«Il governo non viri a sinistra»

«Il governo non viri a sinistra» La risposta del segretario ai neocentristi. E ripete: il sostegno a Prodi è fuori discussione «Il governo non viri a sinistra» D'Alema: non è così che si batte il Polo ROMA. Alla soddisfazione di Bertinotti, ma anche all'offensiva di Berlusconi e Cossiga, D'Alema replica: la risposta ai neocentristi non verrà spostando a sinistra l'asse della maggioranza. Anzi. Significherebbe dire ai neocentristi «prego, accomodatevi)». E proprio con l'occhio all'area moderata che rischia di sgusciargli via, la controffensiva di D'Alema è un ramoscello d'ulivo verso mondo cattolico e mondo imprenditoriale su scuola e riforma del fisco. Basta con il dilaniarsi dentro il partito, invece. D'Alema trova ormai stucchevole la diatriba tra ulivisti e socialdemocratici. Ma prima di tutto, un messaggio esplicito di sostegno a Prodi. Quel Romano Prodi che i giornali raccontano furioso contro D'Alema per le critiche arrivategli via Unità. «Voglio fugare tutti i dubbi, noi siamo impegnati fortemente a sostenere questo governo». Il segretario dei ds ha parlato ieri ad un'assemblea dei comunisti unitari. Era l'occasione per un esame a largo raggio Sugli esiti della Cosa due: «E' troppo presto per parlare di fallimento». Sul gruppo dirigente: «Non ho mai parlato di "carrierismo". Semmai di qualche esigenza personale». Sugli ultimi risultati alle am ministrative: «Il risultato, a differenza di come viene detto e scritto, in alcune realtà del Nord è stato abbastanza positivo»., A chi, come Rifondazione comunista, propone un rilancio a sinistra, risponde che «si tratta di un rilancio minoritario. E' possibile, ma del tutto speculare al rilancio neocentrista. Bi sogna invece rilanciare una politica riformatrice che parli alla piccola e media impresa, che allarghi il blocco sociale del centro-sinistra e che non cada nella- trappola del muro contro muro». Gli esempi del rilancio d'alemiano sono due. Primo, la scuola. «Sono convinto che a certe condizioni la scuola pri¬ vata non sia lesiva di certi principi della laicità dello Stato. Diamo sostegno a tutte le famiglie che mandano i figli a scuola, senza differenza tra scuola pubblica e privata». Una soluzione non ideologica, ma pragmatica, buona anche «per aiutare i popolari». Secondo, la riforma del fisco a favore delle imprese. «Sono favorevole all'alleggerimento del carico fiscale sulle imprese e sul lavoro. E' ragionevole anticipare questa politica nel mezzogiorno. Vanno bene i patti territoriali, la programmazione negoziata, ma ci vuole anche una misura generale, non generica, di riduzione della pressione fiscale». E ieri era giornata di valutazioni a cuore aperto anche per Enrico Micheli, sottosegretario alla presidenza, ospite di un seminario dei giovani quadri dell'Ulivo. «Il governo può cadere sulla Nato, ma lo credo improbabile». La spina nel fianco del governo si chiama Rifondazione. «Oggettivamente hanno rinunciato a molte posizioni pregiudiziali. Hanno consentito il risanamento. Però sono portatori di un radicalismo sociale sostanzialmente utopico. Ad esempio, in politica estera sono dogmatici. Dopo un anno ho chiesto loro un parere sul "no" alla missione in Albania. Non sono disposti all'autocritica». Sul passato recente, Micheli è impietoso: «Il governo Amato fu contradditorio. Bene Ciampi. Il governo del Polo fu un disastro, ricordo che dovetti rientrare precipitosamente dalle vacanze, ero direttore generale dell'Ili, perché il 14 agosto 1994 la Borsa crollò del 5%. Era l'estate della canottie ra. Poi ci fu il governo Dini che ha cercato di galleggiare. Lasciò dicendo che sarebbe servita una manovra correttiva da 7-8 mila miliardi, ne occorse una da 20 mila e fu solo l'inizio». Ma Micheli è scatenato a trecentosessanta gradi. Su Aznar: «Si comportò con orgo¬ glio dilettantistico, da parvenu, quando fece l'intervista al "Financial Times"». Su Kohl: «Nonostante gli ultimi eventi politici, Prodi ha un rapporto solido. La psicologia emiliana si concilia bene con quella renana. Ad esempio, l'amore per il cibo». Su Chirac: «Era convinto di vincere. Ci disse: è questione di numeri. Poi perse». Sul popolo forzista che sfilò contro l'eurotassa: «Sfilarono con pelliccia e gioielli a chiedere pane e lavoro». Su Rastrelli: «Abbaia. Ma a Sarno non aveva fatto neppure l'ente di bacino. E' la realtà», [r. r.] «E' troppo presto per dire che la Cosa 2 è un fallimento Dobbiamo rilanciare su scuola e fìsco» I segretario del Pds Massimo D'Alema

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