto; mai avrei cercato nel Nome del padre o della madre il loro omen, o il loro meno). Come gioco dobbiamo se- Scriv«La pin gLa StTuttovia Mar10Tor te a osta oco mpa ibri nco 32 26 no gnarci questa possibilità di mettere prefissi ai nomi propri, o di cercarne il contrario. Infine è arrivata una lettera da Trofarello (In). Qui si trovano a giocare assieme un gruppo composto in parte da bambini e in parte da anziani, e fra i giochi che fanno ce n'è anche di linguistici. Hanno letto la Posta in gioco sul linguaggio infantile e hanno deciso di produrre esempi simili. «Facciamo per gioco degli errori» è una bella vedetta su ogni operazione alla «stupidario», che segue invece il principio: «Noi prendiamo gli errori che fate voi, per far ridere tutti gli altri». Il primo esempio che viene da Trofarello è una bella sinestesia, pare inedita ma la ricollegherei alla'nozione di «canicola»: «Era una luce così forte che abbaiava». Il secondo esempio è una commedia sul tema «il delitto paga»: «I ladri, inseguiti dai carabinieri, si diedero alla pacchia»': ' Il terzo esempio è una meraviglia: «La nonna1 ha^subito' un evento chirurgico» {evento è una parola chiave dei nostri giorni: fra l'altro è l'anagramma di Veneto). H quarto esempio introduce una tonalità bovina, a me molto gradita: «Ieri sera ho mangiato dei foraggi buonissimi». Il quinto esempio l'ho sentito dire sul serio più di una volta: <(Non sapeva più a quale santo voltarsi». (Ha un corrispettivo: «Non sapeva più da qualche parte votarsi», che andrebbe bene per quei politici che cambiano sempre gruppo di appartenenza). Il sesto esempio viene giù diritto dalla Metamorfosi di Kafka (altro che «ogni scarrafone...»), ed è una cattivissima satira delle due generazioni alleate (nonni e nipoti) contro la generazione dei genitori: «Se ne andò schiacciato da casa». Gli autori della lettera sono tanti, scelgo due firme a caso per ringraziare tutti, con un sincero aribbirà: Consolina Conteri e Filippo Lerro. Stefano Bartezzaghi ghi | Scrivete a «La posta in gioco La Stampa Tuttolibri via Marenco 32 10126 Torino

Persone citate: Andrea Tognazzo, Chicago, Filippo Lerro, Freud, Kafka, Paul River, Sergio Putzu

Luoghi citati: Illinois, Milano, Torino, Trofarello, Veneto