la crociata del conte per la casa delle meraviglie

la crociata del conte per la casa delle meraviglie IL CASO CULTURALI MINACCIATA A Bellagio, nel lago di Como, l'acqua non è più potabile, a rischio tutto il turismo della zona la crociata del conte per la casa delle meraviglie «Bloccherò la fogna che sta deturpando villa Melzi e il parco» COMO DAL NOSTRO INVIATO E il terzo giorno il conte uscì dal cunicolo e ritornò nella villa, inoltrandosi fra le aiuole, il tempietto moresco e le altissime sequoie del parco, che si riflettevano nella cupa bellezza del lago di Como. Non è un racconto di Calvino né il protagonista è un nobile «rampante»: il conte (per così dire «calante») è Lodovico Gallarati Scotti, proprietario di Villa Melzi d'Eni, sceso pochi giorni orsono nelle viscere della sua proprietà per difenderla, dice, dall'inquinamento e dalle ruspe del Comune di Bellagio. Il sindaco, Bruno Bianchi, per far arrivare nel lago gli scarichi di un depuratore situato appena fuori la celebre dimora neoclassica (fatta costruire agli inizi dell'Ottocento dal patrizio milanese Francesco Melzi d'Eril, cancelliere del Regno d'Italia e grande amico di Napoleone), ha utilizzato per un centinaio di metri l'antico impian- to di drenaggio dell'acqua piovana che corre a cielo aperto proprio in una valletta naturale del giardino. Anzi, approfittando del fatto che il canale devia per pochi metri nel sottosuolo fuori del cancello dalla proprietà, ha aperto la sede stradale, rotto un tratto dello storico cunicolo (un capolavoro ottocentesco in pietra di Moltrasio) e ha fatto proseguire la fognatura verso il lago, facendola sfociare a 50 metri dalla villa, nella baia di Bellagio, proprio dove il Comune at¬ tinge l'acqua potabile. Acqua che potabile non è più, accusa u gentiluomo, mostrando le analisi degli esperti: non solo quella del lago, ma anche'dei rubinetti di tutto il Comune, compresi quelli della villa. Intorno al «manufatto di scolo» si è così accesa la disputa. Gallarati Scotti ha 75 anni, è alto, ferrigno, non ha paura che le mani si sporchino di terra: «Sono sceso in scarponi di gomma e pantaloni cerati - ricorda il conte-avvocato, che vive a Milano - camminando "a ranocchia". C'era pericolo di smottamenti, l'acqua lurida ha già corroso le pietre del condotto, scalzandone alcune e facendolo franare in parte. Così hanno dovuto fermare i compressori». Dopo tre giorni, però, i carabinieri sono riusciti a rompere il blocco. A nulla sono serviti il no della Soprintendenza e della Provincia dì Como: i lavori ora sono terminati e al conte non è rimasto che chiudere il celebre parco per due giorni in segno di protesta. Ma la fine della battaglia è ancora lontana: «I vincoli invocati dal conte - ha detto Bianchi - riguardano solo il percorso fognario all'interno del giardino, il Tar ha respinto tutte le richieste di sospensione dei lavori. Spostare la fognatura verso il ramo di Lecco obbligherebbe a mettere in funzione un sistema di pompe, che si possono sempre guastare. E sull'altro versante c'è villa Giulia, che darebbe problemi ancora maggiori. Il fosso colatore, inoltre, non passa nella parte pregiata del parco e comunque la Soprintendenza ha espresso solo un parere e non un diniego ufficiale». Un'abbagliante dimora da 50 mila visitatori l'anno, nel centro lago più bello del mondo, deve fare i conti con le acque di scarico. E non è solo questione di beni culturali, ma di salute pubblica: se davvero l'acqua non è potabile, tutto il turismo della zona subirà un danno gravissimo. Il conte parla anche di un marciapiedi di cemento che il Comune ha minacciato sul lungolago, e di espropri. E sottolinea ancora il danno «visivo e olfattivo» che contamina la baia e la casa, portata in dote ai Gallarati Scotti da una figlia del Melzi, sposando il bisnonno del conte. In questo parco all'inglese hanno passeggiato personaggi come Francesco I d'Austria, Liszt, Mettermeli e Stendhal. Sarà vero, come diceva il romanziere francese, che gli italiani non amano gli alberi? Gli occhi di pietra di un Cupido guardano villa Carlotta, al di là del lago. I nostri scorgono un cavedano dentro l'acqua volteggiare oziosamente, e una nuvola di alborelle con le pance che brillano sinistre in superficie. In un film degli Anni Trenta Greta Garbo proponeva all'amante di fuggire sul lago di Como, a Tremezzo. Un posto per Divine non dovrebbe finire così. Cario Grande Il conte Lodovico Gallarati Scotti proprietario di Villa Melzi d'Eril (a fianco)