Ma Pistorio non teme la tempesta asiatica di Ugo Bertone

Ma Pistorio non teme la tempesta asiatica SEMICONDUTTORI lllilllllllilll Il gruppo italo-francese apre una fabbrica a Shenzen. Frenata per l'impianto di Singapore Ma Pistorio non teme la tempesta asiatica St sbarca in Cina e investirà anche 2000 miliardi a Catania SHENZEN DAL NOSTRO INVIATO Davanti alla nuova fabbrica della St di Shenzen, nel cuore della prima zona economica speciale cinese, a pochi chilometri da Hong Kong, oggi è di scena la danza del leone. Si festeggia così l'avvio della nuova fabbrica di semiconduttori realizzata dal gruppo italo-francese (l'ex Sgs-Thomson, da pochi giorni quotata anche a Milano), cento milioni di dollari di investimento iniziali per un impianto modello, dove non solo si produce, ma si progetta e si fa ricerca. Ed è anche questo un modo per esorcizzare lo spettro di una crisi, anzi di due: all'incendio che sta devastando le economie asiatiche, infatti, c'è da aggiungere la pesante caduta del mercato dei semiconduttori; che sta costringendo gli americani a tagli bruschi di programmi e di forza lavoro. «La nostra politica sull'Asia non cambia - tronca netto Pasquale Pi¬ storio, presidente di St -. Certo, rallenteremo l'avvio dell'impianto a Singapore, ma intendiamo radicarci sempre di più per essere i primi a sfruttare la ripresa. Per quanto riguarda i semiconduttori, per noi contano i fatti: nel '96 il mercato è calato dell'8 per cento e noi siamo saliti del 16 per cento. L'anno scorso abbiamo ottenuto una redditività eccellente. Ho ragione di credere che anche quest'anno andremo meglio del resto del settore». E così, mentre Motorola licenza 16 mila persone (e migliaia anche in Cina), St accelera... «La formula vincente è quella di avere un portafoglio prodotti differenziato, sviluppare una rete di alleanze, lavorare a contatto con i clienti. E creare relazioni e fiducia, capacità di sviluppo un po' ovunque, ma soprattutto qui dove c'è una voglia immensa di crescere». A pochi chilometri di qui la Borsa di Hong Kong precipita, i mercati scommettono sulla prossima svalutazione del reiimimbi cinese che trascinerà con sé il dollaro dell'ex colonia britannica. Un modo, notano gli analisti, per rispondere alla caduta libera dello yen non contrastata dal Giappone, ma anche il possibile avvio di una pericolosa guerra commerciale che può aggravare la crisi asiatica. «Il peggio deve ancora venire - ha ammonito tre giorni fa il grande vecchio di Singapore, l'ex primo ministro Lee, alla conferenza del Nikkei Times di Tokyo -, anche perché in troppi qui si fanno la guerra senza capire i benefìci della cooperazione e della trasparenza». Qui, a Shenzen, metropoli di 3 milioni e mezzo di abitanti, dove spuntano grattacieli come funghi e una fila di chilometri di camion arranca verso Hong Kong, nessuno però vuol tornare indietro; la crisi, almeno a parole, non spaventa troppo. «Noi svalutare? - risponde mister Wang Dianfu, numero uno della Seg, l'ente elettrico della regione e partner cinese della jointventure -. Il nostro presidente dice che non lo faremo...». Poi aggiunge: «Ma per noi sarà solo un vantaggio, perché saremo più competitivi...». Ma è davvero così facile lavorare in Cina? L'Economist ha dedicato un servizio alle difficoltà incontrate da Sgs: terreni sbagliati, difficoltà burocratiche, costo del lavoro più alto del previsto... «Lo stabilimento - replica Pistorio - è partito molto rapidamente, e già oggi, dopo il primo rodaggio, ha ottenuto la certificazione di qualità ai massimi livelli. E' l'impianto leader in Cina». I partner di Shenzen premono per il raddoppio dell'impianto, investimenti per 40 milioni di dollari sono già in cantiere. «Prima vediamo - frena Pistorio - l'andamento del settore. Quest'anno, secondo le nostre stime, ci sarà un calo attorno al 2 per cento dopo la frenata del 4 per cento nel primo trimestre. A fine anno si avvertirà la ripresa e il '99 e il 2000 saranno anni di grande crescita. L'importante è trovarsi puntuali all'appuntamento». Ugo Bertone

Persone citate: Pistorio, Thomson