Chicago tradita dai suoi dei

Chicago tradita dai suoi dei REPORTAGE IL TRAMONTO DI UNA LEGGENDA DEL BASKET Davanti al loro pubblico i Bulk perdono un'occasione e feriscono l'orgoglio della città Chicago tradita dai suoi dei La squadra diJordan ho nella storica gara CHICAGO DAL NOSTRO INVIATO Alle undici della sera, quando la partita è finita e l'autobus ritorna verso il centro di Chicago, c'è un ragazzino con la maglia numero 23 indossata sopra la camicia e gli occhi rossi, seduto, incredulo e tristissimo, accanto al padre che lo abbraccia. Ha appena visto gli dei abbandonare il cielo e, guardati mentre se ne andavano via per sempre, erano improvvisamente stanchi e inaspettatamente sconfitti. Ha visto i Bulls di Michael Jordan giocare insieme, a Chicago, per l'ultima volta nella loro carriera e li ha guardati buttare la partita che doveva consegnare loro il sesto titolo in otto anni e costringersi a rincorrerlo in una difficile trasferta a Salt Lake City, nello Utah, un luogo pieno di trappole e mormoni. Doveva essere la sera della grande festa, invece tocca rimettere nel fodero la gioia e scoprire, anche se si è solo bambini con la maglia numero 23, che perfino gli dei possono tradire le aspettative. C'era tutta una città pronta per celebrare l'evento che gli americani attendono con maggiore ansia: la fine del mondo. La fine di un mondo, quello dei Bulls Per tutto il tempo che resterà prima che anche l'altro mondo smetta di giocare, gli Anni Novanta rimarranno, nel ricordo di chi c'era, nella tradizione di questi luoghi avari di storia, l'epoca dei Bulls. Con loro è rinata Chicago e con loro, una sera di giugno insolitamente priva di vento e leggenda, è co minciato il suo declino. Dieci anni fa, quando Michael Jordan era un giocatore qualun que, i Bulls valevano, tutti in .sjeme,, nove milipj4;di dollari e si allenavano in una fabbrica dismessa, Chicago era solo una città .spaziata dai venti, buona per: commerciare il grano ascoltare il blues e ricordare vecchi tempi dei gangster Niente in cui sentirsi i primi della classe. Perfino il gratta cielo più alto della Terra non era più qui, perché l'apposita commissione aveva tolto il primato alle Sears Towers e l'aveva assegnato alle Patronas di Kuala Lumpur, Malaysia. Poi Michael Jordan aveva accordato gli strumenti, Scottie Pippen, Dennis Rodman e gli altri avevano seguito lo spartito e ima generazione di fenomeni aveva ridato l'orgoglio a Chicago, diventata, per tutta l'America, la città dei Bulls, esempio vivente di come questo Paese concepisce lo sport e la vita: organizzazione e selezione. Play off: se vinci continui a giocare, altrimenti sei morto. E i Bulls continuavano a vincere e giocare. E' sembrato tutto sempre facile, con loro in campo. Perfino fare il padre, dev'essere stata una missione semplice. Per spiegare qualcosa della vita a un bambino gli infilavi la maglia numero 23 sopra la camicia, lo mettevi sull'autobus, lo portavi allo United Center e glj, mostravi i Bulls. Gli indicavi Michael Jordan e gli spiegavi che quello era il modo di stare in campo, sem pre. Con impegno e gioia. Pren dendo ogni occasione come una sfida di cui essere all'ai tezza. Senza mai credere di non dover più dimostrare nulla a nessuno, anche quando hai la tua statua all'ingresso del tuo posto di lavoro, guadagni 34 milioni di dollari l'anno e produci il giro d'affari di un'impresa quotata in Borsa. Gli mostravi Scottie Pippen e gli dicevi che può capitarti di essere eccezionale in quello che fai, di sentirti un numero uno, ma nascere nello stesso momento e misurarti sotto lo stesso cielo di qualcuno che è ancora più forte di te e allora, se non vorrai sprecare il tuo talento, anziché giocargli contro, ti allenerai con lui, gli passerai la palla e insieme andrete a canestro. Gli facevi vedere Dennis Rodman, non un bello spettacolo, ma comunque da vedere, e gli raccontavi che anche questo è il segreto: essere ciò che si vuole poi, al momento opportuno, ciò che si deve, sembrare un ingovernabile buffone e poi andare in campo e fare difesa e rimbalzi, lavoro oscuro, assegnato a quelli che hanno la testa e la sanno usare. E al diavolo se qualcuno, in un Paese lontano e non del tutto sviluppato, sosteneva che i gay non dovrebbero stare.in serie A: Rodman è un laboratorio sessuale e gioca nell'Nba. Gli puntavi col dito l'uomo sulla panchina, Phil Jackson, e gli facevi notare che parlava solo con quelli del quintetto base, gli dei, e gli dicevi che non c'è strategia né progetto che tenga: l'esistenza è una partita imprevedibile governata da leggi che non sappiamo comprendere e perciò chiamiamo caso e per vincere e continuare a giocare puoi solo affidarti agli dei, o dare palla a Michael Jordan. Otto anni così. Cinque vittorie (e due anni di tregua solo perché Jordan era andato in vacanza). Miliardi di dollari in- cassati e fatti incassare. Vendite dei diritti televisivi, delle scarpe gommose, delle limonate ritempranti arrivate alle stelle. Poi, la fine. L'allenatore si chiama fuori. Jordan annuncia che lo seguirà. Pippen e Rodman, che cambieranno maglia. La fine dei Bulls. Come lo scioglimento dei Beatles. Cose che divido|k no il mondo tra chi li ha visti e chi no. Crinali tra le generazioni e ferite nel tempo. Restava quest'ultima stagione e, soprattutto, la partita di una sera di fine giugno con la quale impacchettare la gloria e portarsela, per sempre, a casa. C'erano poliziotti a tutti gli angoli di stra3r\ pronti a domare gli eccessi di tutti quelli che volevano essere ubriachi e felici. Limousine immense che ronzavano intorno allo United Center pronte a caricare tifosi ricchi e celebranti. Bambini alla vigilia del sesto Natale. E quello spasimo che percorre l'America quando cammina sul filo della sua massima attrazione: la fine. Una festa ancora più grande, perché irripetibile, perché, dopo, i Bulls non ci sarebbero più stati e Chicago sarebbe tornata una città di grattacieli e blues. Poi è accaduto l'imprevedibile: Jordan ha giocato peggio di quanto avrebbe fatto la sua statua, Pippen, Rodman e gli altri (escluso Toni Kukoc) come i ragazzi dell'oratorio di Napeiville e quando è stato chiamato sipario i Bulls sono usciti di scena sconfitti (81-83). Non fosse stata America, sarebbe stato tensione e dramma, con quell'ultimo minuto appeso al trapezio di due punti e Jordan costretto a sparare il tiro della disperazione a otto decimi di secondo dalla caduta, ma chi ha visto dal vivo una partita Nba sa che ogni brivido s'appiattisce in un'orgia di cori telecomandati, giochi sul maxischermo offerti da «Tony pizza surgelata», balletti e comparsale di mascotte, sosia e pagliacci. Così è scivolata via anche questa sconfitta, cicatrice sul dorso di una città che i suoi idoli hanno abbandonato per sempre, rientrando negli spogliatoi umiliati da un («postino» di nome Karl Malone e dalla sua banda di mormoni. Può anche succedere che vadano a riconquistarsi il cielo e il titolo nello Utah, qui non giocheranno mai più. Chicago sta per riprendersi il primato del grattacielo più alto del mondo costruendo, al 7 di South Dearborn Street, un obelisco di 650 metri, ma non avrà più dei. Una generazione li ha visti andare via perdendo i loro poteri. La generazione che verrà avrà solo racconti a cui credere e, se alzerà gli occhi al cielo, non vedrà altro che torri nel vento. Gabriele Romagnoli E' stata l'ultima partita casalinga Dopo le finali le stelle se ne andranno Ancora due sfide nello Utah per conquistare il sesto titolo in otto anni 3£ SEP WS.K9 E»E1 BULLS ' 'W wm CAMPIONATI VINTI {IN 7 ANNI) ^^pUAROIDIURE INGAGGIO ANNUALE 01 MICHAEL JORDAN ìé MfUOHÈDJM COSTO MASSIMO Di UN BIGLIETTO PER LA FINALE LIBRI DEDICATI A JORDAN MILA MILIARDI DI LIRE INCASSI DALLA VENDITA DEI PRODOTTI COLI!GATt A JORDAN . go, c'è un ragazzino con la maglia numero 23 indossata sopra a camicia e gli occhi rossi, seduto, incredulo e tristissimo, accanto al padre che lo abbraccia. Ha appena visto gli dei abbandonare il cielo e, guardati mentre se ne andavano via per sempre, erano improvvisamente stanchi e inaspettatamente sconfitti. Ha visto i Bulls di Michael Jordan giocare insieme, a Chicago, per l'ulima volta nella loro carriera e i ha guardati buttare la partita che doveva consegnare loro il sesto titolo in otto anni e costringersi a rincorrerlo in una difficile trasferta a Salt Lake City, nello Utah, un luogo pieno di trappole e mormoni. Doveva essere la sera della grande festa, invece tocca rimettere nel fodero la gioia e scoprire, anche se si è solo bambini con la maglia numero 23, che perfino gli dei possono tradire le aspettative. C'era tutta una città pronta per celebrare l'evento che gli americani attendono con maggiore ansia: la fine del mondo. La fine di un mondo, quello dei Bulls Per tutto il tempo che resterà prima che anche l'altro mondo smetta di giocare, gli Anni Novanta rimarranno, nel ricordo di chi c'era, nella tradizione di questi luoghi avari di storia, l'epoca dei Bulls. Con loro è rinata Chicago e con loro, una sera di giugno insolitamente priva di vento e leggenda, è co minciato il suo declino. Dieci anni fa, quando Michael Jordan era un giocatore qualun que, i Bulls valevano, tutti in .sjeme,, nove milipj4;di dollari e si allenavano in una fabbrica dismessa, Chicago era solo una città .spaziata dai venti, buona per: commerciare il grano ascoltare il blues e ricordare vecchi tempi dei gangster Niente in cui sentirsi i primi della classe. Perfino il gratta ^^pUAROIDIURE INGAGGIO ANNUALE 01 MICHAEL JORDAN ìé MfUOHÈDJM COSTO MASSIMO Di UN BIGLIETTO PER LA FINALE LIBRI DEDICATI A JORDAN MILA MILIARDI DI LIRE INCASSI DALLA VENDITA DEI PRODOTTI COLI!GATt A JORDAN . p gDopo le finali le stelle se ne andranno Ancora due sfide nello Utah per conquistare il sesto titolo in otto anni cielo più alto della Terra non era più qui, perché l'apposita commissione aveva tolto il primato alle Sears Towers e l'aveva assegnato alle Patronas di Kuala Lumpur, Malaysia. Poi Michael Jordan aveva accordato gli strumenti, Scottie Pippen, Dennis Rodman e gli altri avevano seguito lo spartito e ima generazione di fenomeni aveva ridato l'orgoglio a Chicago, diventata, per tutta l'America, la città dei Bulls, esempio vivente di come questo Paese concepisce lo sport e la vita: organizzazione e selezione. Play off: se vinci continui a giocare, altrimenti sei morto. E i Bulls continuavano a vincere e giocare. E' sembrato tutto sempre facile, con loro in campo. Perfino fare il padre, dev'essere stata una missione semplice. Per spiegare qualcosa della vita a un bambino gli infilavi la maglia numero 23 sopra la camicia, lo mettevi sull'autobus, lo portavi allo United Center e glj, mostravi i Bulls. Gli indicavi Michael Jordan e gli spiegavi che quello era il modo di stare in campo, sem pre. Con impegno e gioia. Pren dendo ogni occasione come una sfida di cui essere all'ai tezza. Senza mai credere di non dover più dimostrare nulla a nessuno, anche quando hai la tua statua all'ingresso del tuo posto di lavoro, guadagni 34 milioni di dollari l'anno e produci il giro d'affari di un'impresa quotata in Borsa. Gli mostravi Scottie Pippen e gli dicevi che può capitarti di essere eccezionale in quello che fai, di sentirti un numero uno, ma nascere nello stesso momento e misurarti sotto lo stesso cielo di qualcuno che è ancora più forte di te e allora, se non vorrai sprecare il tuo talento, anziché giocargli contro, ti allenerai con lui, gli passerai la palla e insieme andrete a canestro. Gli facevi vedere Dennis Rodman, vernabile buffone e poi andare in campo e fare difesa e rimbalzi, lavoro oscuro, assegnato a quelli che hanno la testa e la sanno usare. E al diavolo se qualcuno, in un Paese lontano e non del tutto sviluppato, sosteneva che i gay non dovrebbero stare.in serie A: Rodman è un laboratorio sessuale e gioca nell'Nba. Gli puntavi col dito l'uomo sulla panchina, Phil Jackson, e gli facevi notare che parlava solo con quelli del quintetto base, gli dei, e gli dicevi che non c'è strategia né progetto che tenga: l'esistenza è una partita imprevedibile governata da leggi che non sappiamo comprendere e perciò chiamiamo caso e per vincere e continuare a giocare puoi solo affidarti cia chedman, gmB|k nbini alE quell'Amerifilo dene: la fgrandeperchérebberrebbe tacielil'imprcato pfatto ldman Kukoctorio stato sono (81-83ca, sdramnuto puntirare otto dduta, una pvido scori maxipizzaparsagliaccche qsul doidoli sempgliatodi nobandPudanotitolocheraper rigrattcostrbornmetrigenevia pgeneraccozerà vedr