«Non è stato il primo caso» di Piero Bianucci

«Non è stato il primo caso» L'INTERVISTA LAPIAGNQSa DELL'ESPERTO «Non è stato il primo caso» «Ma non ci sono stati pericoli per le persone» 137 che ROMA UAL è la vera storia della nube radioattiva al cesio .e nei giorni scorsi ha sorvolato l'Italia settentrionale dopo aver toccato il Sud della Francia; interessando poi marginalmente anche la Svizzera e la Germania? Accertato che a causare la nube è stata la fonderia Acerinox di Àlgeciras, vicino a Gibilterra, e che le autorità spagnole hanno comunicato l'incidente solo quando si sono trovate alle strette, nasce il sospetto che anche in Italia ci sia stato un ritardo nell'informazione ai cittadini e che altri episodi simili si siano già verificati in passato e possano ripetersi. «Faccio una premessa», dice Giovanni Damiani, da 16 mesi direttore dell'Anpa, l'Agenzia nazionale perla protezione dell'ambiente, organismo che ha il compito di sorvegliare i livelli di radioattività nel nostro Paese. «Sono un biologo, sono un ambientalista, vengo da battaglie antinucleari, a suo tempo ho rischiato il licenziamento dall'Usi nella quale lavoravo per aver reso pubblici dei dati, sull'inquinamento. Mi salvai solo perché è poi venuta una legge che stabilisce che questi dati devono essere di dominio pubblico. Bene: non sono certo uno che nasconde eventuali informazioni ai cittadi- ni. Semplicemente non c'è oggi e non c'è stato mai nessun motivo di allarme perché il livello di radioattività osservato è enormemente al di sotto della soglia oltre la quale ci si può preoccupare. Per dare un dato facilmente comprensibile: siamo stati a un decimillesimo della radioattività da cesio 137 che raggiunse l'Italia al tempo di Cernobil». Ricostruiamo i fatti. «Esistono due livelli di attenzione alla radioattività. Il primo è un livello di attenzione analitica, scientifica: si raggiunge quando la radioattivitasale a 2-5 volte il fondo naturale. Il secondo livello è quello di attenzione sanitaria, che comporta un allarme per la popolazione. I dati rilevati sono sempre stati così bassi che non si è mai posto alcun problema di attenzione sanitaria. Il 2 giugno a Milano una sola centralina ha registrato 1,7 milhbecquerel per metro cubo. Su un solo dato sarebbe irresponsabile dare l'allar¬ me. Non dimentichiamo che per Cernobil ci furono dei suicidi da paura! Dopo la misura di Milano è venuta la pioggia e sono stati necessari vari giorni di filtraggio per raggiungere una radioattività misurabile. Nel frattempo però abbiamo fatto ricerche su tutto il nostro territorio, abbiamo sentito le autorità competenti francesi (che hanno escluso qualsiasi incidente in casa propria), abbiamo avanzato l'ipotesi dei pollini, nei quali può concentrarsi la radioattività residua di Cernobil, e infine abbiamo individuato nel Sud della Spagna la probabile direzione di provenienza della nube». In Italia l'Anpa sta costruendo una sofisticata rete di rilevamento. «Per la radioattività che può arrivarci dall'estero - dice Damiani - abbiamo già in funzione tre centraline: quella che riguarda le Alpi è a Tarvisio. Altre 4 le avremo entro l'anno, presso stazioni meteo dell'Aeronautica militare. Una seconda rete di 50 gammarivelatori è in allestimento. La rete non è scattata perché siamo a livelli troppo bassi. Ma se ci fosse una ricaduta radioattiva tale da superare la soglia di rilevabilità in registrazione continua, il fenomeno verrebbe segnalato entro 5 minuti». Nel caso della radioattività derivante dalla nube originata in Spagna, occorre circa una settimana di accumulo per arrivare a una misura significativa: è un po' come cercare pochi aghi in un grande pagliaio, bisogna passare molta pagha tra le mani prima di trovarne uno. Domani, in una conferenza stampa a Roma, l'Anpa presenterà i dati definitivi. In Italia il valore più alto è stato misurato a Capo Mele (Savona) il 2 giugno con 3,2 millibecquerel. Pare che il rilascio di cesio sul nostro territorio sia stato 100 milioni di volte al di sotto della soglia di attenzione sanitaria: cioè trascurabile. Una rete di allerta è però indi¬ spensabile perché oggi il mercato clandestino dei materiali radioattivi è purtoppo una realtà fiorente: circolano rifiuti che andrebbero stoccati e, peggio, circola materiale radioattivo utilizzabile a fini militari. Il cesio è usato legalmente per controlli di saldature nelle fonderie e in medicina nucleare. Può succedere, però, che la gestione di questo materiale non sia corretta. «La dispersione di rifiuti radioattivi è un rischio vero conclude Damiani - e piccoli incidenti come questo si sono verificati anche in passato. In Italia è successo 8 anni fa a Saranno, vicino a Milano; 4 anni fa alla Spezia è stata fermata una nave con materiale radioattivo illegale. Un allarme per il cesio di Cernobil concentratosi nel ponine si ebbe in Germania nel 1992. Piccole dosi, ma le radiazioni non sono vitamine». Piero Bianucci

Persone citate: Damiani, Giovanni Damiani