«Un amministratore delegato capace»

«Un amministratore delegato capace» «Un amministratore delegato capace» Agnelli: è quel che ci vuole, come in ogni azienda LCERNOBBIO A crisi asiatica e la disoccupazione, Telecom e il patto di sindacato della Fiat, il Mezzogiorno e l'Europa. A Villa d'Este per l'appuntamento del «Consiglio per le relazioni fra Italia e Stati Uniti», che presiede per la parte italiana insieme al presidente della Pirelli Marco Tronchetti Provera, il presidente onorario della Fiat Giovanni Agnelli non si sottrae alle domande. Al suo arrivo di buon mattino, prima dell'avvio dei lavori che si terranno a porte chiuse, Agnelli si intrattiene col prossimo presidente del gruppo torinese, Paolo Fresco. Il quale, a sua volta, insieme a David Rockefeller presiede il settore americano del «Consiglio». Una conversazione di tre quarti d'ora davanti al lago, a una spremuta d'arancia, un bicchier d'acqua e un caffè. Poi arrivano i cronisti. Primo tema: la Telecom. L'Avvocato dice: «Ci vuole un amministratore delegato, e anche molto capace. Come del resto in tutte le aziende. Non lo dico in carenza o a complemento del presidente, ma sempre ci vuole un ainnùnistratore delegato forte». Avvocato, il governo sembra preoccupato per Telecom... «Bisogna aspettare martedì. Quando gli organi istituzionali, comitato strategico, consiglio e assemblea, decideranno sul da farsi. Gli azionisti sono molti. Noi siamo uno di loro - non in posizione egemonica, anzi siamo tra i piccoli - e concorderemo con gh altri la politica da seguire». Presidente, la squadra della Fiat si arricchisce con l'arrivo di Fresco... «Non è che si arricchisce. Diciamo che si sostituisce qualcuno che aveva raggiunto i limiti di età. E che viene ovviamente so stituito da una persona più gio vane». In Fiat dovrete rinnovare il patto di sindacato. Come sarà il nuovo patto? Vedrà l'arrivo di nuovi partner? «Francamente di nuovi ingressi, se non per motivi industriali, non ne prevedo e non ne auspi co. Se si tratta solo di innesti fi- nanziari, la cosa mi interessa poco, se invece i motivi sono industriali mi interessa tutto». Sarà un rinnovo rapido, o ci vorrà tempo? «Bisognerà prima confrontarci con tutti, vedere cosa pensano anche gli altri membri del sindacato. Entro fine anno cominceremo a mettere le cose in ordine, poi lo rinnoveremo entro giugno. Vedremo se si allargherà oppure no, quali caratteristiche avrà. Ma non dipende solo da me, siamo in parecchi. Quello che è certo è che cambia il mondo e cambiano le imprese. Magari crescono di dimensioni, magari cresce il numero degli azionisti. E' difficile oggi fare previsioni». E per quanto riguarda la vostra quota? «La quota del gruppo Agnelli ri¬ marrà in ogni caso di gran lunga la più determinante. Su questo non c'è ombra di dubbio». Molti lamentano che dopo l'ingresso ufficiale nell'Euro si avverte in Italia un calo di tensione, temono che il governo possa abbassare la guardia. E' d'accordo? «Quando si raggiunge un risultato c'è sempre un calo di tensione. C'è un abbassamento di tensione, però con la capacità di risollevarla in qualunque momento». Lei quindi è ottimista sul futuro dell'Italia nell'Euro? «Sì, sì, assolutamente». Qui a Cernobbio discuterete della crisi asiatica, di cui tutti temono l'aggravarsi. Qual è la sua opinione? «Per noi produttori di automobili la svalutazione dello yen è preoccupante per motivi di competitività. Ma non c'è dubbio che, anche in termini generali, una ulteriore svalutazione dello yen sarebbe disastrosa. Si calcola che essa abbasserebbe di mezzo punto il Pil dell'Europa e di un punto quello degli Stati Uniti». Condivide i richiami del presidente Scali aro sul problema della disoccupazio- ne? «I richiami sono giustificati ma non bastano. Quello che bisogna fare è investire nel Mezzogiorno perché il problema italiano della disoccupazione è solo un problema del Mezzogiorno. La Fiat, gli uomini della Fiat ai quali sono stato vicino, hanno creato cinquantamila posti di lavoro nel Sud». E come giudica la politica sull'occupazione? «E' una politica di incentivi per nuovi posti di lavoro, e gli incentivi da soli non risolvono il problema se non nel breve periodo. Nel medio e lungo periodo ci vogliono investimenti, progetti. Non esiste bacchetta magica, è un lavoro difficile e delicato, che richiede molto tempo». Valeria Sacchi «Dopo l'ingresso nell'Euro c'è un abbassamento di tensione, però con la capacità di risollevarla La disoccupazione? Quello che bisogna fare è investire al Sud» Qui accanto il presidente d'onore della Fiat Giovanni Agnelli con il futuro presidente Paolo Fresco ieri a Cernobbio A destra il presidente della Telecom Gian Mario Rossignolo