«Hollywood genera baby-killer» di Andrea Di Robilant

«Hollywood genera baby-killer» Clinton: la cultura prodotta dal cinema è la radice della violenza giovanile «Hollywood genera baby-killer» Il Presidente: non sorprendiamoci quando i nostri figli reagiscono così WASHINTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Bill Clinton attacca Hollywood per aver generato una cultura che incoraggia i giovani a dare sfogo alle proprie frustrazioni attraverso atti di violenza anche assurdi e incomprensibili, come quello di sparare sui propri compagni di scuola. Dopo mesi di silenzio sui grandi temi sociali, il Presidente torna a tuonare dal pulpito della Casa Bianca. Ed esorta «quelli che si sono arricchiti creando questa cultura della violenza» ad assumersi le proprie responsabilità. Pearl, Paducah, Edinboro, Jonesboro, Springfield: l'elenco delle stragi nelle scuole americane ad opera di scolari-killer è lunghissima quest'anno. «Attorno al tavolo in cucina, alla televisione, in privato, ci chiediamo quali siano le cause di questa violenza giovanile», ha detto Clinton nel suo discorso radiofonico settimanale. E per lui non ci sono dubbi: la cultura prodotta da Hollywood è la radice principale di questo nuovo male. «Non è più questione di chiederci se fattori culturali hanno o non hanno un impatto sui giovani. E' ovvio che ce l'hanno. Sparatorie nelle scuole non succedono così, per caso. Sono il sintomo di una cultura che troppo spesso inneggia alla vio¬ lenza. Non c'è da sorprendersi se i nostri figli sono sempre più insensibili alla violenza. La vedono e la sentono dappertutto: in tivù, al cinema, sullo schermo del computer, nella musica». E ancora: «Quando massacri senza senso sono al centro dell'intrattenimento familiare, quando i nostri ragazzi vedono giorno dopo giorno che sullo schermo ogni conflitto viene risolto con le armi anziché il dialogo, perché sorprenderci del fatto che i nostri ragazzi - per impulso o per disegno - fanno la stessa cosa?». Ma le responsabilità di Hollywood, ha ricordato Clinton, non devono oscurare le responsabilità di genitori, parenti, amici che rendono queste armi accessibili ai bambini, che non le tengono in luoghi sicuri, che non prendono le necessarie misure di sicurezza. E spesso, si è lamentato il Presidente, segnali importanti vengono trascurati dai familiari e dal personale scolastico. «In molti casi recenti - in troppi casi - ragazzini chiaramente disadattati hanno annunciato le loro intenzioni prima di impugnare le armi contro i propri compagni». Per identificare in tempo situazioni a rischio, Clinton ha ordinato al ministero dell'I¬ struzione di preparare un manuale che sarà distribuito nelle scuole pubbliche a settembre. «Anche gli studenti dovranno imparare a identificare segnali di pericolo». Nel frattempo, nel Mississippi, si è conclusa la prima parte del processo a Luke Woodham, il primo scolaro-killer della serie che lo scorso autunno aprì il fuoco sui compagni dopo aver fatto a pezzi la madre. Ecco la sua confessione: Domanda: ((Allora, lei si è svegliato, e poi cos'è successo?». Risposta: «Beh, ero a letto. Ho preso un cuscino, sono andato in cucina a prendere un coltello da macellaio. Sono entrato in camera di mia madre, l'ho colpita alla testa e poi l'ho pugnalata a morte». D: «E perché ha pugnalato sua madre?». R: «Perché non mi ha mai amato. Mi diceva sempre che non sarei diventato nessuno. Mi diceva che ero ciccione, stupido e sfaticato». D: «Che non era bravo abbastanza?». R: «Che non ero bravo abbastanza. Io non volevo uccidere mia madre. Le voglio bene. Mi deve capire: non volevo ucciderla. Ma era l'unico modo». Andrea di Robilant «Ma esiste anche la responsabilità dei genitori e delle scuole» li presidente Bill Clinton sabato era in visita nell'Oregon a Springfield nella scuola dove è avvenuta una delle recenti stragi. Nella foto, riceve il saluto della studentessa Sadie Wilson [foto reuteks]

Persone citate: Bill Clinton, Clinton, Domanda, Luke Woodham, Sadie Wilson

Luoghi citati: Hollywood, Oregon, Springfield