«E ora sgombriamo il campo dall'ipotesi Costituente»

«E ora sgombriamo il campo dall'ipotesi Costituente» IL DUELLO LA BATTAGLIA «E ora sgombriamo il campo dall'ipotesi Costituente» ROMA DALLA REDAZIONE Per dirla con le parole di Luciano Violante, «la macchina riformatrice non si è fermata, va avanti lo stesso: sarebbe bene sgombrare il campo dall'ipotesi di una Costituente. Che si vada in aula, si veda quanti sono i parlamentari che la vogliono, e sennò si proceda con l'articolo 138». E della necessità delle riforme ha parlato anche Prodi, dagli Stati generali della città di Milano, con ima serie di riferimenti metaforici, ma di chiaro significato: «Una società divisa, spezzata, non ricostruisce Milano, servono decisioni corali per farlo. Anche io ho il problema di mettere insieme la comunità italiana per riformare leggi che altrimenti ci attanagliano». Poi ha fornito un esempio: i decreti delegati previsti dalla legge Bassanini «che spostano somme enormi dal centro alla periferia, per anticipare il federalismo». Ma intanto, in prima linea, più che le riforme costituzionali vere e proprie, ci sono i referendum sulla legge elettorale. E Di Pietro, impegnato nel referendum che condivide con Segni, Barbera, Occhetto e tanti altri, ha rilanciato il tema «riforme» a tutto campo. L'ex pm di Mani pulite ha reso omaggio a D'Alema presidente della Bicamerale, «fallita per colpa di Silvio Berlusconi» e sostenuto che «le riforme adesso non si possono che fare con lo strumento del referendum». Ma poiché proprio D'Alema negli ultimi giorni aveva attaccato il quesito referendario di Di Pietro («Se venisse approvato fini rebbe per portare in Parlamen to 175 deputati che hanno per so le elezioni», aveva detto), Di Pietro ha ribattuto che, secon do lui, le parole del segretario diessino «vanno bene interpre tate». Dunque, D'Alema avrebbe voluto dire, secondo Di Pietro, semplicemente «che di per sé il referendum non risolve il prò blema, che è cosa ben diversa dal dire che il referendum non va». Di Pietro ha anche rilanciato il referendum sul doppio turno di collegio. E poi ha attaccato il quesito Passigli, «un referendino» ha definito la proposta per eliminare lo «scorporo» dalla vigente legge elettorale, iniettando un po' di «maggioritario» in più nel nostro sistema, che è attualmente maggioritario, ma con una larga quota di proporzionale. Una proposta che proprio D'Alema aveva appoggiato nei giorni scorsi. E ieri è stato il numero 2 di Botteghe Oscure, Marco Minniti, a precisare che l'ipotesi di sostenere la proposta Passigli sarà esaminata venerdì prossimo dalla direzione dei democratici di sinistra. Poi lo stesso D'Alema ha ribadito il proprio pensiero: «Non voglio fare mia crociata contro Mario Segni, ma non voglio nemmeno avere un sistema elettorale che premia i perdenti». Mentre il referendum Passigli, è il ragionamento di D'Alema, «si prefigge un obiettivo più modesto, non inutile: togliere di mezzo un meccanismo non limpido, e rafforzare il maggioritario». Sulla proposta di Scalfaro, «procediamo all'elezione diretta del Capo dello Stato, mantenendo le competenze che ha og;i» aveva detto l'attuale inquiino del Quirinale, arrivano in- vece gli strali di Giovanni' Sartori. «E' un'idea un po' cinese: se si crea un presidente a legittimazione popolare diretta e non gli si dà nessun potere si rischia di creare un sistema litigioso». Prendendo la palla al balzo, Maceratini di An condivide, «quella di Scalfaro è una cineseria». Mentre il ministro delle Poste Antonio Maccanico rileva che «l'Italia è l'unico Paese che ha il problema istituzionale irrisolto» e che esiste una possibilità di trovare una convergenza nella maggioranza sulla proposta di Scalfaro: quest'ultima notazione non è irrilevante perché, a meno di una improbabile confluenza dei voti dei «presidenzialisti morbidi» nel Polo, senza i voti di Rifondazione e dei Verdi l'Ulivo non ha alcuna possibilità che l'elezione diretta possa passare le forche caudine del voto in aula. Per fare solo un esempio, Enrico Boselli dei socialisti democratici italiani, ima formazione che è parte della maggioranza, ha giudicato «positiva e interessante» la proposta di Scalfaro, e ha rilanciato l'idea di eleggere una Costituente, mentre Famiano Crucianelli, ex Rifondazione, oggi dei Comunisti unitari, altro «cespuglio» dell'Ulivo, alla proposta di Scalfaro metterebbe quasi la propria firma. E' la proposta del presidente della Camera Sartori: no a Scalfaro A destra Antonio Di Pietro e, sotto, Mario Segni: ieri hanno continuato a Milano e a Venezia a raccogliere le firme per il referendum antì-proporzionale

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