Telecom, Gamberale lascia Rossignolo

Telecom, Gamberale lascia Rossignolo Terremoto ai vertici. Convocato il comitato strategico, sostituito il direttore generale? Telecom, Gamberale lascia Rossignolo Ma resta in Tini. Sull'assemblea la «mina Di Pietro» ROMA, Il ministro delle Comunicazioni Antonio Maccanico allarga le braccia: «Mi auguro che si possa trovare equilibrio. Telecom è cosa troppo importante per tutto il Paese». Al momento, però, la Telecom Italia, la società che gestisce 25 milioni di telefoni e (tramite la controllata Tim) Ile mezzo di telefonini, vive i giorni bui dell'ennesimo terremoto. Vito Gamberale, direttore generale per le operazioni (cioè responsabile della rete), abbandona l'incarico, «si ritira»,, come lui stesso annuncia, alla Tim di cui conserva la presidenza, apre una grave crisi nel vertice aziendale e ovviamente mette in subbuglio il presidente Gian Mario Rossignolo in carica dal 12 gennaio, da cinque mesi e due giorni. E tutto questo a ridosso di una tormentata assemblea della società: quella che si svolgerà dopodomani al Lingotto a Torino per approvare il bilancio, ma anche per confermare lo stesso Rossignolo nel consiglio di amministrazione e quindi alla presidenza. Un'assemblea che- già prima del terremoto Gamberale si preannunciava calda: il senatore Antonio Di Pietro, che ha comprato mille azioni, interverrà per tutelare i piccoli soci che ritiene non siano per niente rappresentati «nei posti di comando». Qualcuno ventila l'ipotesi di un'insolita alleanza fra i due: insomma il senatore potrebbe fare l'ariete favorendo il direttore generale dimissionario. Per ora c'è di certo che lo scontro nell'azienda è forte. Di sicuro riguarda l'organizzazione interna e quindi il ruolo dei manager. Ma sullo sfondo ci sono molti interrogativi su tutto l'assetto della società e sulle sue prospettive. E' in un clima di profonda inquietudine, in un gruppo che ha conosciuto la privatizzazione lo scorso ottobre e sta vivendo l'allargamento della concorrenza, che Gamberale è partito all'attacco. Le dimissioni sono state annunciate a Rossignolo venerdì con una lettera che sarebbe stata inviata per conoscenza anche al governo. Ma è con un'altra lettera, spedita il 2 giugno, che Gamberale aveva posto una serie di problemi. In quattro pagine dattiloscritte, aveva chiesto di affidare alla sua direzione generale (che si affianca alle altre due per strategie e finanza) «tutte le leve gestionali oggi man¬ canti». In pratica Gamberale chiedeva maggiori deleghe relative al personale, ai sistemi informativi, alle attività controllate. La mossa sottintende un'aspirazione alla nomina ad amministratore delegato? Comunque fa trapelare il disappunto per il fatto che Rossignolo prima ha dato a Gamberale la delega per le risorse umane, poi gliel'ha tolta. Senza deleghe, Gamberale riteneva impossibile lavorare: perciò meglio dedicarsi solo alla Tim. Privo di funzioni ritenute essenziali, Gamberale ha anche lamentato «l'apparente ostilità» di Rossignolo (che però lo aveva voluto come direttore generale), gli ha rinfacciato di aver fatto «passare messaggi del tipo "ridimensionato Gamberale'"» e gli ha rimproverato «quotidiane esternazioni» con «critiche e nessun apprezzamento» dei dirigenti. Gamberale scriveva. E Rossignolo avvertiva che chi non è allineato nella squadra di vertice è da considerarsi fuori gioco. Così il direttore generale, non accontentato per le deleghe, si è messo da parte alla Telecom. Secondo alcune rico¬ struzioni, Rossignolo ha considerato in parte fondate le richieste ricevute, ma sarebbe rimasto sorpreso dai modi e poi dispiaciuto per la vicinanza delle dimissioni all'assemblea. Stando ad altre indiscrezioni, alcuni azionisti non avrebbero gradito la diffusione in pubblico di lettere interne. Società al cui interno si deve ora risolvere il caso Gamberale. Chi ha parlato ieri con Rossignolo ha avuto l'impressione di un uomo che si sente tranquillo di avere il pieno consenso degli azionisti più rilevanti. Adesso nelle sedi istituzionali si cercheranno le soluzioni. Per martedì alle 9 Rossignolo ha convocato il comitato strategico e per le 9,30 il consiglio di amministrazione (cioè mezz'ora prima dell'assemblea). Questi due appun¬ tamenti chiuderanno il caso? Appare diffìcile che Gamberale abbia soddisfazione fuori tempo massimo; c'è chi parla già di possibili successori, come Umberto De Julio (amministratore delegato Tim) o Massimo Sarmi (direttore per il Dect). Il caso riguarda un'azienda ormai privata. Ma, anche per la sua particolarità, richiama l'attenzione del mondo politico. «Sarebbe opportuno che questa fase di fibrillazione volgesse al termine» afferma il sottosegretario alle comunicazioni Michele Laurìa. Dice Lanfranco Turci, responsabile economico dei democratici di sinistra: «A questo punto l'iniziativa è in mano agli azionisti del nocciolo duro» (i soci che determinano la I gestione). Dal partito popolare par¬ te l'accusa al vertice Telecom di aver cancellato alleanze e strategie senza scelte alternative. L'opposizione di centrodestra è polemica: «La falsa privatizzazione di Telecom ha prodotto un falso management che ha gestito falsi accordi internazionali» afferma il vicesegretario del ccd Marco Follini. [r. ipp.l Serve un grosso cambiamento che l'azienda deve fare per passare dal monopolio al privato, e io ho i pimi poteri per cambiare Telecom ^ 14/1/98 Stotocivil f p pdal monopolio al privato, e io ho i pimi poteri per cambiare Telecom ^ 14/1/98

Luoghi citati: Gamberale, Roma, Torino