« Divorzio da Farina: è crudele »

« Divorzio da Farina: è crudele » La donna ha presentato la richiesta nel giorno più drammatico del sequestro « Divorzio da Farina: è crudele » «Ha tagliato l'orecchio a Soffiantini: non esiste più» FIRENZE. Ha atteso anni prima di compiere il passo, poi si è decisa nel momento più drammatico del sequestro di Giuseppe Soffiantini, all'indomani della notizia dell'invio di un lembo d'orecchio al direttore del Tg5, ed ha chiesto il divorzio. Porta infatti la data del 27 gennaio 1998 il ricorso con il quale R.F., 41 anni, di Onani (Nuoro), chiede di tagliare ogni legame con il latitante sardo Giovanni Farina, pretendendo anche il pagamento degli alimenti ed un rimborso per le spese sostenute in tutti questi anni per crescere la figlia, oggi ventiquattrenne. La causa sarà discussa dal tribunale di Firenze: il giudice Elisabetta Materi l'ha iscritta a ruolo per il 10 luglio prossimo. R. F., sorella di un altro sardo condannato per sequestri di persona, vive in Toscana e da anni ha cancellato Farina dalla sua vita. Nei mesi scorsi, durante il sequestro Soffiantini, ha chiesto agli organi d'informazione di non rendere nota la sua identità, per proteggere la figlia, studentessa universitaria, e per il timore di perdere il lavoro. «Giovanni Farina - ha detto R. F. in un'intervista al "Corriere della Sera" il 15 marzo scorso - non esiste più. Io non so neanche chi sia a questo punto. Mia figlia andò a trovarlo una volta in carcere con sua nonna, poi mi disse che non voleva più vederlo, l'ha ripudiato». Il bandito sardo e la donna si sposarono il 25 febbraio 1974. Lei aveva 17 anni ed era incinta e le famiglie decisero che la loro unione andava regolarizzata. Il 3 agosto successivo nacque la bambina. Nel ricorso redatto da un avvocato fioren- tino, R. F. ricorda che Farina «fin dall'inizio del matrimonio si assentava spesso, sempre per 2-3 giorni di seguito». La moglie però, secondo quanto ha riferito negli atti per il divorzio, non sapeva che il marito era coinvolto in sequestri di persona e lo ha appreso solo dai giornali. Qualche anno dopo il matrimonio, Farina scomparve definitivamente, per darsi alla latitanza, abbandonando la famiglia. R. F. adesso chiede di poter entrare in possesso del 50% dei crediti vantati da Giovanni Farina nei confronti di un suo ex socio defunto, legati ad un investimento in un salumificio. La donna chiede inoltre che il giudice imponga al latitante il pagamento di un assegno mensile di 800 mila lire per mantenere la figlia agli studi e un rimborso di 150 milioni per le spese sostenute in questi anni per la ragazza. R. F. pretende infine il sequestro dei beni di Farina ed ha allegato al ricorso le sentenze per i rapimenti Ciaschi e Del Tongo nelle quali è ben descritta, a suo avviso, la «figura» di Giovanni Farina. [Ansa] «Dopo quell'episodio anche mia figlia l'ha ripudiato» Il latitante sardo Giovanni Farina

Luoghi citati: Firenze, Nuoro, Onani, Toscana