Per l'Agensud un'altra fumata nera di Roberto Ippolito

Per l'Agensud un'altra fumata nera Il varo era atteso ieri, ma al Consiglio dei ministri non se n'è parlato. Bertinotti soddisfatto Per l'Agensud un'altra fumata nera I sindacati: «E' una presa in giro» ROMA. Mette le mani avanti Giorgio Napolitano, ministro dell'Interno: la questione, giura, «non era all'ordine del giorno». E in fondo, assicura il suo collega delle Finanze, Vincenzo Visco, «non era stata fatta nessuna data». Tuttavia l'approvazione ieri in Consiglio dei ministri del decreto legislativo per l'istituzione di Sviluppo Italia, l'agenzia per la promozione degli investimenti al Sud, era attesa. E quanto! «Sia il vicepresidente del Consiglio Veltroni sia il ministro del Tesoro Ciampi ci avevano comunicato che il Consiglio dei ministri avrebbe deciso sull'argomento» racconta deluso il segretario della Cisl, Sergio D'Antoni, ricostruendo l'incontro di giovedì fra governo, sindacati, Confindustria ed enti locali sull'emergenza Mezzogiorno. Dopo l'incontro il sottosegretario al Tesoro Isaia Sales aveva confermato pubblicamente per ieri l'approvazione. «Siamo stufi di essere presi in giro; il governo ancora una volta non ha tenuto fede alla parola data» sbotta Walter Cerfeda, segretario confederale Cgil. Ma che cosa è successo ieri notte per convincere il presidente del Consiglio Romano Prodi a lasciar perdere e a non aggiungere come dichiarato il varo del decreto all'ordine del giorno? Che dopo mesi di dispute a vuoto su come creare l'Agenzia (che unirà Itainvest, Enisud, Spi, Ig, Ribs e Ipi), non ci fosse un coro di consensi era chiaro. Un articolo dell'«Unità» cominciava dicendo che Sviluppo Italia sarebbe nata ieri «nonostante le perplessità dei democratici di sinistra e l'opposizione di Rifondazione». E invece no. Mentre si celebrava il disgelo tra il segretario dei Ds Massimo D'Ale ma e quello di Rifondazione Fausto Bertinotti, dopo il loro incontro di giovedì si capiva che le posizioni sull'Agenzia erano distanti. Infatti Bertinotti ha premuto per un ulte rjore ,apprpfon.dnnento della materia. E' lui a chiedere che il varo del decreto, avvenga spio, dono «una forte discussione nella maggioranza di tuttala questione meridionale». La sede della discussione appa re già individuata: per mercoledì Prodi ha convocato un vertice di maggioranza. Come avrebbe;potu to prevedere la riunione se avesse già fatto decollare l'Agenzia? Poco importa che ora l'opposizione abbia qualche cartuccia in più. «Su un tema così strategico la maggioranza si dimostra divisa» tuona Luigi Grillo, senatore di Forza Italia. «Questo governo viaggia a vista» rincara la dose per An Antonio Rastrelli, presidente della giunta della Campania. Ma la maggioranza pensa che era opportuno discutere ancora. «Non drammatizzerei questo rinvio» dice Lanfranco Turci, responsabile economico dei Ds, sicuro che lo slittamento derivi solo dal fatto che Prodi abbia voluto «far esaminare il progetto» nel vertice di mercoledì. Vertice che darà voce ai malcontenti compresi quelli del partito popolare: a Romualdo Coviello, presidente della commissione Bilancio del Senato, non piaceva il decreto abortito. Ma quali posizioni si contrappongono? Dice D'Antoni: «A noi va bene un'Agenzia leggera, che si limiti al coordinamento e alla razionalizzazione degli interventi». Dunque lo scontro è tra chi vuole una struttura leggera e chi la vuole pesante. I primi prevalgono. Fra loro Ciampi e il ministro dell'Industria Pierluigi Bersani, il Ppi e la Cisl, la Uil e i Ds. Questi ultimi intravedono il momento in cui l'Agenzia assorbe le società esistenti create da governi di altro colore. In posizione mediana, la Cgil insiste affinché l'Agenzia assorba subito le società. Teorico dell'Agenzia pesante è Bertinotti che vuole una struttura robusta alla quale siano dati 3 mila miliardi ricavati dalla privatizzazione della Telecom Italia, come promesso da Prodi a ottobre per evitare la crisi di governo. Uno scontro di idee. E di potere: l'Agenzia non c'è, ma si litiga su chi debba presiederla. Sono in corsa Patrizio Bianchi (esponente di Nomisma, l'istituto di ricerca fondato da Prodi), Carlo Borgomeo (presidente dell'Ig, gradito alla Cisl), Aldo Palmeri (Itainvest) e Romualdo Volpi (Spi). Ma al Tesoro preferiscono un manager esterno. Roberto Ippolito Il ministro del Lavoro Tiziano Treu

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