Veleni neIl'Ulivo, il premier smorza i toni

Veleni neIl'Ulivo, il premier smorza i toni Dini polemico con Micheli: il governo parla molto, ma io ho fatto riforme più importanti Veleni neIl'Ulivo, il premier smorza i toni Bertinotti: maggioranza a rischio reale di rottura ROMA DALLA REDAZIONE Punture nervose tra governo e partiti della maggioranza, malgrado i certificati di buona condotta generali elargiti da Prodi («non ci sono problemi di fondo»). Problemi seri non ce ne sono, forse, ma c'è qualcosa cbe induce i politici dell'Ulivo a scambi acidi e puntigliosi. Il primo caso riguarda il sottosegretario Enrico Micheli e il ministro Lamberto Dini. Micheli, parlando davanti agli attivisti dell'Ulivo, aveva detto sabato che il governo Dini aveva «galleggiato» e che la manovra economica del successivo governo Prodi dovette essere più pesante di quanto da Dini indicato. Ieri il ministro degli Esteri ha risposto piccato che Micheli ha «una cattiva conoscenza dei fatti», ricordando che il suo fu un governo di programma con punti ben precisi, tutti attuati. E ha rilanciato ricordando che lui fece anche la riforma previdenziale. «Si è trattato della riforma strutturale di gran lunga più importante del sistema. Riforma al cui impianto l'attuale governo, malgrado le dichiarate ambizioni, ha potuto apportare solo aggiustamenti marginali». Bordata pesante che risponde ad attacco pesante e a sangue freddo. Dini dice a Prodi che, malgrado tante promesse e discorsi, l'unica riforma seria del sistema finora l'ha fatta il suo governo. E per quanto riguarda la manovra di aggiustamento del 1996, se fu più alta, si dovette al fatto che Prodi decise di non attuarla immediatamente. E siccome Enrico Micheli è come dire Romano Prodi, appare evidente che le frizioni con il centrista di confine, Lamberto Dini, sono in aumento. Scambi anche tra il vice di Prodi, Walter Veltroni, e il se- gretario dei democratici di sinistra, Massimo D'Alema. Aveva cominciato sabato D'Alema, parlando all'assemblea dei comunisti unitari, dicendo che trova stucchevole il dilemma «più partito o più Ulivo». E la «moda» di considerare l'alleanza buona e i partiti cattivi. «Sta di fatto che la coalizione (l'Ulivo) è la riunione dei capi dei partiti "cattivi", ma senza il controllo degli iscritti e dei congressi. E diventa il massimo dell'astrazione partitocratica». Discorso chiaramente diretto a Walter Veltroni, che assieme a Prodi sostiene che l'Ulivo deve finir col prevalere sui singoli partiti che lo compongono. E Veltroni risponde dalla stessa tribuna di Micheli, la scuola quadri degli ulivisti, con un inizio accomodante e un finale che lo è molto meno. «Non c'è nessun conflitto, nessuna contrapposizione. La politica non si può affidare al veleno dei pettegolezzi dei quotidiani. Nei partiti cresce la consapevolezza che l'Ulivo è un'alleanza strategica. Tra governo e maggioranza non sta accadendo quello che viene descritto dai giornali». «Nessuno coltiva più l'idea dell'autosufficienza. Anche nel mio partito si considera sbagliata l'idea di una sinistra che in Italia possa essere autosufficiente». E qui comincia il discorso diretto a D'Alema. Perché Veltroni dice al suo segretario che i fatti l'hanno costretto a fare marcia indietro rispetto al suo progetto di creare un gran partito socialdemocratico in Italia (la Cosa 2)? «Anche nel gruppo dirigente della Quercia non c'è più la suggestione di ricomporre la frattura a sinistra». Quella di inizio secolo tra socialisti e scissionisti comunisti. I socialisti, infatti, esistono ancora, come le ultime elezioni amministrative segnalano e come ha detto D'Alema ricevendo Boselli e Intini a Botteghe Oscure. A D'Alema, e a Veltroni, che dicono che uno spostamento a sinistra (verso Rifondazione) del baricentro della maggioranza servirebbe solo a dare più spazio ai centristi, replica Fausto Bertinotti accusando D'Alema di fare «un ragionamento da geometri». E di nuovo avvisa che «la rottura è un rischio reale» e che o passa la linea di Rifondazione o «questa maggioranza non ha più ragione di esistere». Il leader di Rifondazione «D'Alema fa calcoli da geometra» Veltroni prima smentisce i «pettegolezzi da giornale» poi punzecchia il leader pds Qui accanto il vice presidente del Consiglio Walter Veltroni A destra Fausto Bertinotti con Massimo D'Alema

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