«Così il mare ha rapito Tabarly»

«Così il mare ha rapito Tabarly» Il racconto dei compagni del navigatore, tutta la Francia in lutto «Così il mare ha rapito Tabarly» La tragedia ricostruita come un diario di bordo PARIGI. «Un grandissimo marinaio ci ha lasciato, entrato nella leggenda ben prima di questa crudele scomparsa». Così il ministro della difesa Alain Richard ha ricordato con un comunicato Eric Tabarly «che ha dato tutta la sua vita d'uomo e d'ufficiale alla corsa al largo». Il ministro Richard aggiunge che dopo la «stupefacente vittoria» in solitario del 1964, il giovane ufficiale di marina, pilota di aeronavale, era stato distaccato al Ministero della Gioventù e dello Sport dove «non solo ha formato una generazione di prestigiosi navigatori, ma ha anche accompagnato la formidabile passione dei francesi per la vela». Nel frattempo i superstiti del «Pen Duick» hanno scelto dì non concedere nessuna intervista, raccontando come in un libro di bordo le circostanze dell'incidente che è costato la vita al loro capitano. Una decisione presa anche per ri¬ spettare la volontà della moglie di Eric Tabarly. Secondo il libro di bordo quindi, «il Pen Duick parte da Newlyn venerdì mattina per raggiungere Fairlie, e fa rotta verso nord dopo aver doppiato Land's End. Il vento aumenta progressivamente, viene ammainata via via la rontroranda. Alle 22,30 Tabarly decide di ammainare la grande vela e di armare la vela del tempo cattivo. Poi chiede all'equipaggio di mettersi ai posti di manovra. Quando Eric ha quasi finito di ammainare la grande vela, un rollio della barca provoca uno sbilanciamento da tribordo verso babordo. Eric sta per afferrare la vela stando in piedi sul ponte di discesa quando viene colpito al petto dalla randa e gettato in mare da babordo. Gettiamo un salvagente». «La mezzanotte è passata da un quarto d'ora. Fa freddo, il tempo è coperto, il mare mosso. La barca procede solo con le vele anteriori (fiocco e trinchetto). Decidiamo di ammainare anche queste, di invertire la rotta e procedere a motore. Lanciamo due segnali luminosi e cerchiamo un contatto radio senza successo. Facciamo rotta verso sud fino alle 4 del mattino, poi ci lasciamo andare alla deriva verso nord fino alle sei per fare una ricognizione sulla zona dell'incidente e nella speranza di incrociare qualche imbarcazione. Alle 7 avvistiamo una barca a vela e un mercantile. Accendiamo una torcia e le due imbarcazioni si dirigono verso di noi. Chiediamo a voce assistenza per un uomo in mare e continuiamo le ricerche assieme all'altra imbarcazione a vela». Sempre per volontà di Jacqueline Tabarly, il «Pen Duick» proseguirà nella sua rotta verso Fairlie in Scozia, come aveva programmato il navigatore francese prima di scomparire in mare. Un nuovo equipaggio arriverà oggi a Milford Haven per condurre il «Pen Duick» verso Fairlie per partecipare al centenario dei progetti «Fife». Significativo infine quanto Eric Tabarly scriveva nelle sue «Memorie al largo», per spiegare il suo attuale rapporto con la religione: «Aspettando - senza fretta - che nell'aldilà questo Dio d'amore mi spieghi perché permette tante porcherie e miserie sulla nostra terra, quando sono in difficoltà non lo invoco mai in soccorso. Se è stato lui a mettermi nei guai, perché poi dovrebbe venire a ripescarmi?». [r. cri.] Sono finite le speranze di ritrovare vivo Eric Tabarly disperso in mare

Persone citate: Alain Richard, Eric Tabarly, Jacqueline Tabarly, Tabarly

Luoghi citati: Francia, Parigi, Scozia