LE STORIE nel PALLONE di Osvaldo Soriano

LE STORIE nel PALLONE LE STORIE nel PALLONE Arrivano t Mot idioti: come narratori e poeti hanno raccontato lei loto passione jxt il micio, da Salxi a Pasolini, da Arpino a Sereni e liaboni 1 tutori libri di Soriano eMontalban, le antologie dilhnla eMicroMega, Con interviste aLa Capria, Magnili, Veronesi e Valeria Vigano Serri, Gorlier, Tesio a pagina 7 Arrivano t Mot idioti: come narratori e poeti hanno raccontato lei loto passione jxt il micio, da Salxi a Pasolini, da Arpino a Sereni e liaboni 1 tutori libri di Soriano eMontalban, le antologie dilhnla eMicroMega, Con interviste aLa Capria, Magnili, Veronesi e Valeria Vigano Serri, Gorlier, Tesio a pagina 7 LE STORIE nel PALLONE Esce da Einadi «Fùtbol», storie di calcio di Osvaldo Soriano (pp. 214, L. 16.000, a cura di Paolo Collo). In anteprima pubblichiamo una parte del racconto lungo (e finora inedito) «Memorie del Mister Peregrino Fernàndez». Sempre nel catalogo Einaudi si trova, del Soriano appassionato di calcio, «Pensare con i piedi». PRENDI bene nota di tutto e correggimi i termini, sono vecchio e non voglio che si capisca. Senti, ai miei tempi un cannoniere difficilmente sbagliava un rigore. Sarebbe stata una vergogna. Gli sarebbero venuti addosso più complessi che se si fosse addormentato la notte delle nozze. Mi ricordo Chilo Renzati, terzino e capitano della mia squadra. Ti parlo del trentasette o del trentotto, tu non eri ancora nato. Renzati ci insegnava: «Il rigore si batte forte, basso e di lato. Avete capito? Forte, basso e di lato, e così si segna. Se non si rispetta uno dei tre requisiti, c'è il pericolo di trasformare il portiere in un eroe».l...]Arriva al club un certo Jara, che era un campione a Villa Crespo, e si fa conoscere con un debutto pieno di finezze: tunnel, colpi di tacco, finte e un goal in diagonale quasi da manuale. Le due squadre giocarono fortissimo, quel giorno, e arrivammo oltre il quarantesimo del secondo t il ti l 3 3 tempo con il punteggio sul 3 a 3. Immagina la scena: a un tratto io scavalco la difesa, tiro verso l'angolo che mi stava più vicino e un difensore devia con la mano. L'arbitro ci dà il rigore subito e senza farsi pregare perché giocavamo in casa e c'erano trentamila persone e sei radio sul campo. Jara non ci conosceva nemmeno, noi che eravamo i suoi nuovi compagni, ma gli era stato subito chiaro che in campo a comandare era Renzati, per cui raccolse la palla con la sinistra e gliela consegnò personalmente, come se portasse una torta in regalo. Nessuno si aspettava quello che sarebbe successo subito dopo. Renzati lo chiamavamo el Cornicerò, il Macellaio, per via del suo modo di lavorarsi l'avversario alle gambe; era tirchio e gestiva un locale di tango e puttane in calle Paraguay. Qualcosa del genere. Quando arrivava all'allenamento, magari gli dicevi «come va, Cholo» (quel Cholo era una parola che usavamo tra amici) e lui ti rispondeva con un grugnito. Se pure ti rispondeva. Per questo nessuno capì il suo atteggiamento. Sarà stato per ricam- biare la cortesia, per affermare la sua autorità, chi lo sa; quel che è certo è che arrivò dove l'arbitro aveva contato i dodici passi e restituì la palla al giovane Jara: «Dai, battilo tu», gli disse e venne fuori dall'area come se stesse uscendo dal bagno. Ci siamo resi conto, tutti quanti, che non gli stava facendo un favore. [...] Mise giù la palla venti centimetri più avanti di dove indicava l'arbitro e si beccò un'ammonizione. Andammo tutti a protestare: noi per fargli misurare di nuovo la distanza e gli avversari per innervosire Jara. Sembra una balla, ma all'epoca era impossibile segnare il punto del rigore una volta per sempre. Lo sai perché? L'erba quasi non ere- sceva e la calce si cancellava con la rugiada. A ogni partita, il canchero (quello che tiene in ordine il campo, ma non so come lo chiamano oggi, che hanno la pubblicità pure sui calzettoni) doveva ridipingere tutto da capo. E' chiaro, l'arbitro misurava gli undici metri facendo dodici passi né troppo lunghi né troppo corti. Non puoi immaginare com'erano emozionanti quei passi! Altro che Gary Cooper in Mezzogiorno di fuoco\ Il portiere protestava perché i passi erano troppo corti, quello che doveva battere il rigore perché erano troppo lunghi... [...] Senti, adesso sono un po' stanco. Mi verranno a cercare per portarmi a fare la siesta. Per favore, spingi la sedia, vediamo se riesco a rubare qualche biscotto da nascondere in camera. Tu vuoi sapere com'è andata a finire la storia del giovane Jara, lo capisco... Te la faccio breve e poi un altro giorno ne riparliamo. Prese il pallone, si scostò dalla parte di sinistra e, te lo giuro, è stata una vera magia. Mandò a cacare tutti i consigli di Renzati. Andò verso il pallone camminando, colpì in diagonale e lo mandò a sbattere sotto la traversa. Il pallone rimbalzò a terra, passò sopra il portiere, prese un palo, percorse veloce la riga e andò a sfiorare l'altro palo, fece diversi giri sullo stesso punto, proprio come una trottola, e poi si infilò per mezzo metro. Il giorno dopo, durante l'allenamento, tutti lo prendevano in giro, gli dicevano che aveva avuto una fortuna vergognosa. Allora batté di nuovo il rigore. Per tre o quattro volte. E moriva dal ridere. Naturalmente, non l'hanno mai più lasciato tirare un rigore, e a quanto ne so io per anni ha continuato a tirarli Cornicerò Renzati. Forte, basso e di lato. Osvaldo Soriano

Luoghi citati: Arpino, Paraguay