«Se Tokyo cede, guai per tutti»

«Se Tokyo cede, guai per tutti» «Perniciosa la svalutazione dello yen». Ruggiero: «Attenti ai protezionismi» «Se Tokyo cede, guai per tutti» Fresco: la crisi asiatica ancora lunga CERNOBBIO DAL NOSTRO INVIATO Recessione in atto in Giappone e suo impatto globale, ed effetti sulle economie sviluppate della crisi asiatica esplosa l'anno scorso. Disagi sociali, bilance commerciali squilibrate, rischi di protezionismo che potrebbero mettere a repentaglio gli scambi internazionali. Nella sua riunione annuale a Villa d'Este, il Consiglio per le relazioni fra Italia e Stati Uniti, cui partecipano imprenditori e studiosi, non discute questioni bilaterali, ma tiene al centro del dibattito questi temi, a conferma della loro globalità. Italia e Stati Uniti sono stati finora toccati marginalmente dagli eventi asiatici, ma con la spirale recessiva in Giappone, per il peso economico e finanziario del paese e il suo ruolo globale, la crisi da regionale diventa più ampia e tocca tutti. L'Italia lo è direttamente in un settore strategico e trainante come quello automobilistico. Riferendosi allo yen che nel giro di tre anni si è svalutato dell'80 per cento, dice il presidente onorario della Fiat, Gianni Agnelli: «Per noi produttori di auto la svalutazione dello yen è preoccupante. Una ulteriore spinta alla svalutazione sarebbe disastrosa non solo per noi, ma in generale per tutto il sistema economico». Gli fa eco Paolo Fresco, prossimo presidente Fiat al posto di Cesare Romiti: «La svalutazione dello yen è perniciosa e la situazione del Giappone è preoccupante. Non si risolverà presto, e se dovesse aggravarsi sarebbero gravi effetti per tutti. La crisi asiatica è seria e non si vedono soluzioni rapide. Per alcuni paesi ci vorranno due-tre anni, per altri cinque. Intanto, le imprese occidentali che esportano in Asia ne sono già state colpite, con una diminuizione del loro export, mentre è già cresciuta la pressione delle esportazioni da quell'area sui mercati occidentali. Ma si deve temere una seconda fase, quando i paesi asiatici invaderanno i mercati con prodotti a basso prezzo grazie a svalutazioni e cambi favore voli». In questo scenario di svalutazioni competitive, l'euro «avrà il suo b"t tesimo del fuoco», e Fresco saluta con favore la moneta unica euro pea. «Non ci sarà lotta tra euro e dollaro, ma si avranno due monete forti. L'euro diventerà alternativo all'altra». Per Fresco, come per Jack Welch presidente di General Electric di cui è per ora ancora vice, la crisi potrebbe offrire anche opportunità per chi voglia penetrare il mercato giapponese. Ma ((malgrado la strut tura legale e industriale, il sistema resta debole, la crisi è andata trop po avanti, e ci vorrebbero profonde riforme. Non credo molto a interventi governativi per fermare la di scesa dello yen, non bastano senza un miglioramento della struttura politica e finanziaria». Sulle ombre già lunghe si addensa quella di un gigante come la Cina, che potrebbe essere tentata an ch'essa dalla svalutazione della sua moneta, lo yuan, per recuperare competitività nei confronti dei paesi dell'area, e che già soffre di un rallentamento di investimenti stra nieri e di una forte diminuzione del le sue esportazioni. «Spero che la Cina regga, ma non ne sono sicuro», afferma Fresco riferendosi a pubblici impegni di Pechino a non svalutare. La durezza della realtà economica potrebbe essere più forte delle parole. La crisi ha contribuito a spazzare regimi corrotti e autoritari, come in Corea del Sud e in Indonesia, ma a che prezzo? A parte le difficoltà e i disagi sociali dei paesi interessati, una prima valutazione dell'impatto sui paesi sviluppati viene da Renato Ruggiero, direttore del Wto, l'Organizzazione mondiale del commercio: «In questi paesi si avranno squilibri nelle bilance delle partite correnti per circa 70 miliardi di dollari». Da qui potrebbero venire tentazioni protezionistiche che metterebbero a repentaglio il sistema degli scambi intemazionali. «Non siamo alla fine della crisi asiatica - afferma Ruggiero - ma in una fase in cui si cominciano a percepire segnali negativi nel commercio. Finora non si sono avute misure protezionistiche, ma il rischio esiste. La crisi potrebbe aggravarsi». Una proposta per fronteggiare la crisi giapponese e la caduta dello yen viene da Fred Bergsten, uno dei guru americani. «H G-7 deve intervenire con un accordo che sia il contrario di quello del Plaza. Allora si fece rialzare il dollaro, adesso è necessario per tutti far rialzare lo yen, e portarlo tra i 95 e i 100 rispetto al dollaro. E' l'unica via di uscita». D'accordo un guru giapponese, Shiijuro Ogata, ma con una precisazione, oltre alla necessità di riforme interne: che il G-7 renda pubblica questa determinazione, per limitare speculazioni e per rilanciare la fiducia. Fernando Mazzetti Renato Ruggiero